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I fase

Anno inizio: 
1921 to 1924
Tecnici: 
Alienisti: 

Il compito redigere il progetto di massima per il nuovo ospedale psichiatrico di Milano, capace di ospitare 250 pazienti, è affidato nel 1921 a Italo Vandone, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale-Servizio edile, e all’alienista Giuseppe Antonini, direttore del Manicomio di Mombello.

L’impianto generale prevede la realizzazione di padiglioni autonomi immersi nel verde e collegati da una fitta rete stradale interna che, benché ispirata ai modelli a “padiglioni dispersi” d’oltralpe, non rinuncia alla creazione di una spina centrale per i servizi. Particolare attenzione è riposta nel calcolo delle distanze tra i differenti padiglioni, che devono rispondere a logiche economiche e a ragioni igieniche di aerazione, soleggiamento e isolamento terapeutico [MI_PP_4_2_1]. In generale i padiglioni coincidono con edifici di semplici forme architettoniche fiancheggiati da gallerie-verande e dotati di finestrature contrapposte per favorire l’aerazione interna.

Il progetto prevede l’edificazione di due fabbricati simmetrici d’ingresso dotati di portico, da impiegare come portineria e ricovero della guardia medica; di un fabbricato per la direzione e l’amministrazione [MI_PP_4_2_2; MI_PP_4_2_3; MI_PP_4_2_4]; di due padiglioni per l’osservazione, capaci complessivamente di 70 posti letto [MI_PP_4_2_5; MI_PP_4_2_6; MI_PP_4_2_7; MI_PP_4_2_8]; di due padiglioni clinici, uno maschile e l’altro femminile, dotati di 90 posti ciascuno [MI_PP_4_2_9; MI_PP_4_2_10]; di un fabbricato che raccoglie tutti i servizi generali funzionali allo svolgimento della vita interna del manicomio (caldaie a vapore, cucine, ragazzini, depositi, ecc.); di un piccolo fabbricato per i servizi funebri e l’esecuzione delle autopsie. Ogni padiglione è dotato di ampi spazi piantumati destinati alle passeggiate degli alienati, delimitati da cancellate metalliche costruite su un basso zoccolo in cemento armato.

Dopo un lungo dibattito e un complesso iter progettuale si giunge alla redazione del progetto esecutivo, ancora elaborato da Italo Vandone e Giuseppe Antonini. Il nuovo manicomio si basa su un impianto di nove edifici principali disegnati lungo un preciso asse di simmetria, che trova riscontro anche nella maglia urbana cittadina. Lungo la spina centrale sono collocati gli edifici della portineria, dell’accettazione, della direzione e dei servizi, mentre sul fianco settentrionale trovano posto i due ruotati padiglioni per l’osservazione e la cura degli uomini, ai quali fanno riscontro identici volumi architettonici per le donne. Una regolare maglia stradale interna quadrangolare collega i differenti reparti, mentre una serie di spazi verdi circonda i singoli padiglioni, posti al centro di ampi giardini che, nella seconda metà del XX secolo, accoglieranno nuovi padiglioni.

La richiesta per ottenere la licenza di costruzione è presentata il primo novembre 1922; l’esecuzione dei lavori è affidata all’Impresa Ing. Giuseppe Lucchetti di Milano che dirige il cantiere con molta attenzione e celerità, consegnando i lavori terminati a rustico il 7 luglio 1923.

In fase esecutiva il progetto subisce alcuni cambiamenti, mentre l’impianto generale rimane sostanzialmente invariato, anche se alcune piccole modifiche sono apportate nella distribuzione interna dei locali. Gli anni seguenti sono impiegati per la realizzazione delle finiture e per rendere la struttura pienamente abitabile.

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