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I fase

Anno inizio: 
1963 to 1969
Tecnici: 
Alienisti: 

Il progetto di massima, affidato all’architetto Daniele Calabi in collaborazione con il medico-alienista Serafino Trabucchi, è approvato dal Consiglio Provinciale di Verona nella seduta del 3 marzo 1963. Quanto al dimensionamento, esso si attiene alla proposta di legge appoggiata dall’Unione delle Province per il nuovo ordinamento dell’assistenza psichiatrica: è progettato secondo una ripartizione in cinque divisioni, da 120 posti letto ciascuna; ogni divisione è, a sua volta, anche costruttivamente, articolata in quattro sezioni di 30 letti ciascuna, per un ammontare di 600 posti letto totali; la spesa complessiva prevista è di 2.200.000.000 lire.

Il complesso ha una struttura a villaggio diffuso [VR_4_3_3], con unità a carattere autonomo, e percorsi attentamente studiati: alla base della composizione viene assunta una divisione tipo, costituita da quattro sezioni di degenza e dalle serie di locali di soggiorno, di cura, di servizi, ad essa relativi. Tali corpi sono disposti in modo che l’area centrale, non edificata ma prevista a verde e occupata da un campo da gioco, dia accesso e smisti i vari percorsi all’interno dell’agglomerato [VR_4_2_4; VR_4_2_5].

I vari nuclei di abitazione [VR_4_2_9; VR_4_2_10] fanno capo funzionalmente al “centro sociale” [VR_4_2_7; VR_4_2_8; VR_4_3_6], determinato dai principali edifici per la vita associata e per l'assistenza spirituale o ricreativa, tutti raccolti attorno alla piazzetta porticata e all'antica villa esistente [VR_4_2_6; VR_4_3_4; VR_4_3_5].

Qui è organizzato il nucleo della direzione, dei servizi di entrata e accettazione, delle stanze di visita e di studio del direttore e degli assistenti, degli ambulatori e consultori. Qui vengono anche attrezzati gli ambulatori specialistici di ginecologia, di oculistica, di otorinolaringoiatria, i gabinetti odontoiatrico e radiologico, un posto di pronto soccorso a piccola chirurgia e i laboratori di analisi e di ricerca.

Un corpo di fabbrica articolato, vicino all'entrata, corrisponde ai servizi generali e tecnologici del complesso e comprende la cucina con le relative dispense e i locali annessi: lavanderia con stireria, guardaroba e centrale termica con piccola officina di manutenzione. Tali servizi, grazie alla loro posizione marginale all’interno del complesso, hanno accesso agevole dall'esterno, per gli approvvigionamenti, e immettono direttamente nell'anello interno di collegamento, per la distribuzione alle successive unità di abitazione.

I differenti nuclei abitativi [VR_4_3_7; VR_4_3_8; VR_4_3_9] sono distanziati tra loro da fasce alberate; altre aree verdi sono destinate a floricultura, orticoltura e a generali attività agricole concepite in funzione ergoterapica. Per la separazione dei sessi, il progetto non prevede la completa divisione del complesso in due gruppi: la separazione, infatti, può essere ottenuta nell'ambito di ciascuna divisione, consentendo la necessaria indipendenza, ma anche la possibilità di maggiore elasticità negli sviluppi dei metodi di terapie di gruppo.

Il consiglio provinciale di Verona, nella seduta del 6 marzo 1963, approva il progetto di massima avanzando alcune osservazioni; gli elementi che poco convincono sono la collocazione del campo di calcio al centro del lotto (si ritiene infatti che ne possa derivare chiasso per l’intero complesso), la posizione laterale della chiesa e del centro sociale, la poca ampiezza del parco e la sua accessibilità al pubblico. Inoltre si segnala che la grande dispersione dei corpi di fabbrica causa una spesa giudicata eccessiva, impedendo anche di concentrare i servizi in un asse centrale. Poiché l’architetto Daniele Calabi respinge tali osservazioni sostenendo che non esistono rilevanti differenze di costi rispetto a un ospedale più accentrato e che, per quanto riguarda la collocazione del centro sociale e della cappella, si è proceduto in accordo con l’alienista Serafino Trabucchi, si decide di non apportate modifiche al progetto.

Anche il Consiglio superiore di Sanità approva il progetto di massima ma ne vincola l’esecuzione ad alcune modifiche riguardanti la riduzione del numero di posti letto in alcune stanze, la sistemazione degli spazi fra i corpi di fabbrica, per il miglioramento dell’areazione e illuminazione dei corridoi, lo spostamento di alcuni locali nell’area delle cucine; altre piccole modifiche riguardano gli ambienti destinati ai servizi interni all’istituto. Del progetto esecutivo, approvato dal consiglio provinciale in data 3 marzo 1964, non è stata rinvenuta documentazione che consenta di verificare se tali modifiche siano state effettivamente apportate. I principi base del progetto di Calabi, deceduto nello stesso 1964, sono rispettati in fase costruttiva, fatte salve alcune modifiche nella disposizione delle unità da lui disegnate, che hanno comportato un maggior distacco tra i padiglioni.

La costruzione dell’ospedale viene appaltata all’impresa cav. Aldo Marchesini di Verona (per le opere murarie) mediante trattativa privata; la posa della prima pietra avviene il 25 ottobre 1964, dopo il necessario sgombero e trasferimento di un’officina ivi preesistente (febbraio 1965). L’ospedale entra pienamente in funzione nel settembre del 1969.

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