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VI fase

Anno inizio: 
1960 to 1970

Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, la Provincia ritiene opportuno adeguare il manicomio alle nuove istanze della scienza psichiatrica e della società. Sebbene il complesso di Udine fosse considerato tra le più moderne strutture pubbliche per la cura delle malattie mentali e, fin dalla sua apertura, si fosse cercato di mitigarvi il senso di reclusione nei pazienti, alla Provincia parve indispensabile migliorare ulteriormente il comfort e il benessere psicologico dei pazienti. Sono allora chiamati gli ingegneri Rinoldi e Treu, affinché studiassero un progetto di massima per la sistemazione generale dell'ospedale psichiatrico. Essi impongono alti standard progettuali, legati: al numero massimo di pazienti da inserire in ogni padiglione; alla superficie minima necessaria per ogni paziente negli ambienti diurni e notturni; all’assenza di barriere architettoniche nei servizi igienici; al numero adeguato di toilettes per i degenti (1 latrina ogni 10 letti, un bagno ogni 25 letti); al numero massimo di letti per camera. Sono inoltre studiati gli arredi interni e proposti piccoli tavoli da pranzo con eliminazione delle grandi tavolate, il rifacimento completo degli impianti elettrici, di riscaldamento e di smaltimento dei liquami. Il complesso piano d’intervento comprende anche la razionalizzazione dei padiglioni con numerosi cambiamenti di destinazione d’uso, però solo in parte realizzato.

Dal 1960 l'amministrazione decide di istituire, in fase sperimentale, una casa di cura chiamata "reparto aperto", per accogliere persone di entrambi i sessi con malattie nervose, che trova sede all'interno del padiglione 1 dell'ospedale psichiatrico, rammodernato nel periodo postbellico. Dopo due anni di sperimentazione i risultati sono assai incoraggianti, tanto che la direzione decide di costruire un nuovo autonomo padiglione all'esterno dello storico recinto manicomiale. Direzione sanitaria e Provincia, infatti, non vogliono che i ricoverati avvertano la sensazione di entrare in un ospedale psichiatrico anziché venire assistiti in una casa di cura. Il nuovo padiglione è costruito nell'area nord-orientale della proprietà manicomiale, più precisamente nelle adiacenze del viale d'ingresso all'ospedale. La posizione garantiva la vicinanza alla struttura sanatoriale, assicurando, al contempo, la possibilità di un ingresso indipendente. Una nuova struttura è invece costruita nei pressi del padiglione 12 per accogliere le donne afflitte da malattie infettive.

Ai primi anni sessanta risale anche lo studio per un nuovo teatro, con palcoscenico, ampio schermo cinematografico e alcuni locali di servizio; progetto più volte rimaneggiato prima della sua costruzione, nel 1968, insieme a volumi di servizi e a un “moderno centro sociale”, dotato di sale per il ritrovo dei pazienti, un locale destinato all'assistente sociale e una piccola biblioteca con annessa sala di lettura. Complessivamente il nosocomio diviene capace di ospitare sino a 480 persone.

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