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III fase

Anno inizio: 
1932 to 1966

Dopo l’acquisto di diversi terreni e case, e demolite queste ultime, nel novembre 1932 si approva un nuovo piano di ampliamento dopo il primo, redatto nel 1890. Il progetto, redatto da Piero Baschenis, prevede una complessiva omogeneità di sfruttamento dell’area per garantire agli edifici l’esposizione migliore, la costruzione di alcuni padiglioni indipendenti e di altri raggruppati e collegati, con attenzione alle rispettive necessità funzionali; in posizione isolata e di facile accesso sono raggruppati i servizi (cucina, lavanderia, economato), mentre i locali dell’ex convento sono utilizzati per i parlatori, le sale di ricreazione, la cappella, il guardaroba e gli ambienti di lavoro [PC_4_2_4; PC_4_2_5]. Questi lavori prevedono un’esecuzione frazionata per fasi.

Il piano generale si concreta nella realizzazione di due padiglioni da venticinque letti ciascuno, uno a ovest (uomini) e uno a est (donne), di due padiglioni per infermeria da trenta letti ciascuno, di un nuovo padiglione per la direzione di fronte al nuovo ingresso sul lato ovest della chiesa, dei padiglioni per infermeria, cucina ed economato sul lato est di via del Cristo. Per praticare l’ergoterapia, il tutto sarà completato con l’istituzione di una colonia agricola (servizi, dormitorio e soggiorno per i tranquilli lavoratori), i cui terreni sono scelti nelle immediate vicinanze del complesso [PC_4_2_6].

La prima fase del programma comprende l’acquisto delle aree necessarie (in gran parte terreni su via Cantone del Cristo) e la successiva realizzazione, in successione temporale, del padiglione osservazione donne (1932-34), posto a lato dell’antico convento verso est, della nuova lavanderia meccanica (inaugurata nel 1934) [PC_4_2_7], cui segue la costruzione del padiglione per gli uomini (a tre piani con quattro vasti dormitori, per una capienza totale di ottanta letti), per i quali è attivata anche la colonia agricola, segnando così il cambio di registro nella cura dei pazienti. Il 26 marzo 1935 è presentato il progetto definitivo per la colonia agricola, in cui è prevista la realizzazione di due nuove strade; tre mesi dopo si affida l’appalto per la costruzione del suo fabbricato principale [PC_4_2_8], terminata nel 1937 e, infine, si realizza l’ingresso.

Durante il 1936 si eseguono lavori di sistemazione all’impianto elettrico, interventi per il riscaldamento dell’intero complesso, la costruzione di una fognatura lungo il bastione delle Valli, il risanamento di locali cantinati nella colonia agricola, l’impianto di una nuova caldaia nel 4° reparto uomini e riparazioni ai terrazzi. Una documentazione dello stesso anno illustra la notevole estensione della colonia agricola a seguito del nuovo appoderamento, ma l’anno successivo, a fronte di un fenomeno di impaludamento dei terreni, sono richieste urgenti opere di bonifica, mentre nei locali del manicomio si rinforza la cinta nel cortile del 4° reparto uomini e si costruisce una fogna per le latrine nel 4° reparto donne. Nel 1938 si attua una serie di interventi di manutenzione dell’impianto di riscaldamento, con la sostituzione delle stufe; nella colonia agricola si costruiscono i locali da adibire a pollaio, coniglieria e stalla e tra il 1939 e il 1945 si eseguono i lavori per realizzare una cappella [PC_4_2_9].

Nel 1941 l’Ospedale psichiatrico è toccato dagli eventi bellici; sono documentati lavori per rinforzi alle volte delle cantine, utilizzabili come rifugi antiaerei. Gli anni successivi sono prevalentemente interessati da opere di livellamento e di appoderamento dei terreni coltivi nella colonia agricola [PC_4_2_10], lavori al sistema elettrico di sollevamento dell’acqua e agli impianti termici a metano, nonché la ripresa di alcuni lavori interrotti al sopraggiungere della guerra.

Per ovviare ai notevoli problemi di spazio, nel 1953 il Consiglio provinciale avanza la proposta di trasferire in altro luogo l’ospedale neuropsichiatrico. Ogni edificio è previsto si articoli su uno o due piani, disposti in modo da consentire futuri ampliamenti e il diretto accesso alle aree verdi. Il 23 dicembre 1953 è affidato l’incarico della progettazione del nuovo ospedale all’ingegnere Piero Maccini. Passati in rassegna diversi terreni, si sceglie il podere La Corva, ritenuto il luogo ideale per la nuova sede. Il progetto, redatto sulla base della Legge Tupini, comprende il padiglione della colonia agricola – a un piano, per ventiquattro letti distribuiti in tre camerate – e l’alloggio per il personale di servizio, alcuni fabbricati rustici, oltre l’impianto per la fornitura di energia elettrica, l’impianto di sollevamento d’acqua per assicurare i servizi idrici alla colonia agricola e al cantiere, la recinzione dell’area, i viali e le strade interni. I principi base del nuovo complesso fanno perno sulle più moderne esigenze funzionali e sulla concezione dell’ospedale aperto: un complesso a villaggio con un aggregato di padiglioni autonomi, ognuno dei quali circondato da ampi cortili recintati e comodi viali di comunicazione, oltre a una vasta zona da dedicare alla colonia agricola [PC_4_2_11].

Il Ministero dei Lavori Pubblici approva un primo lotto di lavori e inizia a prenderne in considerazione un secondo su un’area di 275.000 mq da suddividersi tra ospedale e colonia agricola, per una capienza totale di 1.000 posti letto. Ottenuti i finanziamenti, l’Istituto Superiore di Sanità richiede la stesura di un nuovo progetto che preveda non più un complesso di reparti separati, bensì un impianto monoblocco, almeno per la parte principale dell’ospedale; l’incarico di redigere il progetto generale è affidato all’ingegnere Crippa, che si avvarrà dell’aiuto di altri professionisti per la parte architettonica. Il nuovo progetto per l’ospedale psichiatrico, con una capienza di 800 posti letto, è articolato nel seguente modo: quattro reparti chiusi, quattro reparti semiaperti, quattro reparti aperti, due reparti osservazioni, un reparto infermeria, un reparto chirurgico, un centro diagnostico, uffici vari, laboratori di analisi, un reparto mortuario, un reparto malattie infettive, un centro sociale. Nonostante l’ottenimento del parere favorevole, il progetto non sarà realizzato, tanto che il podere La Corva verrà ceduto per erigervi il nuovo Istituto Tecnico Agrario.

Così, il 19 settembre 1960 il Consiglio provinciale approva una nuova proposta per procedere con opere di miglioria all’ospedale psichiatrico esistente. Il nuovo piano di ampliamento e sistemazione è presentato il 15 novembre 1962 [PC_4_2_12]; i lavori prevedono di rifunzionalizzare tutto il complesso, i singoli reparti e i servizi, e di costruire un laboratorio per l’ergoterapia nei pressi della colonia agricola, ma le opere realizzate interesseranno soprattutto il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie dell’esistente. Altri lavori (demolizioni, rimozioni di pavimentazioni, rifacimento dell’intonaco, sistemazione della fognatura e dell’impianto di illuminazione) si concludono nel 1975.

 

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