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I fase

Anno inizio: 
1905 to 1908

Il progetto di Palomba prevede la costruzione di ventiquattro edifici, tra padiglioni di ricovero e corpi di servizio, disposti principalmente sul versante sud dell’area. La planimetria generale (11 luglio 1900) [CA_4_2_2] mostra un impianto a schema ortogonale con un asse di simmetria che intercetta, a sud, l’ingresso principale al complesso ospedaliero [CA_4_2_14] e che regola l’orientamento dei corpi di fabbrica. Lungo questo asse si trovano l’edificio della direzione e i principali servizi, mentre a destra e a sinistra, distinti in sezioni maschili e femminili, si dislocano a coppie gli edifici per la degenza. Più contenuti e defilati sono i due padiglioni dei pazienti contagiosi. L’edificio della clinica universitaria, come quello delle contagiose, si dispone secondo un orientamento differente, accordandosi con la pendenza del terreno sul margine est dell’area. Tutti gli edifici sono connessi da camminamenti a linee sinuose che disegnano un parco. Alcuni padiglioni sono dotati di un’area esterna recintata da muri, da inferriate o da siepi (nel caso dei reparti per i tranquilli/e). A nord si trova la colonia agricola, con i preesistenti piccoli rustici dell’ex tenuta adattati a stalle, magazzini e alloggio del colono.

Nell’impianto planimetrico dell’ospedale, la presenza dei padiglioni gemelli evidenzia la gerarchia dei volumi: se l’edificio della direzione costituisce la “prua” di tutto il sistema, il corpo dei servizi generali (laboratori, cucina, lavanderia e stabilimento idroterapico) occupa una posizione baricentrica nella composizione d’insieme. Il progetto del manicomio, ampiamente studiato da Palomba e Sanna Salaris in riferimento alle più avanzate teorie sul trattamento e la cura dei malati psichiatrici, è approvato solo in parte dalla Deputazione provinciale che, pur plaudendo alla perizia dei progettisti, per ragioni di opportunità finanziaria lo sottopone a un ridimensionamento radicale. Si decide, in questa fase, di dare corso ai lavori di completamento e di un’eventuale espansione della struttura manicomiale, ma non prima di avere reperito le necessarie risorse supplementari.

Con la nuova soluzione approvata il 6 novembre 1900 si delibera l'immediata esecuzione di una parte di opere necessaria per ricoverare 250 pazienti (circa la metà di quelli programmati per l’impianto completo). Si costruiscono le cucine, gli edifici dei servizi generali e solo una metà dei sei padiglioni (equamente divisi tra uomini e donne) destinati agli agitati, ai semiagitati e ai tranquilli. L’ipotesi di impiantare nello stabilimento dei bagni centrali, concentrati in un unico corpo di fabbrica per ambo i sessi, è scartata in favore della dotazione, uniformemente distribuita, di un bagno per ciascuno dei sei padiglioni di degenza. Gli spazi per i laboratori sono provvisoriamente destinati a uffici della direzione ed economato. In generale, questa variante, pur riproponendo la tipologia d’impianto del progetto originario, si affida a un sistema distributivo fondato su un diverso rapporto fra padiglioni e spazi di pertinenza dei servizi collettivi.

Il numero dei ricoverati cresce già durante questi primi lavori. Per tale ragione, prima di occupare i locali, si è costretti a provvedere al completamento dei padiglioni degli agitati (uomini e donne), gli unici che in questa prima fase saranno interamente costruiti, secondo i disegni di progetto dell’ingegnere capo dell'Ufficio tecnico provinciale Cristoforo Manconi [CA_4_2_3].

Dei ventiquattro edifici previsti se ne realizzano otto: due padiglioni per degenti agitati e agitate (esecuzione quasi totale, poi integrata); due per degenti semiagitati e semiagitate; due per degenti tranquilli e tranquille (esecuzione parziale) [CA_4_2_4; CA_4_2_9; CA_4_2_10; CA_4_2_12; CA_4_2_13; CA_4_2_15; CA_4_3_3]; un edificio per la cucina e la dispensa (esecuzione integrale) [CA_4_3_6]; e infine un edificio che, destinato ai laboratori, sarà invece adibito a direzione, economato, cappella e alloggi per suore, medici ed economo, inizialmente in via provvisoria e, col tempo, definitiva.

Una descrizione completa ed esaustiva dello stato di fatto al termine di questa prima fase costruttiva si trova in una pubblicazione celebrativa non datata (riconducibile al 1911 circa) che contiene anche numerose informazioni riguardanti i lavori svolti durante il periodo immediatamente successivo, compreso fra il 1909 e il 1911. I diversi riferimenti alle soluzioni tecniche utilizzate testimoniano, nella relazione introduttiva, un legame privilegiato con la cultura tecnologica tedesca. I padiglioni di degenza (agitati/e, semiagitati/e) e quello di osservazione, impiegano le finestre di sicurezza ideate dal medico psichiatra Ludwig Frank (1863-1935) – direttore del manicomio di Münsterlingen (1890-1905), piccolo centro del Canton Turgovia, sul Lago di Costanza – in grado di impedire la fuga dei pazienti pur facendo a meno delle inferriate metalliche [CA_4_2_11]; la lavanderia è dotata di una macchina lavatrice Treichler e di una stazione di disinfezione che utilizza il sistema Geneste e Herscher; il moderno impianto elettrico è progettato dalla A.E.G. Thomson Houston, filiale romana della grande azienda tedesca. Le opere edili di questa fase sono eseguite dall’impresa Mentasti di Varese. I rimanenti lavori sono invece affidati alla ditta Messa e Caldirola di Milano – per ciò che concerne le murature speciali per ciminiere, i basamenti delle macchine e le pareti delle caldaie – alle imprese Enrico Campagnola e A. & C. di Francesco Picciau, entrambe cagliaritane, responsabili, rispettivamente, delle opere in legno e degli impianti per gas e acqua.

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