La “Relazione” che accompagna il “Progetto di completamento del manicomio provinciale” ci informa che già al momento dell’inaugurazione, il numero dei ricoverati è prossimo a 500, limite massimo per un funzionamento efficiente del complesso, così com’era stato previsto in origine e non certamente dell’impianto, drasticamente ridimensionato, che sarà effettivamente eseguito. Perfino la conversione in dormitori delle sale di soggiorno non riesce a risolvere o anche solo a tamponare l’eccessivo affollamento tanto da costituire, nei primi anni di esercizio, la causa prima della disfunzione del manicomio. La promiscuità tra pazienti in osservazione, ricoverati e degenti impiegati nella colonia agricola non giova alla sicurezza né all’igiene dei pazienti stessi. Queste inefficienze sono addotte per perorare il completamento dell’ospedale secondo l’originario disegno di Palomba.
In una tavola tecnica del 23 aprile 1909 denominata "distribuzione d'acqua e muri di cinta" si individuano i tracciati dei muri e delle condutture idriche con tratteggi distinti a seconda che si riferiscano ai corpi di fabbrica esistenti o a quelli in previsione; anche gli edifici sono rappresentati con differenti grafismi. Questo elaborato, quindi, fornisce una “fotografia” dello status quo a quella data, con la previsione dei completamenti in progetto. Risultano già eseguiti tutti gli ampliamenti previsti per i padiglioni degli agitati/e [CA_4_3_5], mentre il fabbricato per la lavanderia, disinfezione, rammendo e centrale termica, non ancora edificato in quella data, è rappresentato in tratteggio. Le opere edili del periodo 1909-1911 sono eseguite dall’impresa G. e C. F.lli Barbera di Cagliari e gli impianti per la lavanderia con caldaie, cucina e disinfezione, dalla Guerra Haeuberlin e C. di Milano. Ai lavori di nuova costruzione (fra cui si annovera il citato corpo della lavanderia e centrale termica) si aggiungono la ristrutturazione di villa Clara come residenza del direttore, l’adeguamento ad alloggio del colono di un piccolo rustico a nord della villa, la costruzione di gran parte degli impianti e del muro di cinta perimetrale e infine la realizzazione di parte degli arredi.
Complessivamente, fino al 1911 (anno presunto della pubblicazione celebrativa), i lavori di costruzione rispettano il progetto di Palomba. Questo si può dedurre confrontando la mappa catastale del Comune di Cagliari, databile tra 1908 e 1909 [CA_4_1_5], e la descrizione riportata dalla pubblicazione celebrativa dei fabbricati effettivamente costruiti e di quelli preesistenti destinati alle funzioni accessorie del nuovo manicomio. Fanno eccezione solo l’ampliamento del padiglione per gli agitati [CA_4_2_7] e l’edificio della lavanderia realizzato diversamente, per ciò che attiene sia alla forma sia alla posizione, rispetto al progetto originario. Il fatto, però, che esso sia stato citato e fotografato [CA_4_3_7] nel testo della pubblicazione lo riconduce a una data anteriore al 1911, di poco successiva a quella del catastale.
Fra gli edifici ancora da costruire c’è la clinica psichiatrica universitaria, un edificio destinato alle attività di ricerca scientifica sulle malattie psichiatriche, dotato di reparti propri e di una moderna sala operatoria sormontata da un tetto a padiglione interamente vetrato [CA_4_2_5; CA_4_2_6].
I disegni di progetto (5 dicembre 1914), integrati dai relativi computi metrici, portano la firma dell’ingegnere Manconi. Riguardano gli edifici non ancora eseguiti, il completamento di quelli parzialmente realizzati e l’ampliamento degli esistenti. I corpi di fabbrica su cui si decide di intervenire sono la direzione e uffici, il padiglione per l’osservazione e la vigilanza, l’infermeria, i padiglioni dei tranquilli e dei semiagitati (completamento sezioni maschile e femminile), la clinica universitaria, i padiglioni dei contagiosi (sezioni maschile e femminile), la cappella, la necroscopia, il panificio e infine i bagni annessi ai padiglioni. A questi lavori si aggiungono le sistemazioni di strade e piazzali, la ristrutturazione dell’impianto fognario, il completamento degli impianti tecnici, la realizzazione degli arredi e delle opere di finitura.
La realtà impone, però, un programma diverso. Rispetto al progetto di Palomba, sono proposte alcune modifiche e, soprattutto, vengono stralciati gli ampliamenti, ripiegando su un progetto prevalentemente di risistemazione, manutenzione e completamento tecnologico, da eseguire con importi assai ridotti. Qualche modesto ampliamento è previsto per la palazzina della direzione e uffici (i laboratori del progetto originario di Palomba) e per l’economato, oltre a un alloggio medico aggiuntivo. Si ritengono inoltre necessari l’ampliamento del fabbricato della lavanderia, l’integrazione degli impianti di acqua, gas ed elettricità e la dotazione degli arredi dei locali di nuova costruzione. Di fatto, solo una minima parte dell’ambiziosa opera di completamento è effettivamente eseguita.
Una foto scattata dal dirigibile “Ausonia”, in occasione del sorvolo su Cagliari del 1921 [CA_4_3_1], conferma quella stessa consistenza edilizia dell’ospedale al 1911 da cui il progetto Manconi, del 1914, aveva preso le mosse per dare forma all’auspicato ingrandimento del complesso manicomiale. L’ospedale manterrà questa fisionomia per decenni, fatte salve alcune trascurabili modifiche tra cui il completamento del padiglione delle semiagitate (progetto approvato nel gennaio 1933) [CA_4_3_4]. I lavori si concentrano sul braccio est, simmetrico a quello già realizzato, e su un piccolo ampliamento del corpo esistente, mantenendone la fisionomia architettonica. Analogamente avviene per gli aspetti costruttivi, in tutto e per tutto rispondenti alle voci di computo del primo cantiere. Unica eccezione è la possibilità, a discrezione del direttore dei lavori, di scegliere tra capriate a struttura mista in ferro-legno [CA_4_2_8] o capriate in cemento armato. Queste minime integrazioni sono il massimo che si possa realizzare con la cifra a disposizione per l’impresa esecutrice “Scalas Raimondo” di Villasor. Il 4 giugno 1939 è trasmesso l’ultimo stato di avanzamento dei lavori al padiglione. È attribuibile a questo periodo anche il raddoppio del corpo della cucina, non previsto nel progetto ma ritenuto poi necessario, e l’addizione di nuovi corpi di fabbrica alla cosiddetta “casa del colono” sul versante nord-est della collina [CA_4_3_2].
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