Real Casa dei Matti di Aversa (1813-1883)
Ex convento di Materdomini in Nocera Superiore (1883-1884)
Materdomini, Nocera Superiore, 1884
Santa Maria in Favore, Castel San Giorgio, 1897
Villa Maria, Nocera Inferiore, 1897
Pecorari, Nocera Superiore, 1902
Succursale di Cava dei Tirreni, 1904
Chivoli, Nocera Inferiore, 1910
recupero con ampliamenti
In seguito al sovraffollamento del manicomio di Aversa, che accoglieva i malati di mente di tutto il sud Italia, Federico Ricco, direttore dell’Ospedale della Pace di Napoli, nel novembre 1878 presenta al presidente della Deputazione provinciale di Salerno un progetto per l’impianto di un manicomio destinato ai folli del suo ambito territoriale (poi esteso ai matti provenienti anche da altre province meridionali). Tra le diverse proposte di recupero di edifici preesistenti, come il monastero di Pregiato di Cava dei Terreni – che offriva più favorevoli prerogative ambientali, ma risultava ancora occupato dalle religiose – viene individuato il monastero di Monteoliveto [SA_4_3_2], edificato sul finire del XVIII secolo per accogliere i monaci dell’omonima Congregazione Benedettina e soppresso nel 1812. La scelta dell’edificio, posto in una zona pianeggiante, di notevoli dimensioni, di proprietà demaniale e tenuto in uso dal Ministero della Guerra, rispondeva ai requisiti di isolamento e prossimità all’abitato richiesti dalla nuova destinazione.
Dopo interventi strutturali e di adeguamento che interessano sia il corpo principale sia gli edifici limitrofi, la struttura diventa operativa dal 31 dicembre 1883.
I fase: 1883-1894 [SA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Michele Franchini, Biagio Ricco, Luigi Dini
alienisti/psichiatri: Federico Ricco, Silvio Venturi
La prima proposta presentata nel 1878 dal Ricco si limita a uno stabilimento capace di accogliere 100 alienati della Provincia di Salerno, possibilità poi estesa anche ai matti delle Province di Avellino, Campobasso, Foggia, Bari e Cosenza. Dopo lunghe trattative, infatti, queste ultime si riuniscono in Consorzio e affidano a Ricco, nel 1884, la costruzione e l’esercizio per cinquant’anni di un manicomio nei locali del monastero di Monteoliveto a Nocera Inferiore. I lavori di ristrutturazione e adattamento del complesso vengono affidati all’ingegnere Michele Franchini, che esegue attenti studi sui migliori manicomi del Regno avvalendosi, inoltre, dei consigli dell’alienista Biagio Miraglia. Questa esperienza lo porterà, qualche anno dopo, a partecipare al concorso per il manicomio provinciale di Napoli, qualificandosi al secondo posto. Sebbene la struttura risulti operativa già dalla fine del 1883, i lavori si protraggono per tutto il primo semestre dell’anno successivo. Nell’agosto del 1884 viene nominata una Commissione composta dai dottori Antonio Cardarelli e Giuseppe Buonomo e dall’ingegnere Gian Battista Fornari con il compito di verificare l’idoneità dei locali al nuovo uso. I commissari si esprimono favorevolmente sia sull’articolazione del manicomio, a sistema misto – per la presenza, accanto al corpo principale del monastero, di edifici distaccati dislocati nei terreni adiacenti – sia sulla posizione, salubre e adeguata, sia, infine, sulla capienza della struttura e sulla disposizione degli ambienti.
Il crescente afflusso di malati motiva, già nel 1887, la costruzione di un nuovo fabbricato per le “agitate” (sezione Ricco) nel retrostante fondo Marciano, staccato dall’edificio centrale. L’ingegnere Biagio Ricco progetta il fabbricato per 120 malate isolato e contornato da tre ampi giardini, ma la necessità di predisporre ulteriori posti letto induce, dopo breve tempo, il tecnico a trasformare in dormitorio il refettorio della sezione e a costruire nel lato nord-est due refettori più grandi, intercludendo la sezione Ricco e incorporandola alla struttura centrale. Inoltre, sempre nel 1887, nell’angolo nord-est del reparto femminile, pressoché in aderenza alla sezione Ricco, si comincia a realizzare la lavanderia a vapore inaugurata nel 1889: si tratta di un edificio a “L”, con il braccio lungo, orientato verso sud, destinato ad accogliere cinque lavatrici, gli apparecchi idroestrattori e la stiratrice, e quello corto, rivolto a ovest, contenente la caldaia e l’essiccatoio. Ancora nel corso del 1887-1888 nel lato nord del fondo Marciano, addossati al lato settentrionale della sezione Ricco, sono costruiti il teatro anatomico, i gabinetti scientifici e un locale per il cambio sporco. In tal modo, a fronte del potenziamento dei servizi, viene tuttavia già alterata l’originaria impostazione di manicomio a sistema misto.
In quegli stessi anni, anche la sezione uomini viene ampliata con la costruzione di un reparto da destinare agli agitati (sezione Nicotera) posto nel lato occidentale del fondo Marciano, su progetto dell’ingegnere Luigi Dini e dell’assistente Fagioli. La palazzina, di forma rettangolare, si articola su due piani: il primo viene completato nell’ottobre del 1889 e occupato nel 1891, mentre la costruzione del secondo inizia nel 1894, ulteriormente accentuando l’accorpamento dei volumi [SA_4_2_2].
II fase: 1895-1929 [SA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Francesco Ferrajoli
alienisti/psichiatri: Giovannangelo Limongelli, Domenico Ventra, Raffaele Canger
Le diverse ispezioni svoltesi durante la gestione degli eredi Ricco, morto nel 1887, rimarcano la necessità di ampliare lo stabilimento per il continuo afflusso di malati che aveva reso necessaria l’apertura di ben sei succursali distribuite su un territorio a scala sovracomunale. Un primo progetto di ampliamento è presentato, su richiesta del direttore Giovannangelo Limongelli, nel 1890, ma viene subito scartato per gli elevati costi di realizzazione.
Nell’ottobre 1894, si incarica l’ingegnere Luigi De Seta di procedere a un’accurata visita della struttura per verificare le effettive condizioni del complesso e individuare le esigenze improrogabili; nella relazione presentata il 5 gennaio 1895, De Seta stigmatizza che la costruzione di nuovi corpi di fabbrica addossati al vecchio fabbricato di Monteoliveto ha alterato il sistema misto voluto dalla Commissione del 1884 e suggerisce di ampliare l’area del manicomio apportando sostanziali modifiche sia nella distribuzione che nella destinazione dei fabbricati esistenti.
Accogliendo tali osservazioni, i concessionari incaricano l’ingegnere nocerino Francesco Ferrajoli – già noto per aver presentato nel 1888 una domanda di concessione per impiantare e gestire un manicomio civile e criminale nella città di Avellino – di redigere un progetto di ampliamento della struttura. Questo, presentato il 28 ottobre 1898, prevede: la demolizione del quartiere delle celle addossate alla sezione Nicotera; la demolizione dei corridoi nella sezione Ricco; la costruzione di una nuova sezione per agitati; un edificio per colonia agricola; due padiglioni per malattie infettive; due piccoli edifici per il servizio di disinfezione e cucina.
Il progetto di massima è sottoposto al giudizio di un collegio arbitrale composto dagli alienisti Giuseppe Albini, Enrico De Renzi e Leonardo Bianchi che, nel maggio 1900, approvano il progetto, salvo lievi modifiche. Ben più dirompente, invece, il parere dell’ingegnere Giovanni Albino, direttore dell’Ufficio tecnico della Provincia di Caserta, interpellato dal Consorzio, le cui osservazioni critiche innescano un contraddittorio con Ferrajoli protrattosi per ben sei anni, dal quale scaturiscono, però, notevoli migliorie e perfezionamenti dei dettagli tecnici. Nella Relazione del Progetto per lo Ampliamento del Manicomio “Vittorio Emanuele II” in Nocera Inferiore del 1904 si legge, infatti, che “Il concetto informatore fu innanzitutto il provvedere mercé conveniente ampliamento ai bisogni dell’oggi e di quelli possibili a verificarsi. […] si ritenne provvedere gli infermi di spazi liberi, adatti non solo allo esplicamento necessario delle loro funzioni fisiche, ma ancora allo immeglimento delle loro condizioni psichiche”.
Ancora nel 1907 Ferrajoli propone un nuovo progetto [SA_4_2_1] approvato nel gennaio successivo, che comprende, oltre alle demolizioni già previste, la creazione di: una sezione di sorveglianza per uomini agitati [SA_4_2_3]; una di sorveglianza per donne [SA_4_2_3]; una sezione per lavoratori; un’infermeria per uomini; un’infermeria per donne; sala anatomica, cella mortuaria, locali per disinfezione, sezione agricola [SA_4_2_3] e una sezione per malattie infettive [SA_4_2_4]. Anche questa volta, però, il progetto è sottoposto a una Commissione di Vigilanza composta dal prefetto di Salerno, dal medico provinciale e dal professore Andrea Grimaldi, che stabilisce di: modificare il padiglione dei lavoratori realizzando officine nelle sale terrene; costruire un edificio per colonia agricola della capacità di 40-50 addetti e, conseguentemente, trasformare un’ala del padiglione lavoratori per destinarla al ricovero dei coloni; eliminare la sproporzione tra aree libere e aree fabbricate, spostare la lavanderia nel lotto nord orientale dell’area per problemi di igiene e realizzare un reparto osservazione.
Le proposte costringono l’ingegnere Ferrajoli a un’ennesima modifica del progetto, mentre con decreto prefettizio del gennaio 1910 vengono espropriati i suoli necessari all’ampliamento, la cui occupazione inizia nel settembre 1911. Non cessano, tuttavia, le discussioni tra Consorzio, concessionari e Direzione sanitaria conclusesi solo nel 1914 con il progetto finale, che prevede: un padiglione per osservazione uomini; uno per osservazione donne; uno di sorveglianza donne; uno di sorveglianza uomini; uno per artigiani e coloni; infermerie per uomini e donne; deposito per attrezzi agricoli; lavanderia; sala anatomica; serbatoio d’acqua e cucina.
Pur nelle differenti varianti, tutti i progetti Ferrajoli si sviluppano nell’area a nord di Monteoliveto e, in accordo con il direttore Ventra successo a Limongelli, allievo di Bianchi e Buonuomo e attento alle più recenti esperienze nazionali, come il manicomio di Arezzo del Pieraccini, riflettono uno schema “a villaggio”: infatti, si contempla sempre la rimozione dei corpi addossati al complesso storico e la costruzione di padiglioni distanziati e dislocati nel verde.
L’8 marzo 1914 viene posta la prima pietra delle nuove costruzioni. In realtà, si porta a compimento solo il padiglione di sorveglianza donne, realizzato nel 1914-15 e occupato nel 1917, mentre il padiglione del lavoro viene intrapreso, ma lasciato incompleto a causa dello scoppio della guerra.
III fase: 1930-1945 [SA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Vittorio Ferrari, Francesco Coraggio
alienisti/psichiatri: Marco Levi Bianchini
Nel 1932 la Commissione di vigilanza, composta dal vice prefetto Francesco Falcetti, dal medico provinciale Vito Fiore e dal membro tecnico Giuseppe Montesano, nella sua ispezione al manicomio registra una situazione negativa a causa dell’insufficienza della struttura rispetto al numero dei malati. Anche il nuovo direttore, Marco Levi Bianchini, rientrato da Teramo nello stesso anno, denuncia da subito i problemi edilizi, igienici, tecnici del manicomio. La sua relazione induce il Consiglio di amministrazione a intraprendere una nuova fase progettuale. Lo studio viene affidato allo stesso Levi Bianchini affiancato dall’ingegnere Vittorio Ferrari, direttore dell’Ufficio tecnico provinciale di Roma e disponibile a redigere il progetto gratuitamente. Quest’ultimo aveva già avuto incarico, nel 1929, di completare il padiglione del lavoro mutandone la destinazione in padiglione per folli lavoratori e pensionanti, come richiesto dall’Amministrazione provinciale, aggiungendovi un piano, così da destinare a laboratori lo scantinato e il piano terra e a pensionato il primo piano [SA_4_2_5; SA_4_2_6; SA_4_2_7; SA_4_2_8] (l’assetto finale comporterà la realizzazione di un ulteriore piano) [SA_4_3_1; SA_4_3_4].
Il “piano regolatore” di riordino dell’intero complesso per la necessità di residenza e cura di 2000 malati viene articolato secondo i seguenti concetti informatori [SA_4_2_1]: realizzare una micro struttura urbana completamente autonoma, eliminando tutti gli elementi delle vecchie fabbriche che restringevano e vincolavano le strutture principali; migliorare le comunicazioni interne ubicando l’ingresso principale verso il baricentro della lunga zona di terreno di espansione; separare nettamente l’area destinata ai malati da quella degli uffici amministrativi; creare alle estremità nord e sud due piccole aziende agricole a scopo fondamentalmente ergoterapico. In dettaglio, si prevede lo spostamento dell’ingresso dal monastero di Monteoliveto sull’allora via Nocera Inferiore-Codola (l’attuale via Ricco), da poco rettificata. Inoltre, all’incrocio del nuovo viale d’accesso, posto sull’asse est-ovest, con il principale viale longitudinale nord-sud, si contempla la creazione di un grande piazzale circolare con disposizione a esedra di quattro importanti edifici: due padiglioni di osservazione per uomini e donne, la direzione sanitaria e l’alloggio delle suore, mentre al termine del viale d’ingresso è ubicata una piccola cappella. Numerose ancora le previsioni del progetto, quali la sistemazione dei locali esistenti (compreso l’adattamento del complesso di Monteoliveto e l’isolamento della sezione Ricco), la costruzione di nuovi padiglioni per sorveglianza speciale donne e per malati infettivi, la creazione di una sala incisoria e camera mortuaria e il potenziamento delle infrastrutture e servizi con la realizzazione dell’impianto generale di fognatura, la demolizione della vecchia lavanderia e la costruzione di una nuova, l’impianto di una nuova cucina dotata di dispensa e forno e la realizzazione del fabbricato per economato, magazzini e casermaggio.
L’elevata spesa del progetto induce il Consiglio di amministrazione a eseguire solo gli interventi assolutamente indispensabili previsti dal piano regolatore del Ferrari. In una prima fase, viene trasformata la vecchia lavanderia in sezione femminile, costruita quella nuova, terminata nel 1934, ed eseguiti lavori di adeguamento dei locali esistenti, compresa la sopraelevazione di un piano del padiglione donne. Seguono poi la costruzione della cucina e dei forni, dell’economato e dei servizi e la sistemazione definitiva dell’infermeria centrale uomini e del padiglione di sorveglianza donne [SA_4_3_3]. Il progetto stralcio viene redatto, su incarico del Consiglio, dall’ingegnere Francesco Coraggio, che ne eseguirà anche la direzione dei lavori, esautorando, così, il Ferrari con suo profondo rincrescimento.
Nel 1935 l’Amministrazione approva, su progetto degli Uffici tecnico-provinciali di Salerno e Campobasso, l’acquisto della colonia agricola di superficie pari a 42.000 metri quadrati e la costruzione di un padiglione per i servizi generali, iniziata nel 1936 e sospesa già l’anno successivo.
IV fase: 1946-1998 [SA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Luigi Orestano, Alfredo Gravagnuolo
alienisti/psichiatri: dato non rinvenuto
Nel 1953 viene presentato dall’architetto romano Luigi Orestano un progetto generale di sistemazione e ampliamento dell’ospedale articolato in tre fasi di sviluppo che prevede: l’esproprio di aree a nord e a sud del complesso, dove inserire, rispettivamente: due padiglioni per infettivi e tubercolotici; il completamento e l’ampliamento del menzionato padiglione dei servizi generali con la costruzione in aderenza di un corpo di fabbrica e la costruzione di una nuova palazzina con pianta a U nell’area meridionale del complesso [SA_4_2_9]. Anche questo progetto è stato solo in parte realizzato con l’esproprio dell’area a sud della struttura e l’ampliamento della palazzina dei servizi generali [SA_4_2_10; SA_4_2_11; SA_4_2_12]; quest’ultima, nell’essenziale forma parallelepipeda articolata su due piani fuori terra e nell’assenza di qualunque elemento decorativo, manifesta l’influsso tardo razionalista che Orestano aveva assorbito durante l’esperienza al Tuscolano I lavorando insieme, tra gli altri, a Castellazzi, Paniconi e Pediconi. Per questa palazzina sono state presentate, inoltre, diversi e interessanti progetti rinvenuti negli incartamenti, in alcuni casi anonimi [SA_4_2_13; SA_4_2_14].
Tra il 1955 e il 1960, oltre a una serie di interventi di ristrutturazione e riparazione dei diversi padiglioni, viene approvato il progetto di costruzione e ampliamento del padiglione Ventra realizzato dall’ingegnere Alfredo Gravagnuolo con pianta a “U” [SA_4_2_15]. Probabilmente a questo stesso periodo risale la costruzione di un’altra lavanderia con adiacente centrale termica e forni inceneritori. Nel 1972 viene costruito nella zona meridionale, di fronte al complesso di Monteoliveto, un nuovo padiglione per la degenza donne di forma parallelepipeda con due corpi aggettanti verso la zona sud, sviluppato su tre piani fuori terra, oltre a uno scantinato.
V fase: 1999-2012 [SA_4_1_3]
architetti/ingegneri: dato non rinvenuto
In seguito all’emanazione della legge Basaglia del 1978 e alla chiusura definitiva del manicomio nel 1998, gli edifici sono stati ripartiti in aree a differente destinazione; infatti, dopo consistenti interventi di ristrutturazione e restauro, i padiglioni del lavoro “Principe di Piemonte” [SA_4_3_6], di sorveglianza donne [SA_4_3_7] e per i servizi generali [SA_4_3_8] sono stati ceduti al Ministero della Giustizia e ospitano rispettivamente il Palazzo di Giustizia, sezione penale, il Tribunale ordinario civile e l’Ufficio del Giudice di Pace e Unep. Tra gli altri immobili, tutti di proprietà comunale, il complesso di Monteoliveto [SA_4_3_5] e i padiglioni Ricco e Nicotera sono stati restaurati su progetto di Alfredo Gravagnuolo e ospitano la direzione del Dipartimento di Salute Mentale e le direzioni di diversi servizi dell’ASL, aule per convegni, biblioteca, archivio e la Fondazione CeRPS. Il padiglione Ventra, adeguatamente suddiviso, accoglie la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato. Versano, invece, in stato di abbandono gli immobili a carattere funzionale, quali la vecchia lavanderia e la nuova lavanderia-centrale termica [SA_4_3_9; SA_4_3_10].
impianto
blocco articolato (corpo storico a corte con integrazioni) e padiglioni indipendenti
corpi edilizi
blocco conventuale pluripiano quadrilatero a corte con aggregati ulteriori corpi edilizi (complesso monastico di Monteoliveto); padiglione di forma quadrangolare a corte a due piani fuori terra (padiglione di sorveglianza donne); padiglione di forma quadrangolare a corte a tre piani fuori terra (padiglione del lavoro “Principe di Piemonte); padiglione di forma rettangolare a blocco a due piani fuori terra (padiglione servizi generali, cucina, economato); edificio a “doppio T” a un piano fuori terra (lavanderia); edificio a “U” a tre piani fuori terra (padiglione Ventra); edificio a un piano con pianta a “C” (nuova lavanderia con centrale termica e forni inceneritori); palazzina di forma rettangolare con due corpi aggettanti a tre piani fuori terra (padiglione donne)
strutture
strutture in elevazione: muratura di tufo e mista, pilastri in cemento armato
orizzontamenti: volte a botte, a crociera, solai latero-cementizi
coperture: tetto a falde con manto in tegole, tetto piano
buono: blocco conventuale con la sezione Nicotera; padiglione sorveglianza donne; padiglione del lavoro “Principe di Piemonte”; padiglione servizi generali; padiglione Ventra; nuovo padiglione degenza donne; portineria, cappella
medio: sezione Ricco
cattivo: nuova lavanderia-centrale termica
pessimo: lavanderia
A. Cardarelli, G.B. Fornari, G. Buonomo, Rapporto della Commissione incaricata dall’assemblea delle Province consorziate per riconoscere l’idoneità del manicomio interprovinciale di Nocera Inferiore, agosto 1884, in “Il Manicomio Moderno”, anno I, 1884
G. Limongelli, Terza relazione del Direttore medico 1894, Tipografia del Manicomio, Nocera Inferiore 1894
F. Ferrajoli, Progetto per lo Ampliamento del Manicomio “Vittorio Emanuele II” in Nocera Inferiore, Relazione, Tipografia del Manicomio, Nocera Inferiore 1904
C. Ventra, L’ospedale psichiatrico consortile V.E. II di Nocera Inferiore nel suo primo cinquantennio 1883-1932, in “Archivio generale di Neurologia, psichiatria e psicoanalisi”, fasc. III-IV, 1934
S. Piro, W. Di Munzio, Sopra la panca. Storia senza conclusione di follia, manicomi e riforme in Campania, Ed. Cinqueprint, Napoli 1987
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C. Carrino, Gli archivi dei manicomi in Campania, in La memoria dei matti. Gli archivi dei manicomi in Campania tra XIX e XX secolo e nuovi modelli della psichiatria, Atti del Convegno (Napoli, 24 gennaio 2003), a cura di C. Carrino e N. Cunto, Filema edizioni, Napoli 2006, pp. 69-104
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Archivio Storico del Manicomio di Nocera Inferiore, Serie Commissione di vigilanza, 1885-1919; Assemblea generale, verbali, 1883-1905; Corrispondenza varia, 1892-1923; Casermaggio, inventari, 1884-1929; Piano Regolatore; Serie Impianti, Locali del manicomio, Relazioni diverse a stampa, 1895, Categoria 3
Archivio di Stato di Salerno, Prefettura di Salerno, Gabinetto
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale Sanità pubblica
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