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II fase

Anno inizio: 
1903 to 1930

A partire dal 1903 si inizia ad avvertire l’esigenza di un ampliamento delle strutture, considerato che gli ammalati sono ascesi complessivamente a 213, di cui 123 uomini, più il personale di custodia. Le donne superano di un terzo l’effettiva capienza del padiglione, tanto da doversene dislocare una sezione nel padiglione uomini, e soprattutto si rende necessario provvedere a nuovi locali per i servizi generali, in una struttura separata. Il Consiglio provinciale di Terra d’Otranto, riunito il 22 gennaio 1903 in seduta straordinaria, dispone da subito che sia studiato un progetto “abbastanza vasto da poter servire pei bisogni futuri”. Pertanto viene innanzitutto costruito un nuovo padiglione per 50 letti, di cui si conserva la misura finale del 1905, per un importo pari a circa £ 22.000 [LE_4_3_4].

Viene realizzato, inoltre, il piccolo edificio appositamente destinato alle docce mentre si propone di costruire anche un forno e un pastificio, poi inseriti invece in alcuni locali dell’ex convento, e si autorizza l’impianto di un’officina elettrica con motore a gas povero, per ridurre la spesa occorrente per l’illuminazione [LE_4_3_5]. Sempre nel 1903 viene elevato il muro di cinta per impedire ai curiosi di affacciarsi verso l’interno del manicomio e turbare gli ammalati. Viene inoltre attuata la sistemazione dei giardini delle diverse sezioni, completi di viti e alberi da frutto, tra cui di prugne, peschi, albicocchi e fichi.

Del padiglione per i servizi generali con l’infermeria si conservano i disegni di progetto del 1908 a firma dell’ingegnere Luigi D’Ercole, visto il parere dell’ingegnere capo Luigi Libertini [LE_4_2_7; LE_4_2_8]. Tale padiglione, realizzato alle spalle del secondo donne, in maniera differente dai disegni, viene destinato invece a reparto Medicina e isolamento [LE_4_3_6]. Un preventivo di spesa del 1913, ancora a firma dell’ingegnere D’Ercole, testimonia la costruzione di un altro padiglione per 100 letti, il secondo uomini; portato a termine nel 1917.

Nel 1923 l’ingegnere Andrea Gatto progetta l’allacciamento viario tra l’Ospedale civile Vincenzo Fazzi e il Manicomio provinciale, al fine di collegare fra loro le due strutture. Risale, probabilmente, a tale periodo la realizzazione della portineria e del piccolo edificio accanto per la visita dei familiari ai degenti.

Nel 1929 il direttore Salvatore Gullotta, originario di Catania, succeduto a Giovanni Libertini scomparso nel 1920, rappresenta la necessità di ulteriori strutture, urgenti e indispensabili, quali: un locale d’isolamento per malattie infettive, in particolare per la tubercolosi; un locale speciale per gli imputati prosciolti per infermità di mente; una stanza anatomica e igienica, nessuna delle quali viene tuttavia realizzata.

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