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I fase

Anno inizio: 
1933 to 1939

Dopo mesi di discussioni sull’opportunità di edificare la nuova struttura manicomiale, è affidato il compito di redigerne il progetto all’ingegnere Virgilio Coltro il quale, al termine di un lungo processo progettuale, nel 1933 elabora una soluzione basata sul disegno di padiglioni autonomi di medie dimensioni circondati da spazi verdi e dotati di giardini recintati a disposizione dei pazienti [VA_4_2_1; VA_4_2_2; VA_4_3_5]. Il progetto è redatto con la consulenza e collaborazione del neuropsichiatra Adamo Mario Fiamberti (che nel 1937 vincerà il concorso di Direttore del manicomio) e del neurologo Carlo Besta (Direttore dell’Istituto Neurologico Vittorio Emanuele III-Clinica Neuropatologica della Regia Università di Milano).

Il primo progetto, che prevede un complesso manicomiale capace di ospitare 1.100 pazienti, è parzialmente accantonato a favore di un impianto definitivo capace di ospitare 900 malati mentali, ampliabile per fasi successive sino a raggiungere una capacità ricettiva di 1.200 pazienti. Il nosocomio deve sorgere su un’area di 260.000 mq, che comprende il quadrilatero ospedaliero (circa 32.000 mq) e un’imponente colonia agricola. In fase esecutiva il direttore dell’ufficio tecnico provinciale, l'ingegnere Virgilio Coltro, è coadiuvato da collaboratori, tra cui gli ingegneri Luigi Cassani, chiamato alla direzione del cantiere, e Filippo Bianchi, che cura lo studio dei particolari architettonici.

Il nuovo progetto è sottoposto al parere dell’ingegnere Edmondo Flumiani, il quale riferisce al Rettorato Provinciale le sue idee attraverso un’analitica relazione: “Relazione d’analisi del progetto, dei capitolati d’appalto e dei preventivi di spesa per la costruzione del nuovo manicomio provinciale”, inviata al Preside della Provincia di Varese il 13 dicembre 1934. In essa riconosce che sono stati recepiti tutti i pareri della Commissione Speciale e osserva che la posizione di ciascun padiglione è stata studiata in modo tale da aderire alla conformazione del terreno e ottenere la migliore esposizione rispetto all’asse eliotermico; presenta tuttavia alcune obiezioni e propone soluzioni tecnologiche e impiantistiche più semplici.

I padiglioni sono progettati prevedendo la possibilità di sopraelevazioni finalizzate all’ampliamento della capacità ricettiva del manicomio. Analoga soluzione è pensata per il padiglione della lavanderia [VA_4_2_6; VA_4_2_7], poiché il presunto aumento del numero dei pazienti suggeriva un aumento delle strutture di servizio.

Particolare attenzione è posta da Virgilio Coltro nella progettazione della chiesa [VA_4_2_14; VA_4_2_15], capace di contenere 270 persone, collocata in posizione centrale rispetto all'intero complesso nosocomiale, poiché in un primo momento pensa di collocare nel tiburio i serbatoi dell'acqua potabile. Il progetto è tuttavia accantonato in favore di una soluzione più semplice che prevede l’inserimento del serbatoio nella torre della Direzione [VA_4_2_17; VA_4_2_18; VA_4_3_3; VA_4_3_6; VA_4_3_7]. Per le medesime ragioni di contenimento dei costi e per il desiderio di realizzare strutture duttili, in fase attuativa preferisce sostituire parzialmente il sistema di copertura dei fabbricati, previsto originariamente in travature lignee, con elementi in cemento armato (Lettera del Presidente della Provincia di Varese inviata il 9 ottobre 1935 all’Istituto della Sanità Pubblica Ingegneria Sanitaria). I lavori di sbancamento e di movimentazione della terra per preparare il terreno per l’edificazione del nuovo complesso manicomiale iniziano già nei primi mesi del 1935, ancor prima che sia formalmente richiesta la concessione edilizia al Comune di Varese, rilasciata il 18 aprile 1935.

Il 2 aprile dell’anno successivo è celebrata la posa della prima pietra della Cappella manicomiale che segna l’inizio ufficiale dei lavori, conclusi nel giugno del 1937. Al termine segue la richiesta di abitabilità del complesso da parte dell’Ufficio tecnico provinciale alla competente amministrazione comunale, grazie anche all’intervento diretto da parte dell’avvocato Puricelli, Presidente della Provincia (Lettera del Vicepresidente della Provincia di Varese inviata al Podestà cittadino il 18 aprile 1935).

I lavori eseguiti sino a questo momento, tuttavia, non sono ancora conclusi poiché nel 1938 l’erigendo ospedale psichiatrico è ancora interessato dalla sistemazione della rete stradale interna e di quella fognaria, che impongono alcuni correttivi progettuali.

Nel novembre del 1938 la nuova struttura architettonica si può definire conclusa, e Adamo Mario Fiamberti, già direttore dei manicomi di Vercelli e di Sondrio, e primo direttore di quello di Varese, decide l’apertura del nosocomio alle visite dei giornalisti e della cittadinanza, alla quale segue l’inaugurazione ufficiale del plesso, il primo gennaio 1939.

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