Il nuovo manicomio previsto dal progetto di Francesco Paolo Palazzotto (morto nel 1915) risulta quasi interamente costruito nel 1934. Tale data si evince dal discorso del professor Giovanni Dotto pronunziato in occasione del centenario dell’istituzione manicomiale di Palermo: “Il nostro ospedale psichiatrico oggi conta quindici sezioni e cioè n. 8 sezioni femminili e n. 7 maschili oltre alle varie infermerie e contiene circa 2.600 ammalati.” Nel documento dichiaratamente celebrativo viene inoltre esaltata l’importanza dell’ergoterapia con la creazione della colonia agricola in edifici preesistenti [PA_4_2_8]. Sulle terapie praticate nel nuovo manicomio ricordiamo che l’uso del lavoro come metodo di cura è largamente utilizzato e produce un discreto reddito. Vengono confezionati i vestiti per gli ammalati, comprensivi di calzature e maglie, e nei laboratori femminili si producono anche pizzi e merletti. Da un documento del gennaio 1933 si ricavano gli “abitanti” presenti, degenti e addetti: 1.784 uomini e 1.318 donne.
Il completamento del complesso manicomiale risale al 1936 con la costruzione dei padiglioni che secondo il progetto originario avrebbero dovuto essere destinati alle sezioni agitate (impianto a pettine su via Pindemonte). Probabilmente nello stesso periodo è costruito un reparto denominato Forlanini donne nell'area dominata dall'antico edificio della Vignicella, anche questo in origine non previsto. Fra le nuove costruzioni vanno segnalate quelle per il ricovero degli animali, oggi non più esistenti. Negli stessi anni vengono anche sgombrate le baracche di legno ubicate in corrispondenza dell’ingresso principale per essere destinate alle nuove officine (tessitoria, falegnameria, tipografia, etc.).
Nella versione costruita si possono notare le varianti al progetto originario, come l’eliminazione dell’esedra verso est che si sarebbe dovuta realizzare adiacente all’ingresso principale, ma poi sostituita da un sisteme edilizio a pettine [PA_4_3_8]. Tuttavia, il complesso manicomiale mantiene per buona parte l’assetto dell’impianto d’origine che si sviluppa partendo dall’accesso sulla via Pindemonte, superando l’austero edificio su tre livelli dell’Amministrazione, che ha sulla strada un fronte così aulico da esprimere la voluta chiusura della “città dei matti” al mondo esterno [PA_4_2_9; PA_4_3_6; PA_4_3_9]. La sequenza dei padiglioni che si dispongono lungo l’asse alberato ha un’apparente uniformità, che nasconde la distinzione delle patologie in rapporto al binomio tranquilli-agitati, distinti per sesso (a ovest gli uomini, a est le donne). Ancora oggi è leggibile il sistema dell’ampio spazio a verde interrotto in corrispondenza delle sedi del potere: Direzione sanitaria e Clinica psichiatrica [PA_4_2_10; PA_4_2_11; PA_4_3_5].
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