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III fase

Anno inizio: 
1876 to 1905
Tecnici: 
Alienisti: 

Nel 1876, con la nomina di Gaspare Virgilio a direttore, si registra una svolta verso una tipologia differente: dal principio dell’edificio unico si passa a una struttura mista distribuita in padiglioni, ciascuno dei quali, separato e organizzato come un “quartiere” indipendente, è dotato di refettorio, sale comuni e laboratori per attività lavorative.

L’ormai maturo dibattito medico, che aveva visto alcune delle sue principali tappe nel modello a padiglioni sperimentato da Francesco Azzurri sin dal 1859 a Roma, nello “schema a villaggio” descritto nel 1862 da Carlo Livi e nel complesso manicomiale di Imola, progettato tra il 1868 e il 1869 da Luigi Lolli e Antonio Cipolla, in questi anni trova una importante riformulazione nel Congresso della Società Freniatrica, tenutosi proprio ad Aversa nel 1877, durante il quale l’attenzione alla definizione della tipologia manicomiale è tra i temi prioritari. Superata la struttura unica, preferita da Domenico Gualandi e Miraglia, si è ora orientati verso la distribuzione dei dementi in edifici sviluppati su uno o due piani, dalle dimensioni e volumetrie modeste, tra loro distanziati e connessi da percorsi articolati tra viali alberati, parterre fioriti e aree agresti.

Il programma di Virgilio, dunque, nella complessità delle condizioni igienico-sanitarie e delle difficoltà economiche, si affianca e riflette le trasformazioni scientifico-culturali in atto, coniugando ciò che restava nello stabilimento centrale del progetto di Stassano - con le celle, i quartini per i dementi e le sale di ricreazione – alla costruzione di padiglioni per il ricovero di omogenee classi di demenza, per le lavanderie e per i depositi.

Acquistate aree circostanti come premessa per l’insediamento di nuovi quartieri, si costruisce prima quello delle “agitate”, poi, delle “sudice”, quindi, quello degli uomini “semitranquilli”, e, infine, degli uomini “sudici”; alle donne “semitranquille” sono invece riservati i locali dell’edificio principale, lasciati liberi dal trasferimento degli uomini [CE_4_2_5]. Si interviene in alcuni settori maggiormente degradati, si introducono fogne mobili da svuotare periodicamente e si migliora il sistema idrico per garantire l’approvvigionamento d’acqua corrente in tutte le sezioni.

Nel 1877, il cantiere registra un considerevole impulso e, concluso l’Osservatorio meteorico nel 1878, quando erano ormai terminati anche i lavori ai quartini dei pensionati, si affida a Stassano il progetto dei fabbricati per “pericolosi e turbolenti”, che, però, saranno pronti solo nel 1885, insieme alla sezione per gli “agitati” [CE_4_2_6]. L’architetto prevede anche lavori per l’adeguamento di alcuni locali a sala per il biliardo e a “tessitoria”, per trasformare la tesoreria in una nuova farmacia, la tipografia in refettorio e il guardaroba nella sala di musica, uno dei principali obiettivi del programma di Virgilio. In quello stesso anno, avvalendosi della legge del 25 giugno 1865, si provvede all’acquisto di diversi fondi rustici per ampliare lo spazio verde circostante. Si realizza un più moderno sistema di illuminazione con impianto a gas e con punti luce in posizione non raggiungibile dai degenti, si aboliscono i letti di contenzione e si sostituiscono i materassi di paglia. Infine, nel 1878, si procede all’esproprio dei primi 15 moggi di terreni limitrofi e, nel 1880, a seguito soprattutto di quanto era emerso l’anno prima dal secondo Congresso della Società Freniatrica, sulla scorta delle positive esperienze di ergoterapia, già prospettate da Linguiti e sperimentate da Miraglia, si avvia la realizzazione della cosiddetta Colonia agricola, argomento di confronto nel convegno successivo che si stava svolgendo a Reggio Emilia e, successivamente, nel 1881, previsto nel bando di concorso per un “Progetto di Manicomio per pazzi poveri”, pubblicato da numerose riviste specialistiche.

La vasta area da destinare alla coltivazione, che può considerarsi la maggiore innovazione apportata al progetto iniziale, coerentemente a quanto suggeriva il programma di Bonfigli, Lolli, Spatuzzi, Taburini e Virgilio, si fonda sul principio che la coltivazione sia un’efficace cura per quei mentecatti maggiormente versati in tali attività o, di contro, non idonei a svolgere alcun altro tipo di lavoro.

Nel 1887 la Commissione approva il progetto di Stassano e diversi locali al piano terra dell’edificio centrale sono trasformati per realizzare la cella mortuaria, una nuova farmacia con laboratorio e il teatro anatomico, in cui verranno conservati ed esposti in mostra i crani di folli, per lo più criminali; si costruiscono anche i primi padiglioni isolati, tra i quali le sezioni Verga, Livi e Chiarugi, avvicinando il morotrofio di Aversa ai più accreditati modelli di “manicomio a villaggio” d’Italia [CE_4_2_7; CE_4_2_8].

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