Convento di San Domenico, nelle vicinanze dell'Ospedale di San Giovanni di Dio (1853-1871)
Convento dei Cappuccini (1871-1873)
dato non accertato
recupero con ampliamenti
Il manicomio di Fermo sorge nel luogo dell’antico complesso religioso di San Martino in Varano: primo luogo claustrale esterno alle mura della città, esistente fin dal XV secolo. Nel 1442 Papa Eugenio IV decide di cedere la chiesa di San Martino in Varano ai frati dell’Ordine degli Osservanti affinché vi edifichino in adiacenza un convento per le predicazioni del loro confratello San Giacomo della Marca. Tra il 1462 e il 1484 si ampliano la chiesa esistente, consacrata nel 1463, e il convento, di cui è ancora visibile il chiostro con pozzo centrale [FM_4_3_10]. Alla nuova struttura conventuale si assegna il nome di Santissima Annunziata.
Nel 1690, per volontà del cardinale Ginnetti e secondo i disegni dell’anconetano Scipione Daretti, si dà inizio ai lavori di ristrutturazione. Questi prevedono l’allungamento della chiesa, con sopraelevazione della navata maggiore (1708/1711) e la costruzione a sud di un nuovo corpo conventuale con chiostro e scalone di accesso alle sottostanti aree libere, probabilmente coltivate a orto dagli stessi frati. I lavori si protraggono fino ai primi anni del secolo XIX; nel 1803-1804 si apre al culto la nuova chiesa a tre navate, di cui la maggiore coperta con una volta interamente dipinta.
Con la soppressione napoleonica (1796) la proprietà del convento era passata ai privati. Occorrerà aspettare quasi vent’anni (1815) affinché possa essere riscattata e restituita ai Frati Minori Osservanti che, rientrati in possesso della struttura, oltre ad attuare nuovi lavori di restauro, nel 1830 riedificano il campanile dotandolo anche delle campane. Nel 1862 il convento dell’Annunziata è nuovamente soppresso e, tra il 1863 e il 1864, trasformato in sede dell’Ospedale Civile e Militare di Santa Maria dell’Umiltà. La chiesa è mantenuta aperta al culto dalla Confraternita della Beata Vergine Immacolata.
Il 15 novembre 1872 la Congregazione di Carità di Fermo propone e ottiene dalla Provincia di Ascoli Piceno la gestione dell’Ospedale Civile e Militare, collocato nel complesso conventuale della SS. Annunziata, e la facoltà di organizzare al suo interno opportuni spazi dove ospitare e curare i dementi poveri della provincia. Il Consiglio provinciale formalizza tale accordo il 21 novembre 1872 approvando una convenzione venticinquennale, valida dal primo gennaio 1874.
Già dal 1873 i malati di mente della provincia di Ascoli Piceno sono trasferiti nell’ex complesso conventuale, dove le due istituzioni sanitarie – manicomio da una parte e ospedale civile e militare dall’altra – convivranno fino al 1895 [FM_4_1_2]. Dopo questa data, il convento sarà trasformato in sede unica e definitiva del manicomio provinciale. Negli anni di gestione della Congregazione di Carità, il Consiglio provinciale vigila sul manicomio per tramite di una Commissione speciale, la cui principale funzione di controllo è volta al rispetto degli accordi e al continuo miglioramento delle condizioni dei malati.
I fase: 1884-1902 [FM_4_1_7]
architetti/ingegneri: (?) Dasti
alienisti/psichiatri: Domenico Zannini, Alfredo Zavaldi, Carlo Poggi, Augusto Tamburini (consulente)
Già nei primi anni di gestione da parte della Congregazione di Carità di Fermo, la Commissione provinciale di controllo sul Manicomio aveva segnalato una serie di anomalie strutturali e gestionali, risolvibili solo con un organico progetto di riordino dell’intero complesso.
Nella relazione del dicembre 1884 la Commissione suggerisce la messa in cantiere di alcuni interventi ritenuti indifferibili, tra cui l’ampliamento del numero e delle dimensioni dei locali, la realizzazione di spazi adibiti a passeggio e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Sulla scorta di tali indicazioni, la Congregazione di Carità edifica un nuovo padiglione per agitati, a un solo piano (3A-A), prolungando verso nord l’estremo braccio orientale dell’antica fabbrica del convento [FM_4_1_3; FM_4_3_8].
Il 21 agosto 1886 una Commissione Speciale, coordinata da Augusto Tamburini, compie un sopralluogo nel manicomio di Fermo, con lo scopo di stabilire gli interventi di miglioria da attuare sulle strutture e sull’organizzazione dell’intero complesso. La relazione conclusiva del 6 settembre 1886, a firma di Tamburini, prescrive l’ampliamento del numero e della capienza delle stanze di degenza, la realizzazione delle sale comuni, del refettorio e delle sale di soggiorno, la divisione del complesso in comparti distinti in base al tipo di disturbo mentale, il trasferimento in altra struttura del Baliatico, all’epoca posto tra i padiglioni 3-D e 3A-A. Gli interventi di manutenzione ordinaria saranno eseguiti a scaglioni negli anni successivi. Il padiglione della sezione agitati uomini (3A-A), sopraelevato di un piano e ampliato al piano terra, assumerà una diversa conformazione, coincidente con quella attuale [FM_4_1_4; FM_4_3_8]. Sul fianco nord della chiesa, in linea con la facciata, si erige un piccolo edificio a un piano destinato, nel corso degli anni, prima a infermeria, poi a residenza e, per finire, a officina. Un intervento significativo, soprattutto per le implicazioni di carattere strutturale che ne deriveranno, è l’ampliamento dell’ala anteriore del complesso conventuale, su cui si apre l’ingresso principale (padiglione 1-B), e l’erezione, parallelamente al corpo di fabbrica orientale del convento, di una lunga manica a tre piani, di 5x25 m., destinata alle semi-tranquille [FM_4_2_1].
Il 12 aprile 1893 la Provincia di Ascoli Piceno e la Congregazione di Carità di Fermo stipulano una nuova Convenzione, con effetto dal primo gennaio 1894. Il documento fissa le scadenze temporali entro le quali si dovranno eseguire tutte le opere di miglioria necessarie ad adeguare lo stabilimento agli standard richiesti dalle moderne tecniche psichiatriche. La Congregazione di Carità di Fermo, adempiendo solo in parte agli obblighi sottoscritti con la Provincia, nel biennio 1895-1896 costruisce un nuovo padiglione a pianta rettangolare (5), su un’area a valle dell’ex convento [FM_4_1_4; FM_4_3_3].
Dieci anni dopo, nel 1916, il nuovo direttore Romolo Righetti, così descriverà in una relazione a stampa questo nuovo edificio: “[…] non rappresenta un tipo di costruzione manicomiale recente. È un corpo di fabbrica unico, di forma rettangolare molto allungata (103x12 m) a due piani. Nella sua parte centrale l’edificio è percorso longitudinalmente in ambedue i piani da un corridoio, illuminato ai due estremi da finestroni e fiancheggiato da due serie di stanze. In corrispondenza degli sbocchi delle due gallerie il corridoio è interrotto da due vestiboli, dai quali si accede a due scale ampie e luminose, che mettono in comunicazione il piano terreno con il piano superiore. […] Al di là dell’edificio esiste un terreno dalla superficie complessiva di mq. 3.522,60, recinto da muri non tanto alti da riuscire a togliere la vista della campagna ai ricoverati; esso è suddiviso da due muri perpendicolari in tre corti uguali, che servono da passeggio per tre sezioni di malati” [FM_4_2_4; FM_4_2_5; FM_4_3_4; FM_4_3_9].
La Commissione speciale per il Riordinamento del Manicomio, in una relazione del 12 dicembre 1900, assegna alla Provincia la competenza in materia di assistenza e ricovero dei mentecatti poveri e ribadisce la scelta di ubicare il complesso manicomiale a Fermo. Il 17 maggio 1902 il Consiglio provinciale approva all’unanimità “l’acquisto dei terreni e dei fabbricati (compresa la chiesa) di proprietà della Congregazione di Carità di Fermo, attualmente adibiti ad uso Ospedale, Manicomio, Baliatico e servizi dipendenti”. Dal 28 marzo 1906 la proprietà e la gestione del manicomio passeranno ufficialmente alla Provincia e, contestualmente a tale trasferimento, si varerà un articolato programma di iniziative finalizzate al miglioramento gestionale-amministrativo, tecnico, scientifico e architettonico-strutturale dell’intero impianto.
II fase: 1902-1948 [FM_4_1_7]
architetti/ingegneri: (?) Bellucci, Pietro Ulpiani, (?) Cocci
alienisti/psichiatri: Carlo Poggi, Romolo Righetti, Alberto Rezza, Lelio Grimaldi
Nel 1903, la sezione distaccata di Fermo dell’Ufficio tecnico provinciale di Ascoli Piceno compila un primo “Progetto definitivo per la sistemazione generale del manicomio” le cui soluzioni ricompariranno, anche se solo in parte, nelle proposte progettuali degli anni a seguire. Il progetto, redatto dall’ingegnere Bellucci, contempla diversi interventi: la realizzazione di nuovi fabbricati, con diversa destinazione d’uso (abitazione del direttore e portineria; reparto di osservazione, abitazioni per il vice direttore, l’ispettore, il cappellano e il farmacista; cappella, camera operatoria e obitorio), alcune trasformazioni e adattamenti a nuovi usi di edifici esistenti (il fabbricato a sinistra della facciata della chiesa, ampliato e trasformato in abitazione, ufficio dell’economo e ufficio tecnico provinciale; parte della chiesa adibita a magazzino), la costruzione di muri di cinta e passaggi coperti [FM_4_2_1; FM_4_2_2].
Il 15 gennaio 1909 assume la direzione del manicomio Romolo Righetti, che attuerà provvedimenti di varia natura, funzionali sia al benessere dei malati sia alla gestione e specializzazione del personale. Nel suo progetto di riordino architettonico, Righetti pensa sia alla valorizzazione e all’ammodernamento degli edifici esistenti sia all’ampliamento del complesso originario. Egli ipotizza, perciò, la costruzione di nuovi padiglioni: “1) due padiglioni capaci di contenere 50 malati ciascuno per malati bisognosi di cura e vigilanza continua; 2) due padiglioni per l’osservazione dei nuovi ammessi; 3) due padiglioni per le infermiere con sezioni d’isolamento per le malattie infettive; 4) un padiglione per lavanderia; 5) due fabbricati per la colonia agricola; 6) due padiglioni o villini per pensionanti; 7) un villino per uso di abitazione del direttore e di uno dei medici”.
Allo stesso tempo, però, tra il 1909 e il 1914 un articolato insieme di opere di restauro e trasformazione comporta la modernizzazione di tutti i reparti di degenza già esistenti: reparto degli agitati (padiglione 3A-A); reparto delle semi-agitate (padiglione 3-D); reparto delle tranquille (padiglione 1-B); edificio di recente costruzione (padiglione 5) [FM_4_3_3; FM_4_3_4]. Molti spazi della parte più antica del convento sono adibiti a funzioni fino allora non contemplate, le quali sono direttamente connesse a quella medico-ospedaliera: uffici e biblioteca, laboratorio scientifico e alloggi destinati ai sanitari (padiglione 1-B); alloggio delle suore (padiglione 3A-A); refettori [FM_4_2_3; FM_4_2_4; FM_4_2_5].
Contestualmente a tali interventi si eseguono lavori di carattere generico riguardanti aspetti sia estetici sia funzionali: ingrandimento delle finestre e, se possibile, rimozione delle inferriate; realizzazione di impianti di tinozze da bagno e di latrine in tutti i reparti, nonché rinnovo di tutto l’impianto idrico; restauro della casa colonica. Nelle scelte di Righetti si percepisce con evidenza l’arduo proposito di voler calare l’organizzazione funzionale di un manicomio a padiglioni indipendenti all’interno dell’esistente struttura conventuale.
L’opera di ristrutturazione iniziata da Righetti è portata a compimento dal suo successore, Alberto Rezza, ma il lavoro di Righetti fu ritenuto così impareggiabile che, in una relazione del 15 luglio 1929, la Commissione di Vigilanza si esprimerà con parole di grande elogio per i risultati raggiunti.
Nel 1925, l’ingegnere capo della provincia, Pietro Ulpiani, è incaricato dalla Deputazione provinciale di sviluppare un progetto che trasformi la chiesa dell’Annunziata (padiglione 4-E) in tre nuovi reparti per accogliere la degenza di duecento malati tranquilli [FM_4_2_6; FM_4_2_7]. Si tratta di un intervento invasivo che muta radicalmente l’immagine della chiesa sei-settecentesca progettata da Daretti. La logica che ispira il progetto è quella dell’economicità; la conversione della volumetria esistente, infatti, permette di risparmiare sulla costruzione di un nuovo padiglione. Il caposaldo dell’intervento è la demolizione, fino alla zona del transetto e del presbiterio, di tutta la navata centrale, così da ricavare una vasta corte interna scoperta su cui affacceranno le aperture finestrate dei bassi volumi adibiti a dormitori. Insieme alla navata centrale è abbattuta la facciata monumentale fino al livello della trabeazione [FM_4_2_2; FM_4_3_1; FM_4_3_2; FM_4_3_5; FM_4_3_7]. Sempre a Ulpiani si deve, nel 1927, la realizzazione dell’impianto di illuminazione del nuovo edificio della portineria [FM_4_2_8].
Con la deliberazione n. 37 del 14 febbraio 1928 la Provincia di Ascoli Piceno acquista la casa appartenente alla colonia Vinci e la trasforma in casa colonica dell’azienda agraria dell’Ospedale psichiatrico. Il progetto di trasformazione è redatto nello stesso anno dall’ingegnere Ulpiani. Nei due anni successivi, tra il 1929 e il 1930, buona parte degli edifici sono sottoposti a pesanti interventi di manutenzione straordinaria, volti a ridurre numerosi stati di degrado. In particolare, per il padiglione costruito dalla Congregazione di Carità tra il 1895 e il 1896 (padiglione 5), l’ingegnere delegato dell’Ufficio tecnico provinciale, (?) Cocci, propone pesanti interventi di sottofondazione e opere di risanamento della copertura.
III fase: 1948-1962 [FM_4_1_7]
architetti/ingegneri: Francesco Cimica, Alberto Paradisi, (?) Tucci, Francesco Passamonti
alienisti/psichiatri: Lelio Grimaldi, Antonio Tomasino, Bruno Bisio
Dal 1948 si avvia un organico complesso di interventi finalizzati alla riconfigurazione generale e alla razionalizzazione dell’intero complesso psichiatrico. Il 28 febbraio dello stesso anno il direttore, Lelio Grimaldi, in una sua relazione pone in evidenza il problema della mancanza di uno specifico padiglione per malati infettivi. Tra il 1948 e il 1955 l’Ufficio tecnico provinciale, diretto dall’ingegnere Francesco Cimica, elabora tre diversi progetti di massima, relativi al nuovo padiglione Infettivi (padiglione 11). Il primo, datato marzo 1948, individua in un’area a nord dell’ex convento il luogo in cui edificarlo [FM_4_2_10; FM_4_2_11]. Tale scelta comporta un generale riesame dell’organizzazione logistica e funzionale dell’intero complesso, tanto che tutti gli edifici della colonia agricola saranno spostati in un’area a sud dell’ospedale psichiatrico provinciale.
Il progetto originale del padiglione Infettivi sarà modificato da una variante del gennaio 1950 e appaltato nell’aprile 1954 [FM_4_2_12]. Non appena iniziati i lavori, un’ordinanza del Sindaco di Fermo impone che il nuovo padiglione sia costruito a una distanza dalla pubblica via maggiore rispetto a quanto inizialmente previsto. Tali contingenze determinano l’elaborazione di un terzo progetto e, nell’aprile del 1955, è presentata l’ultima e definitiva proposta per il padiglione 11. Si tratta di un parallelepipedo su due livelli fuori terra, più un seminterrato, delle dimensioni di 15,05 x 23,90 m. in pianta e m. 11,16 in altezza. I piani, rialzato e primo, sono entrambi adibiti a funzioni sanitarie; la copertura è a terrazza. L’immagine esterna richiama il linguaggio del razionalismo italiano, qui proposto in una versione assai semplificata [FM_4_2_14; FM_4_2_15].
Inoltre, nel gennaio 1948, sul progetto redatto nel 1941 dall’Ingegnere Capo della Provincia, Francesco Cimica, si inizia la costruzione della nuova lavanderia (padiglione 8) che, sia nella distribuzione degli ambienti sia nell’immagine architettonica, è riconoscibile per una forte connotazione funzionalista e per la rigorosa razionalizzazione dei processi costruttivi [FM_4_2_9]; poi, nel settembre del 1954 lo stesso fabbricato viene sopraelevato di un piano.
Tra gli anni cinquanta e sessanta, alcuni edifici a carattere utilitaristico sono ristrutturati, come avviene nell’ottobre 1951, con i lavori di manutenzione straordinaria delle stalle (padiglione 7). Altri padiglioni sono edificati ex novo, a esempio la casa da destinare ai malati impiegati nella colonia agricola (paglione 6), costruita nell’ottobre 1963 a sud dell’ex convento. In seguito a quest’ultimo intervento, l’edificio prima adibito a questa categoria di alienati, detto casa colonica Vinci, è trasformato in padiglione delle bambine.
Oltre ai citati interventi di nuova edificazione, l’Amministrazione provinciale prosegue nell’opera di manutenzione dei padiglioni esistenti. Si operano interventi di miglioramento strutturale: nel settembre 1951 si trasformano in Teatro alcuni locali semi-interrati della zona absidale dell’ex chiesa dell’Annunziata (padiglione 4-E) e si attuano opere di consolidamento della volta [FM_4_2_13]; nel luglio 1952 si procede con l’irrigidimento del solaio dell’ingresso (padiglione 2-C), ottenuto con l’inserimento di una trave in calcestruzzo su pilastri.
Oltre a questi lavori, nel marzo 1955 l’Ufficio tecnico provinciale, ancora a firma di Francesco Cimica, elabora un ampio progetto di ristrutturazione generale che avrà notevole incidenza su tutta la parte antica dell’ex complesso conventuale [FM_4_2_16; FM_4_2_17; FM_4_3_6; FM_4_3_8; FM_4_3_10]. Insieme alle necessarie opere di finitura, in esso sono compresi pesanti interventi di ricostruzione di volte, solai e porzioni di muratura, nonché, di poco successive, opere di ridistribuzione degli spazi e dei percorsi interni [FM_4_2_18]. Altro settore progettuale è quello impiantistico, di particolare interesse perché ha lo scopo di raggiungere un’alta qualità dei servizi di cura, tanto che nei padiglioni sono aggiornati e messi a norma tutti i sistemi tecnologici: elettrico, idrico, termico, meccanico. Data l’enorme mole di opere previste dal progetto, gli interventi saranno attuati per stralci.
Sempre nello stesso periodo si realizzano interventi di sistemazione delle aree esterne, oggi ancora visibili: del maggio 1959 è la ricostruzione dell’intera recinzione del complesso [FM_4_1_5]; dell’aprile 1960, la realizzazione di un’opportuna sottofondazione delle strade di accesso ai padiglioni.
Le trasformazioni appena descritte ridefiniscono in modo radicale l’organizzazione generale dell’Ospedale psichiatrico, la cui consistenza rimarrà pressoché inalterata fino alla riconversione a nuovo uso. Da un punto di vista tecnico organizzativo, il principale attore di tale periodo è stato certamente l’Ingegnere capo della Provincia, Francesco Cimica.
IV fase: 1962-1997 [FM_4_1_7]
architetti/ingegneri: Francesco Ballatori, Francesco Passamonti, Adolfo Cocchiere, Alberto Cameli, Stefano Piani, Amedeo Grilli, Luigi Cocci
alienisti/psichiatri: Bruno Bisio, Ernesto Buondonno
Alla fine del 1962 la configurazione architettonica del sistema insediativo manicomiale assume un’articolazione abbastanza rispondente alle esigenze di un efficiente e moderno Ospedale psichiatrico, che non subirà particolari trasformazioni negli anni a seguire. Nel periodo compreso tra il 1962 e il 1967, tuttavia, sono redatti due progetti di ampliamento dalla comune strategia di intervento, ossia l’aumento della volumetria per sopraelevazione di alcune parti del complesso.
Il primo, datato 23 febbraio 1961, riguarda la costruzione di una nuova cappella (padiglione 3A-A); l’intervento, pensato dal nuovo dirigente dell’Ufficio tecnico provinciale di Ascoli Piceno, l’ingegnere Francesco Ballatori, consiste, previo smontaggio del solaio e della copertura in legno, nella sovrapposizione alla scatola muraria esistente di una serie di portali in calcestruzzo armato con copertura a capanna, intorno ai quali viene costruito il muro di tamponamento esterno del nuovo locale [FM_4_3_8]. Il secondo, datato 24 marzo 1965 e redatto dallo stesso tecnico, consiste nella sopraelevazione dell’Istituto Medico Psico-Pedagogico “De Santis” (ex padiglione 11, Infettivi).
A seguito della legge 180 (13.05.1978), nel 1985 la Regione Marche istituisce il Servizio per la tutela della salute mentale, trasformando l’ospedale psichiatrico in Centro riabilitativo assistenziale e sanitario (CRAS), che sarà chiuso nel 1998.
Le ultime vicende del complesso psichiatrico sono segnate da un insieme di interventi edilizi dal forte impatto, negativamente giudicato nell’ambito del restauro e del consolidamento strutturale. La prima di queste opere, realizzata tra il 1993 e il 1995, riguarda il padiglione 5, cioè quello costruito a fine Ottocento dalla Congregazione di Carità di Fermo a est dell’ex complesso dell’Annunziata. I progettisti, l’architetto Stefano Piani e gli ingegneri Amedeo Grilli e Luigi Cocci, propongono pesanti interventi di sottofondazione, su pali in calcestruzzo armato, e l’inserimento all’interno della scatola muraria di un telaio in calcestruzzo armato di due piani, con solai in latero-cemento [FM_4_2_19].
V fase: 1997-2012 [FM_4_1_7]
architetti/ingegneri: Claudio D'Amico, Silvio Albanesi, Manuela Manenti, Paola Gigli, Nicoletta Gigli, Bruno Giulianelli
Buona parte dei blocchi edilizi dell’ex Ospedale psichiatrico, in particolare quelli di più antica costruzione, sono seriamente danneggiati dagli eventi sismici che nel settembre 1997 colpiscono l’Umbria e le Marche. Vista l’evidente criticità dei manufatti, l’Azienda Sanitaria, che nel frattempo ne ha acquisito la proprietà, decide di intervenire promuovendo un progetto assai complesso finalizzato alla riabilitazione strutturale e all’aggiornamento architettonico e impiantistico degli edifici [FM_4_1_6].
Il progetto strutturale esecutivo è approvato dalla Conferenza dei Servizi il 22 gennaio 2002 e appaltato in data 9 ottobre 2003. Gli elaborati riportano la firma dell’ingegnere Claudio D’Amico, mentre la Direzione e la Contabilità dei Lavori sono espletati dal raggruppamento temporaneo di professionisti, rappresentato dall’ingegnere Silvio Albanesi. Gli interventi previsti riguardano i seguenti corpi di fabbrica: 1-B, 2-C, 3-D, 3A-A e 4-E. Seppur l’articolato uso di soluzioni specifiche e particolari ne restituisce un’immagine complessa, il progetto strutturale esecutivo può essere sintetizzato in due grandi categorie di intervento: riparazione dei danni provocati dal sisma; consolidamento e miglioramento del comportamento strutturale dell’intero sistema edilizio. Il campo d’applicazione di tali indicazioni ha carattere estensivo, riguarda cioè la quasi totalità degli elementi strutturali degli edifici: fondazioni, murature portanti e non, solai, coperture, aperture. Nei principi d’indirizzo si può leggere un'evidente disattenzione nei confronti del dato storico, che avrà come conseguenza la demolizione e successiva ricostruzione di estesi ambiti dell’intero organismo architettonico, in particolare: solai, coperture, architravi. Tutte le opere strutturali sono ultimate il 20 dicembre 2006 e collaudate il 2 maggio 2007.
Il progetto definitivo delle opere architettoniche e impiantistiche, redatto dal raggruppamento temporaneo di professionisti Italingegneria, rappresentato dall’ingegnere Silvio Albanesi, è approvato dalla Conferenza dei Servizi del 10 marzo 2005 e reso esecutivo con due distinti stralci, di cui, a oggi, solo il primo è stato portato a compimento. Datato 31 marzo 2006, ha come oggetto le “Opere relative ai corpi 1-B e 3A-A, al vano scala del corpo 4-E ed impiantistiche generali”. Le indicazioni in esso contenute sono finalizzate a una razionalizzazione distributiva, funzionale e dimensionale degli edifici, che tiene conto sia delle caratteristiche architettoniche dell’esistente sia delle loro necessità conservative. I parametri progettuali d’intervento sono i seguenti: 1) adattabilità funzionale (compatibilità tipologica, flessibilità, caratteristiche strutturali, collegamenti verticali, connettivo); 2) benessere e sicurezza; 3) conservazione degli elementi di carattere storico-artistico; 4) elementi di finitura. Le opere del progetto architettonico sono ultimate l’11 gennaio 2012 e collaudate il 14 maggio 2010 [FM_4_2_20; FM_4_2_21; FM_4_2_22; FM_4_2_23; FM_4_3_6; FM_4_3_7; FM_4_3_8; FM_4_3_10].
Parallelamente alla fase esecutiva appena descritta, lo stesso gruppo di progettisti (Italingegneria) presenta il 31 ottobre 2005 il progetto esecutivo per il padiglione 5, quello costruito tra 1895 e 1896 dalla Congregazione di Carità di Fermo a est dell’ex complesso dell’Annunziata. Anche in questo caso lo scopo per cui è proposto l’intervento è la riparazione dei danni provocati dal sisma del ’97, nonché il miglioramento sismico della struttura [FM_4_3_9].
impianto
blocco articolato, padiglioni connessi da gallerie e padiglioni indipendenti
corpi edilizi
padiglione principale con pianta a corti (ex complesso conventuale e chiesa), disposto su livelli di terreno con quote differenti, su uno/due piani (3A-A), su due/quattro piani (4E), su tre piani (2-C) e su quattro piani (1-B, 3D); padiglioni connessi, a pianta rettangolare su due piani (5); padiglioni indipendenti a pianta rettangolare su un piano (7, 9, 10) e su due piani (8), e a pianta quadrangolare su due piani (12) e su tre piani (6, 11)
strutture
strutture in elevazione: muratura in mattoni pieni, pilastri in c.a.
orizzontamenti: volte a crociera e a botte in mattoni; solai con orditura principale e secondaria in legno, pianelle in laterizio e caldana in calcestruzzo; solai con orditura principale in acciaio (travi a profilo aperto), secondaria in legno, pianelle in laterizio e caldana in calcestruzzo; solai con orditura principale in acciaio (travi a profilo aperto), tavelloni in laterizio e caldana in calcestruzzo; solai in latero-cemento
coperture: a falde con orditura principale e secondaria in legno, pianelle in laterizio, caldana in calcestruzzo e manto di copertura in coppi; a falde con capriate in legno, orditura principale e secondaria in legno, pianelle in laterizio, caldana in calcestruzzo e manto di copertura in coppi
ottimo (ex padiglioni 1-B, 2-C, 3A-A, 3-B, 3-D, 4-E, 5, 12)
buono (ex padiglioni 6, 7)
medio (ex padiglioni 8, 9, 10, 11)
Congregazione di Carità di Fermo, Ricorso al Ministero degli Interni nella vertenza con l'on. Deputazione Provinciale di Ascoli Piceno circa la nomina e dipendenza del direttore del manicomio di Fermo, Stabilimento Tipografico Bacher, Fermo 1898
Id., Al Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno. Risposta alla relazione della Commissione per la riforma del Manicomio, Tipografia del Commercio, Fermo 1900
Provincia di Ascoli Piceno, Relazione della Commissione per la riforma del Manicomio in Fermo, Tipografia Economica, Ascoli Piceno 1900
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Il volto che muta, viaggio attorno all’ex Manicomio di Fermo, a cura di L.Trapé, Andrea Livi Editore, Fermo 2003
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Archivio di Stato di Ascoli Piceno-Sezione di Fermo, Comune di Fermo, Titolo IV, Beneficenza Pubblica; Ufficio Tecnico
Archivio di Stato di Ascoli Piceno-Sezione di Fermo, Archivio dell’estinto Consiglio Provinciale di Fermo
Provincia di Ascoli Piceno, Archivio Storico, Ufficio Tecnico, Ospedale Psichiatrico Provinciale di Fermo
ASUR - Fermo, Archivio Storico Ospedale Psichiatrico Provinciale di Fermo, Amministrativo e sanitario
ASUR - Fermo, Archivio Ufficio Attività Tecniche, Progetti sul Complesso ex-CRAS di Fermo
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