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V Fase

Anno inizio: 
1947 to 2012

Nel 1947, durante la direzione di Clemente Enselmi, il Reale Manicomio assume la denominazione di “Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena” e, sulla base di una perizia del 19 novembre 1946, si pianificano cospicui lavori, che proseguiranno fino agli inizi degli anni Sessanta, rivolti soprattutto a ovviare agli ingenti danni bellici: si riparano la chiesa ed alcuni padiglioni, tra cui il Bianchi e il Virgilio, si costruisce una lavanderia meccanica dotata di impianto per il riscaldamento [CE_4_2_9], un pozzo semiartesiano, iniziano i lavori per un pensionato; si ripristinano il cronicario e la Colonia agricola, dove, tra l’altro, si realizzano un bacino per le vacche (1950), un nuovo impianto di irrigazione (1951-52) e, dagli anni sessanta, una vaccheria, un porcile e un pozzo assorbente.

Nel 1950, il padiglione Buonomo è oggetto di un progetto per adibire l’infermeria maschile a gabinetto di malariologia; nel 1955 si sistema il viale di accesso ai padiglioni Livi e Chiarugi; l’anno dopo si costruiscono il refettorio e la cucina per l’alloggio delle suore. Dalla fine degli anni Cinquanta si realizzano una nuova linea elettrica a forza motrice e l’impianto idrico; nel 1958, viene redatto un progetto per sopraelevare il reparto di “folli tranquilli”, attrezzandolo con sala mensa e un altro per l’ampliamento e il restauro del padiglione Verga, che prevede, tra l’altro, nel 1960, la ripavimentazione dell’intera struttura, la messa in opera di nuovi impianti elettrici, idrici, di riscaldamento e di smaltimento fognario, il ripristino e il consolidamento del tetto e, nel 1961, la costruzione del massetto, rifinito con pavimentazione di lastre di marmo. Tra il 1960 e il 1962, si completano la tinteggiatura degli interni e il restauro della facciata; si costruiscono parapetti di “difesa” e barriere metalliche, mentre l’anno dopo si prolunga il pozzo. In questo stesso decennio si registra un vivace fermento edilizio per continuare l’ampliamento a padiglioni [CE_4_2_10; CE_4_2_11; CE_4_2_12; CE_4_2_13] ripristinati nel 1963 gli alloggi dei tranquilli ubicati al secondo piano della Casa centrale, l’anno dopo, infatti, si programma di realizzare un nuovo refettorio, di migliorare quello dell’ala occidentale, di estendere il “reparto semitranquilli”, di sopraelevare la parte centrale (1960-1962), per cui si restaura anche la facciata principale (1962) e si introducono impianti di acqua calda nei bagni (1962). Dalla metà degli anni Sessanta, il padiglione Chiarugi è dotato di un più moderno impianto idrico e di una ulteriore sala per “medicature”; finché, nel 1967, si redige il progetto di ampliamento del monoblocco B e, nel 1969, quello per il monoblocco A, per la realizzazione dei quali si procede all’esproprio di nuovi suoli. Nel 1971, è approvato l’inizio dei lavori di completamento e di ristrutturazione ma, dal 1972, nonostante fossero stati già eseguiti i collaudi dei primi lotti di lavori, i progetti di entrambi gli edifici sono oggetto di diverse soluzioni, cui seguono varianti che ne ridimensionano l’idea iniziale [CE_4_2_14; CE_4_2_15; CE_4_2_16; CE_4_2_17; CE_4_2_18].

In realtà, a partire dal 1970, si elaborano diversi programmi di ristrutturazione e ampliamento, ma l’Ospedale Psichiatrico “Santa Maria Maddalena inizia a risentire dell’ondata di rinnovamento che stava coinvolgendo le strutture manicomiali a seguito dell’azione promossa da Franco Basaglia, poi confluita nella nota legge n.180 del 13 maggio 1978. Nonostante il numero dei ricoverati si fosse oramai sensibilmente ridotto, l’istituzione aversana è amministrativamente suddivisa in due unità, affidate agli alienisti Giacomo Cascella e Vittorio Catapano: la “G.M. Linguiti” - cui appartenevano la Casa centrale, le sezioni Livi e Chiarugi, l’infermeria delle donne e l’alloggio delle suore - e la “B.G. Miraglia”, con le sezioni Bianchi e Virgilio, la lavanderia e i due blocchi A e B.

Già prima dell’applicazione legislativa, all’interno dell’edificio principale vengono insediate alcune sezioni dell’USL 20, finché, negli anni successivi, è qui istituito l’archivio storico dell’ex Ospedale psichiatrico con il suo intero patrimonio librario. L’Ospedale psichiatrico, svuotato nel 1998, chiude l’anno dopo e si avvia in una fase di assoluta incuria e declino [CE_4_3_7; CE_4_3_10; CE_4_3_11; CE_4_3_12; CE_4_3_13].

Nei vari padiglioni ancora agibili, troveranno invece posto diverse attività estranee al servizio psichiatrico, quali servizi socio-sanitari (medicina legale, DSM, SERT, commissioni invalidi civili, uffici amministrativi ASL) un centro di recupero per i tossicodipendenti, attrezzature per il tempo libero, un bar e l’archivio storico. Oggi, la maggior parte degli ambienti del corpo centrale sono completamente fatiscenti; la chiesa, con i pregevoli stucchi e frequentemente saccheggiata dei quadri e degli arredi sacri, è stata chiusa al pubblico perché dichiarata inagibile a causa di dissesti statici e di continue infiltrazioni d’acqua [CE_4_3_9]. La stessa sorte è toccata ai locali del primo e secondo livello, mentre la vegetazione selvatica ha invaso i chiostri e i corridoi del piano terra [CE_4_3_8; CE_4_3_14; CE_4_3_15]. Dal 2013 è in corso di definizione un protocollo di intesa tra il Comune di Aversa, l’ASL di Caserta e la Seconda Università degli studi di Napoli per uno studio finalizzato al recupero del complesso di S. Maria Maddalena e dell’area circostante.

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