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II fase

Anno inizio: 
1907 to 2012

 

A seguito dell’aumento dei pazienti, nel 1906 la Deputazione provinciale chiede al proprio ufficio tecnico un progetto d’ampliamento del manicomio che prevede il prolungamento del padiglione destinato alle pazienti agitate. L’edificio, originariamente composto di due corpi di fabbrica uniti sui lati con corridoi coperti, è ampliato di 12,40 m. verso nord dopo aver acquistato l’area adiacente al confine settentrionale del complesso. Poiché presto il complesso manicomiale si mostra insufficiente alle necessità di ricovero in costante crescita, nel 1910 il direttore chiede lo stanziamento di fondi per la costruzione di un nuovo padiglione. A causa della scarsezza delle risorse ottenute, l’Ufficio tecnico provinciale propone la riduzione del terreno adibito a colonia agricola, l’ampliamento della struttura edilizia a essa annessa e il trasferimento in quella sede di una parte dei pazienti. L’ipotesi è approvata il 12 luglio 1913, consentendo l’aggiunta di 50 posti letto a quelli esistenti. Al piano terra lo spazio è diviso fra la sala comune, la stanza per bagni e le docce, la cucina e i dormitori; il primo piano è invece occupato dal guardaroba e da più sale da bagno.

Nel 1934 il fabbricato per i servizi e le cure idroterapiche è riadattato per ospitare ricoverate lavoratrici e convalescenti; sfortunatamente, non si possiede documentazione che riveli la natura delle modifiche subite dall’edificio, per l’occasione intitolato a Giuseppe Seppilli, primo direttore del manicomio di Brescia.

Quasi vent’anni dopo, nel 1952, gli ingegneri Paolo Peroni e Giacomo Lanfranchi progettano un ampliamento del padiglione destinato alle pazienti agitate, con l’innalzamento parziale di un piano di soli tre corpi dell’edificio dei quattro esistenti [BS_4_2_4].

Al 1960 risale la costruzione dell’ultimo edificio facente parte del complesso manicomiale bresciano, adibito all’accettazione e all’osservazione dei pazienti, intitolato ad Agostino Gemelli e collocato fuori del muro di cinta, su un terreno di proprietà dell’ospedale psichiatrico. La redazione del progetto esecutivo era stata affidata l’anno precedente all’architetto Mario Dabbeni e agli ingegneri Sam Quilleri e Giovanni Minelli. L’edificio, a tre piani fuori terra più uno scantinato, ha una planimetria a “doppia Y”, con un corpo centrale e due ali fra loro simmetriche. Lo scantinato deve ospitare l’autorimessa, un locale per la conservazione dei medicinali, un magazzino e diversi ambienti di servizio [BS_4_2_5]; al piano rialzato si accede dal piazzale esterno mediante un ampio porticato. Nel corpo centrale è previsto un atrio d’ingresso da cui si accede ai corridoi che portano alle ali nord-est e sud-est; in esso sono ospitati la direzione medica, i locali per i medici, l’archivio, l’accettazione e gli uffici amministrativi. Le due ali, invece, svolgono la funzione di veri e propri reparti con i locali per le degenze, i guardaroba, i parlatori, le piccole cucine e i locali per servizi igienici. L’ex padiglione Gemelli è ora trasformato in edificio scolastico [BS_4_3_14].

Tra il 1960 e il 2000 nell’ospedale psichiatrico si svolgono esclusivamente lavori di manutenzione ordinaria [BS_4_1_2], ma nel corso degli ultimi dieci anni buona parte del complesso ospedaliero, ora sede della ASL della Provincia di Brescia, subisce diversi lavori di ristrutturazione, che riguardano tuttavia solo una parte dei padiglioni, mentre altri sono ancora in condizioni di grave degrado.

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