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II fase

Anno inizio: 
1872 to 1921

Durante la direzione di Giovanni Tonino (1871-1876) si eseguono opere di adeguamento dell’esistente, ma è con l’innovativa direzione di Enrico Morselli (1877-1880) che si realizzano sostanziali modifiche funzionali e distributive, attuate avendo come modelli il manicomio di S. Lazzaro a Reggio Emilia e i principi psichiatrici dell’alienista Carlo Livi. Il manicomio maceratese – definito “a sistema germanico” e “primo Asilo dei pazzi edificato in Italia di sana pianta e ispirato ai principi della medicina mentale” – è reso più efficiente nel 1877 con l’attivazione della Colonia agricola Esquirol (7 ha. di podere, con stalla, porcile, colombaia, ovile e conigliera-modello) e l’istituzione di una Colonia industriale nel casino Pinel, ex villa per pensionanti donne trasformata in “Casa di lavoro libero e regolare”. Sono realizzate nuove vie di comunicazione interna, migliorato il sistema igienico generale, edificato un magazzino per il forno, rinnovata la cucina, costruiti nuovi locali (dispensa e lavatoio), impiantato il guardaroba, migliorate le strutture idroterapiche, realizzate nuove cisterne e aumentati gli ambienti per i bagni [MC_4_2_5]. Inoltre, Morselli fonda la “Gazzetta del Manicomio” (1878), istituisce il Museo craniologico e l’Osservatorio meteorologico, e apre un archivio clinico e una piccola biblioteca.

A Morselli succede Giandidimo Angelucci (1881-1907). Fino agli anni novanta non sono molti i lavori edilizi attuati, ma si costruisce un nuovo magazzino per le biancherie sudice (1882-83) e si modifica il soggiorno delle malate agitate (1886). Tema centrale è la ricostruzione della facciata della chiesa di S. Croce attigua al manicomio, realizzata nel 1881 sotto la direzione di Virginio Tombolini. In concomitanza con questi lavori si acquista l’area per ampliare il piazzale antistante, sistemato a verde su progetto dell’Ufficio tecnico, e si costruisce la nuova cucina dietro la curva dei bagni. Nell’ultimo decennio del secolo l’attività edilizia è concentrata nella parte occidentale del complesso manicomiale, dove si attuano più opere: consolidamento dell’edificio della cucina (1890-91), modifiche nella colonia Esquirol (1891), costruzione di una moderna lavanderia presso la colonia (1895-97), del padiglione industriale per i tranquilli (1895-98, poi Lombroso; realizzato su progetto di Antonio Bianchi) [MC_4_2_11] e del capannone per le pompe (1897-99). Oltre a eseguire opere di sistemazione esterna (viali di collegamento tra i diversi edifici), si completano gli impianti elettrici e si riconverte il villino Pinel (rinominato Morselli) all’uso di pensionato femminile. Inoltre, è ampliata la cinta muraria inglobando al suo interno i padiglioni Chiarugi e Morselli [MC_4_2_5], ma si lamenta la mancanza di un padiglione per il ricovero di agitati e sudici.

A fine secolo la situazione è la seguente: area totale impegnata dai fabbricati, mq. 7.710,94; capacità complessiva degli ambienti occupati da alienati, mc. 7.801,37; estensione dei locali di passeggio scoperti per alienati, mq. 24.191,45. La colonia agricola esistente (mq. 40.908,13) è composta di un fabbricato isolato, vari annessi, un laboratorio, un rustico, la concimaia, le stalle di bovini e suini, l’apiario, il pollaio ecc.; ha, inoltre, una vasta area per l’orto (con depositi d’acqua e un efficiente sistema d’irrigazione), due vigneti, vari appezzamenti di terreno per cereali e foraggio, più altri terreni e due fornaci per produrre mattoni.

All’inizio del Novecento il manicomio raggiunge il massimo dello sviluppo e grande notorietà, tanto da essere citato come esempio da imitare per organizzazione funzionale e razionale sistemazione complessiva; tuttavia, l’eccessivo affollamento impone un urgente ampliamento. Dopo aver scartato l’ipotesi di costruire un nuovo padiglione nel recinto del manicomio, tra il 1902 e il 1906 si acquista allo scopo Villa Lauri (località Montalbano) che, opportunamente ristrutturata, può alloggiare sessanta malati [MC_4_1_2; MC_4_3_6]. Alla fine del 1903, a causa di numerose lesioni, l’edificio principale della colonia Esquirol è fatto sgombrare; ritenendo inutile qualsiasi restauro, si redige il progetto di ricostruzione di uno stabile a due piani, terminato nel 1907 [MC_4_2_12; MC_4_3_7] e, accanto, nel 1910, demolito il vecchio porcile ne è realizzato uno nuovo. Tenendo presenti i modelli già in funzione nei manicomi provinciali di Aversa, Perugia, Lucca e altri, già prima si era rinnovata la cucina economica, e ampliato e sopraelevato il fabbricato del guardaroba tessitoria [MC_4_2_13; MC_4_3_10].

Dall’agosto 1908 è direttore Giovanni Esposito; nella relazione sull’andamento del manicomio (1910), cita i rinnovati Statuto e Regolamento e, tra i miglioramenti apportati, segnala la lavanderia-modello e l’innovativo servizio di guardaroba. Essendo passati oltre quarant’anni dalla costruzione del manicomio, la direzione chiede fondi per attuarvi le opportune riforme, anche sul piano edilizio; si parla di aggiornamenti soprattutto tecnici, ma anche di ristrutturazioni, di nuove costruzioni e dell’acquisto di altri terreni. Tra 1913 e 1915 si avviano opere di riordinamento generale; demoliti gli stabili della vecchia lavanderia dietro la rotonda del corpo principale, vi sono costruiti il nuovo forno e gli ambienti accessori. Altri progetti riguardano la costruzione di un nuovo padiglione per sudici e la trasformazione di edifici esistenti, ma l’avvento della guerra e le conseguenti difficoltà economiche ne interrompono l’esecuzione.

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