La progettazione del manicomio provinciale avviene in due fasi successive, distinte ma con forte continuità d’impostazione, anche se alcune varianti introdotte comportano alcune sostanziali differenze; gli autori del progetto di massima, infatti, non sono gli stessi di quello della fase esecutiva, la cui redazione è affidata a un altro ingegnere provinciale.
Il progetto di massima dell’ingegnere Luigi Gadola e dell’alienista Giuseppe Seppilli prevede che il complesso manicomiale sia costituito, all’interno di un terreno pressoché rettangolare di 60.900 mq, da edifici disposti secondo la tipologia a padiglioni indipendenti, allineati lungo tre fasce edilizie parallele e tra loro connessi da gallerie e portici coperti. I fabbricati della fascia centrale sono adibiti ad attività di servizio: il primo, alle funzioni di direzione e amministrazione, biblioteca, gabinetti scientifici, dispensario farmaceutico, parlatorio, al piano terra, e abitazioni del direttore e vice-direttore, al primo piano; il secondo, ai servizi generali di cucina, dispensa e guardaroba, con dormitori e refettorio per il personale; il terzo, alle sale per bagni, cure idroterapiche e locali per il divertimento; il quarto, al servizio necroscopico e alla scuderia. La cappella, posta nell’area tra l’edificio dei servizi generali e quello dei bagni, è collocata sullo stesso asse centrale.
Lungo le fasce laterali sono collocati i padiglioni per i pazienti di ambo i sessi (donne a ponente e uomini a levante) e le infermerie. Il primo gruppo di padiglioni, articolati su due piani, è destinato ai pazienti convalescenti e a quelli agiati; quelli successivi, organizzati su un solo piano, ai malati cronici, epilettici e vecchi; la terza coppia di edifici, sviluppati su due piani, ai malati tranquilli. Seguono i padiglioni per i semi-agitati, anche questi su due piani, ma dotati di un reparto speciale per maniaci in osservazione, e le infermerie. I padiglioni per i malati agitati sono collocati nell’area retrostante alle infermerie, allo scopo di tenerli il più lontano possibile dai padiglioni degli altri pazienti, evitando così di sentirne le urla. I due padiglioni per malati furiosi sono, in base al progetto di Gadola, distanziati fra loro mediante altre strutture di servizio, come il panificio, la legnaia e la ghiacciaia. Il progetto prevede inoltre che i singoli padiglioni siano tutti dotati di un ampio refettorio, di passaggi coperti, di camerini d’isolamento, di camere per infermieri, con lavabo, latrine e ripostiglio; i dormitori non devono ospitare più di dodici letti ciascuno.
Il progetto esecutivo, redatto nel 1892 [BS_4_2_1; BS_4_2_2; BS_4_2_3], è firmato dall’ingegnere Ferdinando Zanardelli, capo dell’Ufficio tecnico provinciale: non discostandosi sostanzialmente dalla prima soluzione prevista, propone uno schema planimetrico a padiglioni isolati, collegati tra loro da gallerie e porticati coperti [BS_4_3_1; BS_4_3_2; BS_4_3_3] distribuiti sull'area in modo da formare una sorta di grande “T”. Sulla fascia centrale, orientata lungo l’asse nord-nord-est/sud-sud-ovest e destinata ai servizi, si dispongono quattro edifici: direzione, cucine e servizi generali, bagni e servizio idroterapico, servizio necroscopico; nell’intervallo tra questi edifici sono realizzati i giardini all’italiana. Come nel progetto di massima i padiglioni sono collocati in posizione simmetrica ai lati della fascia centrale, separando così quelli che ospitano le donne da quelli destinati agli uomini.
Rispetto al progetto di massima di Gadola, in quello esecutivo di Zanardelli si riscontrano evidenti differenze nella mancanza della chiesa (in seguito, in fase di realizzazione, collocata sulla fascia a est) e nello spostamento della portineria e dell’edificio dell’amministrazione sul lato ovest del sistema insediativo [BS_4_3_4; BS_4_3_5]; in questo modo l’ingresso principale al manicomio non si trova più sull’asse ordinatore centrale.
La costruzione del complesso manicomiale avviene nell’arco di due anni, dal 1892 al 1894. La Deputazione provinciale stabilisce di organizzare il cantiere in cinque fasi successive, corrispondenti ad altrettanti lotti di lavori. Del primo fanno parte i padiglioni delle infermerie [BS_4_3_6] e dei semi-agitati [BS_4_3_7]. Il secondo lotto prevede la costruzione degli edifici della direzione [BS_4_3_8], dell’amministrazione e dei due padiglioni per convalescenti e agitati, destinati alle due sezioni, maschile e femminile [BS_4_3_9]. Nel terzo lotto rientrano i lavori per l’edificio dei servizi generali [BS_4_3_10], i due padiglioni – maschile e femminile – per i malati tranquilli [BS_4_3_11] e altri due padiglioni per malati sudici, epilettici, cronici e paralitici [BS_4_3_12]. Il quarto lotto comprende la costruzione dei padiglioni per gli agitati, mentre l’ultimo riguarda l’edificazione di cinque fabbricati: i servizi dei bagni idroterapici [BS_4_3_13] e il teatro, il servizio necroscopico e la scuderia, la ghiacciaia (con pianta circolare), la lavanderia e, infine, il panificio, la falegnameria e la cantina. Conclusi i lavori nel 1894, fino al 1906 nel complesso manicomiale si svolgono esclusivamente lavori di manutenzione ordinaria.
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