Real Casa dei Matti (1824-1870) nell’ex convento-noviziato seicentesco dei Teresiani Scalzi
Assenti
nuovo impianto e recupero
Fino al 1802 i “pazzi” erano ricoverati insieme agli scabbiosi e ai tisici nell’Ospedale San Giovanni dei Lebbrosi, a sud delle mura urbane, nei pressi del fiume Oreto. L’attenzione per la pazzia, individuabile col trasferimento dei malati lo stesso anno nell’Ospizio di Santa Teresa (PP. Teresiani ai Porrazzi), non si riconduce tanto alla specifica patologia, quanto all’intenzionale miglioramento delle condizioni umane dei degenti; anche nella nuova destinazione, però, permane di fatto la promiscuità e il concetto di reclusione. L’impianto conventuale originario, ancora leggibile nel chiostro e nella chiesa contigua, assume la centralità spaziale del nuovo sistema determinato dall’asse di simmetria perpendicolare alla strada di accesso dei Porrazzi (attuale corso Pisani). Nicolò Raineri, architetto del Senato di Palermo dal 1815 al 1854, redige il progetto per la Real Casa dei Matti in virtù della carica e della sua esperienza nell’edilizia ospedaliera. Dall’analisi dei disegni allegati alle “Istruzioni” emerge una distinzione funzionale riconducibile al rapporto fra esterno e interno e fra “zona visitabile” e “area riservata”. Mantenendo l’intelaiatura del progetto originario del Raineri, gli ampliamenti ottenuti per addizione interessano il costruito e la definizione degli spazi aperti [PA_4_2_1; PA_4_2_2].
Dopo l’Unità d’Italia si pubblicano e si diffondono le idee sulla necessità di costruire a Palermo un Nuovo Manicomio come attuazione in termini architettonici del pensiero medico. Sotto la direzione di Bernardo Salemi Pace e l’amministrazione di Giuseppe Chiarchiaro, iniziano le lunghe trattative per l’acquisto del fondo della Vignicella (ex casa gesuitica), tenuto in affitto dal 1874, dove sono trasferiti 300 ammalati dalla Real Casa dei Matti. L’imponente volume della Vignicella, che costituisce l’edificio principale di una serie di corpi contigui, è oggetto di lavori di restauro e ristrutturazione soprattutto interni, databili al periodo dell’ampliamento della Real Casa dei Matti, della quale diviene succursale [PA_4_2_8; PA_4_3_1]. L’urgenza di realizzare un nuovo manicomio è testimoniata dai documenti d’archivio in cui si fanno precisi riferimenti al progetto e alle modalità dell’incarico, proponendo sia la soluzione del concorso sia quella dell’acquisizione di un progetto di Francesco Azzurri. Ritenuto antieconomico l’acquisto, nel 1884 l’incarico dato a Francesco Paolo Palazzotto (1849-1915) di redigere il progetto dissipa queste perplessità; il progettista, erede di una illustre famiglia di architetti e assistente universitario, vantava infatti la tradizione di architetto di fiducia dell’aristocrazia palermitana e stava maturando esperienza come tecnico dell’Ospedale dei Sacerdoti, succedendo al fratello Giovan Battista.
I fase: 1888-1928 [PA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Francesco Paolo Palazzotto, Ignazio Greco
alienisti/psichiatri: Bernardo Salemi Pace, Gaetano La Loggia
Il primo progetto di Palazzotto del 1884, redatto dopo aver visitato diverse strutture già realizzate, prevede un grande complesso simmetrico con la parte iniziale a est su via Pindemonte e quella conclusiva verso ovest formate da un’esedra, sedici padiglioni collegati da un camminamento coperto, e nella parte centrale i servizi generali, le infermerie e l’ammissione, con una struttura simmetrica ortogonale alla principale [PA_4_2_3]; la tipologia d’impianto proposta richiama con evidenza quella del manicomio di Voghera (1876). Nella variante del 1888 questa soluzione è modificata, con l’introduzione sul lato est di una struttura a pettine al posto dell’esedra, con la previsione sia dell’edificio dell’Amministrazione, posto in via Pindemonte, sia di altri padiglioni aldilà della larga strada in asse con l’Amministrazione; stabilisce così una corrispondenza, lungo un asse perpendicolare, tra il complesso ammissione/cappella/servizi generali, e gli edifici della clinica, posti anch’essi simmetricamente [PA_4_2_4].
Approvato il progetto del 1888, attraverso una gara che stabilisce tre appalti di lavori iniziano le opere per la fondazione del nuovo manicomio. Per descrivere il progetto originario, si riporta una sintesi della relazione presentata da Palazzotto, pubblicata nell’appendice della rivista “Il Pisani” del 1898, quando erano già stati inaugurati (1892) alcuni padiglioni nuovi, permanendo la divisione fra i locali della Vignicella e l’antica Real Casa dei Matti: “Un ampio e lungo viale alberato con ingresso dal palazzo di Amministrazione fronteggiante sulla via Pindemonte, conduce sino in fondo all’Asilo. Lungo questo viale, un po’ rientrati, sorgono i padiglioni delle varie sezioni e dei nuovi ammessi da un lato, gli edifici della Clinica, i Villini per paganti ed i padiglioni pei sudici paralitici e bambini dall’altro. Questi fabbricati così disposti e circondati da giardinetti formano un insieme gajo e danno al viale l’aspetto di una contrada delle città moderne […].
Descrizione dei diversi edifizii. Palazzo d’Amministrazione: questo edificio, dal quale ha ingresso l’Asilo, prospetta sulla Via Pindemonte ed è destinato ad abitazione dell’alto personale d’assistenza e di servizio ed agli Uffici amministrativi. La sua ubicazione sul fronte della via pubblica, da cui hanno accesso le abitazioni e gli ufficii, toglie qualunque ingerenza delle famiglie dei funzionarii e degli impiegati, coll’interno dell’Asilo[…]. Padiglione per nuovi ammessi: Entrando nell’Asilo dall’androne del Palazzo dell’Amministrazione e percorrendo il grande viale, si perviene in uno spiazzo, ove da un lato fronteggiano gli edifizii della Clinica e dall’altro il Padiglione per nuovi Ammessi, da cui si accede alle varie sezioni […]. Sezione Tranquilli: Basandomi sul parere di Autorità competentissime nello stabilire il sistema dei piani nei diversi padiglioni pei tranquilli e semiagitati mi sono attenuto al tipo di padiglioni a due piani [PA_4_2_5; PA_4_2_6]. Questo sistema di separazione così detto verticale, [...] vien reso più facile il servizio e la vigilanza; i malati che giacciono a letto non sono disturbati dal gridio e dall’agitazione di quelli che sono in piedi, e questi alla loro volta possono darsi liberamente al gioco o alla lettura ed al lavoro nel piano di sotto.[…] Ciascun padiglione al pianterreno contiene: […] un passeggiatoio coperto in comunicazione colla galleria di circolazione e colle villette [PA_4_3_10; PA_4_3_11; PA_4_3_12; PA_4_3_13]. […] L’areazione dei dormitori quando tutte le finestre sono chiuse è regolata da ventilatoi circolari con valvole a ventaglio, situati sotto ciascuna finestra […] Sezione Agitati. Questa sezione costa di due padiglioni ad un sol piano, per agitati non furiosi e per epilettici […]. Contiene: nella parte centrale una antisala, una sala per convegno e un refettorio; nelle parti laterali due dormitorii per 16 letti ciascuno con annessi camerini per bagni, lavabo e cessi […]”.
La dettagliata relazione descrive, oltre alla degenza tipo distinta per patologie, la destinazione degli edifici comuni: “Edifizio dei bagni, Palazzo dei servizi Generali, Cappella, Infermerie per malattie comuni, Lavanderia a vapore, Clinica psichiatrica, Sezione sudici paralitici e bambini, Sezione per malattie infettive, Villini per paganti” [PA_4_2_7].
Sotto l’amministrazione presieduta da Giuseppe Balsamo, nel 1892 ha inizio la realizzazione del nuovo manicomio attraverso, come detto, una gara divisa in tre appalti per un totale di £ 503.410,83. Sono realizzate le sezioni degli agitati e semi-agitati, l’edificio centrale della clinica psichiatrica (prima ubicata in due baracche di legno) e inoltre si ristruttura la Vignicella destinata agli uomini. Nel 1898, avendo approvato il piano finanziario, è dato a lotto unico all’impresa Gioacchino Borruso l’appalto per la costruzione completa del nuovo manicomio di Palermo per la presunta spesa di £ 2.582.920. La ripresa del cantiere intercetta un periodo di crisi essendo venute meno nel 1903 le rette erogate dalle province di Catania e di Messina e, nel 1911, quelle di Caltanissetta e di Siracusa.
Tuttavia, per l’interessamento del presidente Giuseppe Chiarchiaro, del direttore Bernardo Salemi Pace con la collaborazione di validi professionisti e alienisti, ma anche dell’ingegner Ignazio Greco, è varato e approvato un nuovo piano finanziario e indetta una nuova gara, vinta dall’Impresa Michele Utveggio-Collura. Sulla rivista “Il Pisani” del 1928 viene pubblicata un’indagine fotografica su alcuni padiglioni ancora in costruzione, che di fatto testimonia il rallentamento dei lavori avvenuto agli inizi del secolo e la sospensione durante la prima guerra mondiale. Nel 1928, però, è già stata costruita buona parte delle sezioni, le infermerie, il complesso dei servizi generali con un laboratorio, una sala chirurgica e le strutture di supporto, oltre al complesso delle cliniche [PA_4_3_2; PA_4_3_3; PA_4_3_4; PA_4_3_5; PA_4_3_6; PA_4_3_7]. L’uso del linguaggio neoclassico, l’impiego della coloritura per fasce orizzontali, il risalto dei basamenti, intervallati da pannellature d’intonaco rosso mattone, la finta orditura muraria, i robusti cantonali e i tetti a padiglione accentuano il senso di ordine e sobrietà, mentre dal generale al particolare si registra il controllo continuo della progettazione.
II fase: 1928-1945 [PA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Ufficio tecnico provinciale
alienisti/psichiatri: Giuseppe Santangelo, Luigi Barbato, Giovanni Dotto
Il nuovo manicomio previsto dal progetto di Francesco Paolo Palazzotto (morto nel 1915) risulta quasi interamente costruito nel 1934. Tale data si evince dal discorso del professor Giovanni Dotto pronunziato in occasione del centenario dell’istituzione manicomiale di Palermo: “Il nostro ospedale psichiatrico oggi conta quindici sezioni e cioè n. 8 sezioni femminili e n. 7 maschili oltre alle varie infermerie e contiene circa 2.600 ammalati.” Nel documento dichiaratamente celebrativo viene inoltre esaltata l’importanza dell’ergoterapia con la creazione della colonia agricola in edifici preesistenti [PA_4_2_8]. Sulle terapie praticate nel nuovo manicomio ricordiamo che l’uso del lavoro come metodo di cura è largamente utilizzato e produce un discreto reddito. Vengono confezionati i vestiti per gli ammalati, comprensivi di calzature e maglie, e nei laboratori femminili si producono anche pizzi e merletti. Da un documento del gennaio 1933 si ricavano gli “abitanti” presenti, degenti e addetti: 1.784 uomini e 1.318 donne.
Il completamento del complesso manicomiale risale al 1936 con la costruzione dei padiglioni che secondo il progetto originario avrebbero dovuto essere destinati alle sezioni agitate (impianto a pettine su via Pindemonte). Probabilmente nello stesso periodo è costruito un reparto denominato Forlanini donne nell'area dominata dall'antico edificio della Vignicella, anche questo in origine non previsto. Fra le nuove costruzioni vanno segnalate quelle per il ricovero degli animali, oggi non più esistenti. Negli stessi anni vengono anche sgombrate le baracche di legno ubicate in corrispondenza dell’ingresso principale per essere destinate alle nuove officine (tessitoria, falegnameria, tipografia, etc.).
Nella versione costruita si possono notare le varianti al progetto originario, come l’eliminazione dell’esedra verso est che si sarebbe dovuta realizzare adiacente all’ingresso principale, ma poi sostituita da un sisteme edilizio a pettine [PA_4_3_8]. Tuttavia, il complesso manicomiale mantiene per buona parte l’assetto dell’impianto d’origine che si sviluppa partendo dall’accesso sulla via Pindemonte, superando l’austero edificio su tre livelli dell’Amministrazione, che ha sulla strada un fronte così aulico da esprimere la voluta chiusura della “città dei matti” al mondo esterno [PA_4_2_9; PA_4_3_6; PA_4_3_9]. La sequenza dei padiglioni che si dispongono lungo l’asse alberato ha un’apparente uniformità, che nasconde la distinzione delle patologie in rapporto al binomio tranquilli-agitati, distinti per sesso (a ovest gli uomini, a est le donne). Ancora oggi è leggibile il sistema dell’ampio spazio a verde interrotto in corrispondenza delle sedi del potere: Direzione sanitaria e Clinica psichiatrica [PA_4_2_10; PA_4_2_11; PA_4_3_5].
III fase: 1945-2012 [PA_4_1_3]
architetti/ingegneri: Ufficio tecnico provinciale
alienisti/psichiatri: Giuseppe Curti, Vittorio Terrana, Francesco Caserta
Negli anni che seguono la seconda guerra mondiale, nel complesso psichiatrico si verificano una serie di eventi istituzionali e socio-culturali indirizzati alla futura apertura della struttura alla città, seguendo gli analoghi esempi che stanno avvenendo sul territorio nazionale; in tale contesto si colloca il Convegno nazionale di studi per la Riforma della legislazione psichiatrica (27-28-29 giugno 1965).
Alla fine degli anni sessanta nell’area interna alla recinzione manicomiale (in particolare all’incrocio fra via La Loggia e via Regione Siciliana) è costruito, accanto all’ex sezione contagiosi, un autonomo padiglione di neuropsichiatria infantile, intitolato a Luigi Biondo, il cui corpo edilizio disarticolato rispetto alle preesistenze segna di fatto una frattura con l’omogeneo disegno dell’impianto manicomiale. All’incirca dieci anni dopo, in una zona a sud-ovest dell’esedra di coronamento interno dell’impianto, è edificato il padiglione di geriatria che doveva essere usato come “cronicario del residuo psichiatrico” e che attualmente è occupato da residenze per anziani. Sono inoltre realizzati la portineria, un magazzino e il bar [PA_4_2_12].
A seguito del sisma del gennaio 1968 è effettuato un ampio e puntuale sopralluogo per verificare la resistenza delle strutture all’impatto. L’incarico è affidato all’Italter, i cui tecnici redigono un’accurata relazione da cui si evince l’ottima stabilità strutturale. Un analogo livello qualitativo non si riscontra all’interno dei padiglioni che, gradualmente svuotati, sono lasciati al progressivo degrado. Le trasformazioni successive, infatti, vanno inquadrate nelle fasi di dismissione che hanno comportato anche l’impiego di finanziamenti mirati al recupero e rilancio del patrimonio architettonico; fra questi va ricordato il rinvenimento (1979) del qanat gesuitico ubicato nell’area della Vignicella. Il percorso sotterraneo, oggi visitabile, si integra nei percorsi turistici della città.
Con il passaggio alla Regione degli ospedali psichiatrici siciliani (31.12.1996), l’intero complesso è stato lentamente smantellato come funzione unitaria. I vari padiglioni sono occupati da uffici amministrativi dell’ASP Palermo per la quasi totalità; nella parte occidentale confinante con il viale della Regione Siciliana, esiste una larga fascia destinata ad attrezzature sportive. Nelle adiacenze dell’antica Vignicella a varie riprese sono stati allocati sistemi cooperativistici e attività riabilitative, con lavori finanziati anche con progetti della Comunità Europea. Nel periodo che va dal 2000 al 2007 il complesso manicomiale, utilizzato al 20%, viene destinato alle attività amministrative e sanitarie della AUSL 6 Palermo. Fra gli interventi più importanti attuati in tale occasione vi sono la razionalizzazione dei servizi, il rifacimento degli impianti di illuminazione, il ripristino dei padiglioni in disuso per destinazione d’uso più congrue (comunità terapeutiche, dipartimento salute mentale, poliambulatorio Emergency). Inoltre è stata recuperata la zona della Vignicella con l’inaugurazione, all’interno, del museo permanente della scienza e delle tecnica e, con la creazione, all’esterno, di vivai.
impianto
a padiglioni indipendenti disposti in parallelo collegati da gallerie fuori terra e a padiglioni isolati
corpi edilizi
38 padiglioni su uno/due/tre piani, con pianta rettangolare, a “C”, a “T”, “a pettine”, a forma articolata, con corti semplici o doppie, aperte o chiuse, o corte doppia, collegati longitudinalmente e trasversalmente da camminamenti coperti, o indipendenti
strutture
strutture in elevazione: sottomurazione in pietrame di calare compatto fino a 1 m. dal piano di campagna e muratura in conci di tufo calcare
orizzontamenti: solai con orditura di travi metalliche e voltine in laterizio
coperture: tetti a capanna con orditura mista di ferro e legno, e manto di copertura laterizia a tegole piane
ottimo: ex sezione agitati
buono: geriatria, padiglione infantile Biondo, Chiesa, Amministrazione, ex sezione sudici e paralitici, ex ammissione, ex sezione semi-agitati e tranquilli, ex pensione, ex servizi generali e clinica, ex sezione bambini, portineria, ex infermeria, magazzino
medio: Vignicella, ex sezione tranquilli, ex colonia agricola, ex sezione contagiosi, centrale termica
cattivo: ex lavanderia a vapore, ex camera mortuaria, bar, panificio
P. Pisani, Istruzioni per la novella Real Casa dei Matti in Palermo, s.e., Palermo 1827
G. Pipitone, Il Manicomio di Palermo all’Esposizione, in “Palermo all’Esposizione Nazionale 1891-92”, Palermo 1892
E. Palazzotto, Cenni sul progetto del nuovo manicomio di Palermo, in “Il Pisani”, Tip. Boccone del povero, Palermo 1898
G. Misuraca, Il nuovo manicomio di Palermo - arch. F. Palazzotto, in “L’Edilizia Moderna”, X, VI, 1900
G. Gambino, Il Manicomio di Palermo, quale è stato e quale dovrebbe essere, Scuola Tip. Boccone del povero, Palermo 1928
G. Dotto, Discorso per il primo centenario dell’Ospedale psichiatrico di Palermo, in “Il Pisani. Giornale di patologia nervosa”, vol. XLVIII, fasc. I, gennaio-giugno 1928
A. Barbato, G. Agnetti, Il barone Pisani e la Real Casa de’ Matti a Palermo, Sellerio, Palermo 1986
M.T. Marsala, Un percorso storico nella “città dei matti” di Palermo: dalla Real Casa (1824) al Nuovo Manicomio (1885), in Il Manicomio di Palermo. L'Istituzione, il vissuto, la svolta, Medina, Cefalù 1997
A. Mazzè, Tipologia ed arredo nella Real Casa dei Matti di Palermo nel progetto di Pietro Pisani, in Id, Edilizia sanitaria a Palermo dal XVI al XIX secolo, Accademia nazionale di scienze lettere e arti, Palermo 1998
S. Catalano, Le stanze ferite. Dalla Real Casa dei Matti al Manicomio di Palermo, Ed. Offset Studio, Palermo 2008
M.T. Marsala, L’Ospedale Psichiatrico (1885-1937) di Palermo: un’architettura “dimenticata” da recuperare, in “Archivi dell’Architettura”, a cura di P. Culotta, A. Sciascia, L’Epos, Palermo 2008
Id., Nuovo Manicomio Pietro Pisani di Palermo, in I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento, a cura di C. Ajroldi, M.A. Crippa, G. Doti, L. Guardamagna, C. Lenza, M.L. Neri, Electa, Milano 2013, pp. 322-323
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