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Il Portale

Il Portale spazi della follia presenta, all’interno del Sistema Archivistico Nazionale (SAN), i risultati del progetto di ricerca (PRIN 2008) I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento. Atlante del patrimonio storico-architettonico ai fini della conoscenza e della valorizzazione sviluppato da ricercatori della Seconda Università di Napoli (coordinamento nazionale), dei Politecnici di Milano e Torino, delle Università di Camerino, Palermo, Pisa e Reggio Calabria.

Il Portale fornisce, per ciascuno degli ex ospedali psichiatrici pubblici del territorio nazionale, dati criticamente vagliati di duplice natura: dati storici sull’origine e sulle trasformazioni edilizie, desunti da fonti a stampa coeve (articoli, contributi scientifici, atti amministrativi e relazioni tecniche) e dal ricco e in gran parte inesplorato patrimonio di fonti archivistiche – documentarie e iconografiche – di diversa provenienza (archivi di Stato, archivi provinciali, archivi ASL, archivi di enti o di singoli professionisti, biblioteche storiche o specializzate); dati attuali, acquisiti mediante indagini dirette, inerenti la proprietà, la destinazione d’uso, il regime di tutela e i vincoli, la condizione urbanistica, la consistenza, i caratteri tipologici, architettonici e costruttivi, lo stato di conservazione.

 

Il tema

Il tema riguarda lo spazio manicomiale, esaminato attraverso la storia e nella realtà odierna degli ex complessi psichiatrici italiani. La scelta dell’intervallo temporale indagato – dall’Ottocento fino alla dismissione, includendo anche le trasformazioni successive – si fonda sulla specificità dell’architettura manicomiale, la quale, a differenza di altre categorie edilizie, nasce, si sviluppa ed esaurisce entro un arco cronologico ben definito. Se infatti non mancano già in età moderna esempi di asili per il ricovero coatto dei folli, esteso promiscuamente a soggetti affetti da altre forme di malattia cronica o di devianza, è solo con il XIX secolo (e a maggior ragione dopo l’Unità, quando le competenze in materia sono affidate alle Province) che si creano appositi “stabilimenti” destinati alla cura dei “mentecatti poveri”, dapprima con la trasformazione di antiche sedi di ordini religiosi soppressi, poi, sempre più spesso, mediante nuove costruzioni. Fortemente influenzato da modelli europei e d’oltre oceano, il progetto di manicomio moderno sperimenta differenti soluzioni d’impianto – dal tipo a blocco, compatto o articolato, a quello a padiglioni connessi o isolati, fino al sistema “disseminato” o “a villaggio” – e stili diversi, espressione di indirizzi coevi e di orientamenti individuali dei progettisti. Specifiche e talvolta avanzate appaiono le soluzioni tecnologiche e costruttive adottate, con notevole attenzione agli impianti, alle finiture e persino agli arredi. Alle sue diverse scale – dal piano complessivo alla definizione dei singoli elementi – il progetto è frutto di un’intensa collaborazione tra tecnici e alienisti o psichiatri, specie allorché, nella fase iniziale, un ruolo determinante nella cura della malattia viene assegnato all’organizzazione e qualificazione degli spazi, e all’impegno dei malati in attività lavorative (ergoterapia). L’indagine ha evidenziato il contributo di celebri architetti (come Francesco Palazzotto, Francesco Azzurri, Marcello Piacentini, Giuseppe Quaroni, Marcello D’Olivo, Daniele Calabi, Cesare Valle) ma ha soprattutto posto in luce l’apporto, meno noto, di qualificati professionisti e tecnici degli uffici provinciali, impegnati nella progettazione e direzione dei lavori di primo impianto e nei continui interventi di ampliamento e adeguamento resi necessari dall’incremento dei ricoverati e dall’evolvere della psichiatria. L’analisi si è estesa oltre la Legge Basaglia del 1978, per segnalare, infine, le trasformazioni intervenute dopo la dismissione o gli eventuali progetti in corso.

Quanto all’oggetto d’indagine, con l’accezione di “complessi manicomiali” si è inteso fare riferimento non alla singola costruzione, ma a un sistema di edifici e spazi complementari costituente, nella maggioranza dei casi, una vera e propria micro-città con confini fisici segnati da muri di recinzione e accessi vigilati. Accanto agli edifici direzionali, ai padiglioni di degenza, differenziati a seconda delle patologie, ai gabinetti medici e agli alloggi del personale, i complessi includono anche servizi comuni (chiesa, biblioteca, teatro), laboratori e officine destinati all’ergoterapia (falegnameria, tessitoria, calzoleria, sartoria, tipografia e altro), nonché spazi verdi adibiti a giardino, a orto o a colonia agricola. Le scelte localizzative, dettate da determinate prerogative del sito (disponibilità di una vasta estensione libera, prossimità all’abitato, accessibilità, esposizione favorevole, risorse idriche, qualità dell’aria, panoramicità), hanno talvolta interferito con gli sviluppi della città tra Otto e Novecento. Oggi, dopo la loro dismissione, gli ex ospedali psichiatrici, in gran parte defunzionalizzati, risultano esposti al duplice rischio dell’abbandono e del progressivo degrado, o, all’opposto, di radicali trasformazioni che alterano e addirittura cancellano i caratteri originari. Il Portale intende invece favorire il loro recupero secondo gli indirizzi di una conservazione integrata, che contemperi il rispetto dei valori storico-architettonici con l’assegnazione di funzioni utili alla collettività, riconoscendo ai complessi manicomiali – per dimensione, posizione e presenza del verde – una potenziale valenza strategica nei processi di riequilibrio della città e del territorio

 

I contenuti

Le schede, contrassegnate da codice ISBN, forniscono i dati fondamentali di ciascun complesso manicomiale, individuato mediante il titolo in uso all’atto della dismissione. Le schede sono articolate in cinque sezioni: I. Dati identificativi (denominazione e destinazione d’uso, localizzazione geografico-amministrativa, proprietà e vincoli, caratteri urbani e territoriali, cronologia); II. Dati storici (sedi precedenti, sezioni distaccate e succursali, origine, fasi costruttive); III. Dati architettonici (estensione, tipologia, stato di conservazione); IV. Iconografia (carte topografiche e mappe, disegni e vedute, fotografie); V. Bibliografia e fonti archivistiche.

Sono inoltre previsti eventuali contributi di approfondimento, inseriti come allegati in formato pdf e scaricabili previo accreditamento, che sviluppano in extenso le informazioni storico-architettoniche, l’iconografia, la bibliografia, le fonti documentarie e l’analisi architettonica e costruttiva dei singoli elementi del complesso.

 

Come navigare nel sito

La struttura del sito consente, partendo dalla sezione Complessi psichiatrici del menù principale, di muoversi tra gli ex manicomi italiani ordinati in base alla rispettiva localizzazione geografica. L’accesso più immediato può avvenire, infatti, dalla loro distribuzione territoriale secondo un’articolazione geografico-amministrativa (regione e/o  provincia) connessa a una mappatura georeferenziata. Le province sono riferite alla loro definizione storica. Il sito è collegato agli altri portali tematici del SAN, tra cui, preferenzialmente, Carte da Legare , che consente di integrare le informazioni di carattere storico-architettonico con la documentazione relativa alla gestione delle istituzioni psichiatriche, Archivi degli Architetti , Territori .

 

Funzioni di ricerca

È possibile adottare diversi criteri di ricerca, accedendo alla relativa voce del menu principale. Il Portale fornisce un facile e rapido accesso alle informazioni e offre anche alcune funzioni speciali a servizio dell’utente. Tra queste, oltre alla interrogazione dei dati per parola chiave, anche le ricerche per luoghi, per intervalli temporali o riferimenti cronologici definiti, per nomi di architetti, ingegneri e alienisti-psichiatri e per tipologie d'impianto. Previa scelta iniziale da parte dell’utente, i risultati della ricerca possono essere visualizzati in formato testuale o trasferiti su mappa. Tali funzioni consentono un’analisi comparata delle strutture e suggeriscono una doppia lettura dei complessi psichiatrici, in senso sia diacronico sia sincronico nell’ambito di categorie omogenee.

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