Nell’arco di pochi anni nasce e si consuma la vicenda della fallita costruzione dell’ospedale psichiatrico viterbese, di cui resta la gabbia in cemento armato dell’edificio destinato a centro medico [4_3_3, 4_3_4]. La redazione del suo progetto è di poco successiva alla promulgazione della prima norma realmente innovatrice nel campo del trattamento della malattia mentale: la legge 431 del 18 marzo 1968 preparava la strada alla L. 180, pubblicata dieci anni dopo, sia mediante l’eliminazione dell’obbligo d’iscrizione del ricovero nel casellario giudiziale (in tal modo riconoscendo la possibilità di un ricorso “volontario” alla cura psichiatrica) sia mediante l'istituzione dei Centri d’igiene mentale (C.I.M.), prime strutture di assistenza extraospedaliera. Decretava infine l’effettiva trasformazione dei manicomi in ospedali, determinandone compiutamente le caratteristiche tipologiche e dimensionali; in tal senso l’ospedale psichiatrico di Viterbo avrebbe potuto costituire, sotto il profilo progettuale, un interessante banco di prova.
Il progetto originario (15 dicembre 1968) consta di una planimetria d’insieme e di ventuno tavole allegate al contratto d’appalto relative al primo lotto di lavori. La tavola d’insieme mostra la giacitura dell’impianto, adagiato con sviluppo longitudinale secondo l’andamento del terreno. I corpi di fabbrica si presentano in successione: area verde/parcheggio, centro medico e centrale tecnica (I lotto di lavori da eseguire), centro sociale, chiesa e servizi generali, residenze, impianti sportivi (tra cui un campo di calcio e uno da tennis). Il progetto prevede la possibilità di un ulteriore sviluppo delle residenze, costituite da una serie di moduli a forma di L, accorpati secondo differenti modalità e sempre compenetrati da spazi verdi. La conformazione del complesso, di notevole estensione, è articolata in maniera tale che il grado di libertà del malato sia direttamente proporzionale alla distanza dalla strada di accesso [4_2_1].
Al contratto d’appalto sono allegate anche 9 tavole di Aggiornamenti, redatte a seguito delle osservazioni del Provveditorato regionale alle Opere Pubbliche per il Lazio (24.09.1969), relative alle planimetrie e in generale agli schemi distributivi. I prospetti e le sezioni rimangono invariati, allo stesso modo dell’articolazione dell’intero complesso insediativo.
Dopo l’acquisizione del terreno nel 1971, nel 1973 è espletata la gara d’appalto e stipulato il contratto con l’impresa Cesare Veggi per la realizzazione del primo lotto di lavori, comprendente le sedi del centro medico e dalla centrale tecnica; quest’ultima, poi non realizzata, era costituita da un fabbricato a sé stante situato a poca distanza dal centro medico e prevedeva tre ambienti con accessi separati e non comunicanti. I lavori per la realizzazione dell’ospedale psichiatrico sono interrotti nel 1978, lasciando sul sito i resti del primo fabbricato in costruzione (centro medico), mai completato.
Il centro medico è formato da un corpo edilizio più alto (5/6 piani), destinato alla degenza nei tre piani superiori, che costituisce la cerniera di collegamento, per mezzo di tunnel coperti, con i due blocchi edilizi laterali che si sviluppano su due livelli. Nello schema distributivo generale del centro medico, l’elemento realmente innovativo sotto il profilo progettuale sta forse nell’aver abbandonato la vecchia conformazione ottocentesca a padiglioni isolati in favore di un organismo raccolto nel quale, tuttavia, lo sfalsamento dei volumi rende chiaramente leggibili i corpi di fabbrica, e dove le gallerie vetrate evidenziano sia la loro funzione di collegamento sia l’autonomia dei singoli elementi. La pianta libera, con i pilastri arretrati rispetto alla facciata, permette un trattamento omogeneo dei prospetti con finestre a nastro, elemento in auge in quegli anni, così come la presenza del verde sulla copertura piana.
Il fabbricato laterale destro accompagna l’andamento altimetrico del terreno così da risultare collocato a una quota più elevata sia rispetto alla zona di degenza che al corpo di fabbrica sinistro. Analogamente all’altro, è collegato al volume centrale mediante un corridoio vetrato. Nel fabbricato di sinistra è ancora un tunnel ad assicurare il collegamento con la zona centrale, dov’è il blocco dei collegamenti verticali: scale e ascensori. I piani riservati alla degenza sono complessivamente tre, uno dei quali destinato ad ospitare i soli pazienti paganti (16 posti letto). Il reparto dei degenti non paganti ha ventitré posti letto. I servizi sono esterni alle stanze, tranne che nell’isolamento.
Nell’insieme non si riscontra l’adozione di criteri progettuali differenti rispetto a quelli che informano l’architettura ospedaliera non specialistica [4_2_2, 4_2_3].
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