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II fase

Anno inizio: 
da 1896 a 1932

In uno scritto del 1896 l’Ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale, Ferruccio Gonella, relaziona su un nuovo progetto di ampliamento dando al contempo una descrizione di quello precedente: se nel primo si pensava di separare uomini e donne, assegnando ai primi i tre padiglioni da costruirsi ex novo e alle seconde il fabbricato dell’ex convento, nella nuova proposta si conferma la costruzione di nuovi padiglioni (quattro e non più tre), ma nell’insieme si modifica l’organizzazione funzionale interna, dividendo sia l’edificio esistente sia i nuovi padiglioni lungo l’asse nord-sud, in modo da riservare la zona orientale alle donne e quella occidentale agli uomini. Nella dettagliata descrizione distributiva si parla di un reparto tranquilli (vecchio fabbricato), un reparto semiagitati (due nuovi fabbricati), un reparto agitati (due nuovi fabbricati), un servizio per la cura idroterapica, un reparto per malattie contagiose in un nuovo edificio a ovest dei semiagitati che si estende sino alla cinta muraria; manca, tuttavia, la documentazione grafica.

Alla presentazione del progetto finale nelle sedi competenti si sostiene che esso risponde ai migliori requisiti: giusta capienza e razionale divisione dei ricoverati dei due sessi. A questi sono assegnati speciali reparti per le tre categorie d’alienati – tranquilli, semiagitati, agitati – con separate aree di passeggio. È inoltre prevista la costruzione di uno stabile isolato, per i malati contagiosi; il servizio bagni è posto nel centro del sistema edilizio per consentire una razionale distribuzione dei tubi per il riscaldamento (con condotta di vapore) nei diversi padiglioni e nel reparto di malattie contagiose. Nel fabbricato originario sono previste poche modifiche, legate a un più efficiente disimpegno dei locali. Si realizzano gli impianti idraulici, di riscaldamento e ventilazione, il sistema fognario e i serramenti, oltre ai lavori di pavimentazione e intonacatura.

La costruzione del primo padiglione del nuovo complesso è assegnata all’ingegnere Enrico Ranza, che termina i lavori il 12 marzo 1898, ma sono ancora da definire i collegamenti fra il nuovo e il vecchio fabbricato e le recinzioni. Nel frattempo si sta lavorando alla costruzione del muro di cinta e si procede con l’acquisto di alcune proprietà necessarie allo sviluppo del complesso manicomiale.

Tra la costruzione del primo padiglione e l’inizio dei lavori al secondo, s’inseriscono la demolizione degli stabili acquisiti per l’ampliamento del manicomio e la conseguente costruzione di un muro di cinta su via delle Valli; i lavori terminano nel gennaio 1899. Nel febbraio dello stesso anno si redige un elenco di quanto realizzato (comunicazioni tra nuovo e vecchio fabbricato, imposte di chiusura e tinteggiatura) e si indica quello che ancora va compiuto. Costruito il primo padiglione, nel marzo 1899 si assegna l’appalto per la costruzione del secondo (semiagitati) e dell’edificio dei bagni; i lavori iniziano il 15 maggio 1899 e terminano nel gennaio 1902, comprese le opere di fornitura e montaggio di serramenti, parapetti, davanzali e barriere di ferro o legno.

Nell’agosto del 1903 si parla della costruzione dei due padiglioni da destinare agli agitati, ma solo nel 1905 ne sono redatti i progetti; nel luglio dello stesso anno si fa la gara d’appalto, ma le opere sono ultimate solo nel 1912 e i locali abitati solo nel gennaio del 1914 [PC_4_2_2]. Intanto, dal 1907, si susseguono lavori per l’allargamento del vialetto d’accesso tra la cinta della sezione donne e la proprietà provinciale, onde consentire il passaggio dei mezzi diretti alla lavanderia, lavori per il rifacimento dei pavimenti di latrine e antilatrine e per la costruzione di un tratto di canale lungo il muro di confine.

Negli stessi anni si redige un nuovo progetto per l’ampliamento degli edifici esistenti, il cui schema sommario prevede l’estensione dei due padiglioni destinati ai tranquilli e ai semiagitati. Dal capitolato d’appalto si evince che i lavori riguardano demolizioni parziali per permetterne l’ampliamento e la messa in comunicazione con i nuovi locali da costruirsi, l’elevazione di un nuovo edificio e la messa in opera dei serramenti; l’operazione è completata all’inizio del 1915. In occasione di questi lavori si interviene anche sull’impianto elettrico, trasformato da corrente continua in alternata per ottimizzare anche i lavori nella lavanderia, dotata di un idroestrattore. Nel maggio dello stesso anno mancano al completamento dei lavori il livellamento dei piani dei cortili, gli interventi sui muri di cinta a levante e sugli accessi, l’apertura di finestre e la costruzione di una gradinata sul terrazzo del locale bagni.

La necessità di avere a disposizione sempre più spazio nelle immediate vicinanze spinge ad acquistare aggiuntive proprietà confinanti con l’area del manicomio. Nel 1916, però, quattro padiglioni sono requisiti dal Ministero della Guerra, che li giudica in ottimo stato di conservazione; alla fine della guerra, ritornati in uso al manicomio, questi abbisognano di una generale risistemazione. Sospesi durante la guerra, riprendono i lavori di ampliamento dei reparti dei tranquilli e dei semiagitati [PC_4_2_3]. Tra il 1916 e i primi anni trenta si segnala penuria d’acqua, cui seguono diversi tentativi di risolvere il problema, anche con la costruzione di un pozzo artesiano e di una pompa nell’orto, lavori ultimati nel 1933; inoltre, sono eseguite opere edilizie di completamento e finitura, di lieve entità.

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