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V fase

Anno inizio: 
da 1978 a 2012

Sebbene con qualche resistenza, il processo di dismissione della struttura manicomiale è attuato subito dopo la promulgazione della legge n. 180 del 1978; sono favorite l’apertura di strutture semi-protette esterne (Casa-alloggio Villa Serena, 1979) o interne: Casa Nuova (1979), in cui non è prevista la permanenza notturna degli operatori, e Comunità Nuova Legge (1981), per pazienti “violenti”.

Successivi reimpieghi avvengono a seguito di specifici finanziamenti che consentono la realizzazione della cooperativa I sommozzatori della Terra (1983), per l’impiego degli ex pazienti con funzione di giardinieri del parco e di operatori agricoli orto-frutticoli; della Casa Alloggio Casa Nostra (1981), strutturatasi in micro appartamenti; della Casa Alloggio 12 marzo (1981-83), dotata di camere singole o doppie con bagno e cucina; della Comunità Altalena (1995), strutturata come un casa-appartamento, e della Comunità Pistacchio (1994). Nel corso degli anni a queste si aggiungono altre associazioni come la Comunità Sirio, la Comunità Vespaio, la Comunità Risveglio e la Comunità Zoè, ognuna delle quali porta adattamenti alle strutture architettoniche esistenti.

Ulteriori modifiche avvengono a seguito della Legge regionale n. 67 del 31 dicembre 1984 (Provvedimenti per la tutela socio-sanitaria dei malati di mente e per la riorganizzazione dei servizi psichiatrici), che prevede l’attuazione immediata di interventi di “riconversione e ristrutturazione” degli edifici manicomiali provinciali per porre fine allo stato di precarietà, tramite progetti di “riorganizzazione strutturale e funzionale”, intesi a ottenere il massimo recupero possibile delle persone che ancora vi risiedono tramite un processo di “umanizzazione della vita comunitaria e l’adozione di tecniche psichiatriche moderne”.

Nella prima metà degli anni novanta al Paolo Pini trovano spazio nuove realtà riabilitative: le Botteghe d’arte e il MAPP (Museo d’Arte Paolo Pini). Il progetto risalente al 1993 e denominato “Risveglio”, nasce dal desiderio di realizzare una Scuola d’arte e mestieri, in cui inserire congiuntamente ex pazienti e persone esterne al Paolo Pini, caratterizzata da vari laboratori creativi, che spaziano dalla scrittura alla pittura, alla grafica e al teatro.

Oggi il MAPP, inaugurato il 23 maggio 1995, e l’Associazione culturale per il Recupero della Creatività Artistica (ARCA) sono realtà consolidate e costituiscono un modello di riferimento per molte altre realtà sanitarie e artistiche, che hanno saputo coinvolgere artisti di fama internazionale. Gli spazi all’aperto e le facciate, esterne e interne, degli ex padiglioni manicomiali sono state trasformate in supporti per opere d’arte, talvolta dipinte direttamente sulle murature [MI_PP_4_3_2; MI_PP_4_3_3; MI_PP_4_3_4; MI_PP_4_3_5; MI_PP_4_3_6; MI_PP_4_3_7; MI_PP_4_3_8] [MI_PP_4_3_9; MI_PP_4_3_10; MI_PP_4_3_11; MI_PP_4_3_12; MI_PP_4_3_13; MI_PP_4_3_14; MI_PP_4_3_15]. Molte opere d’arte, realizzate in collaborazione con alcune gallerie milanesi, consentono di far spazio, nel parco e nei padiglioni ex-manicomiali, a una collezione permanente di opere d’arte di oltre 150 artisti, tra i quali i più noti sono Enrico Baj, Emilio Tadini, Günter Brüs, Martin Disler.

Oggi il problema principale è costituito dalla necessità di interventi manutentivi agli edifici: gli atti vandalici, l’aggressione degli agenti atmosferici e altre patologie di degrado affliggono le pitture realizzate nei primi anni di vita del MAPP, soprattutto all’esterno, a volte con materiali sperimentali che nel tempo hanno provocato l’innesco di problematiche conservative delle strutture architettoniche, oltre che delle opere stesse.

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