Andrea Mari, Gian Filippo Oggioni, Spartaco Colombati, Guido Mengoli, Ferruccio Giacanelli
Dopo l’interruzione bellica, nel 1923, si affronta nuovamente la questione che riguarda la costruzione della nuova Clinica per le malattie nervose e mentali dell’Università di Bologna che poi, istituita nel 1930 da Carlo Ceni, è realizzata su progetto di Emilio Boselli, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale, e aperta nel 1934 [BO_4_2_11; BO_4_2_12; BO_4_3_4]. Il sistema edilizio che la ospita è funzionalmente organizzato in quattro edifici, sviluppati su due piani; attorno al corpo centrale – che fronteggia il lato sud dell’area ed è adibito sia a uffici sanitari e amministrativi sia ad aula per le lezioni universitarie, oltre a contenere gli ambulatori e le sale di fisio-elettro-terapia –, e a questo paralleli, si articolano gli altri tre edifici della clinica. Nel frattempo, dal 1926, la struttura aveva assunto la denominazione di Ospedale psichiatrico provinciale Francesco Roncati in Bologna, rimanendo tale fino alla chiusura dell’istituto. Alla fine degli anni trenta l’insieme degli edifici appartenenti all’ospedale psichiatrico si presenta come un sistema dall’impianto misto (edificio monoblocco articolato intorno alle corti e padiglioni indipendenti), sviluppato in gran parte su due piani e dalla sobria veste architettonica, estranea a quelle finiture e ornamenti propri del gusto di tradizione locale.
Dal 1935 al 1943 nell’ospedale psichiatrico bolognese non si registrano modifiche di notevole interesse nell’assetto della struttura generale, mentre dal 1943 al 1945, a causa dei bombardamenti su Bologna, molti pazienti sono trasferiti a Imola.
Dal 1957, l’Ospedale provinciale Francesco Roncati si qualifica nel territorio con l’offerta di un “reparto aperto”, utile per quei malati sottoposti a controllo, ma non più soggetti a ricovero stabile. Degna di nota, alla fine degli anni cinquanta, è la costruzione dell’edificio dei laboratori scientifici e della portineria, posto tra i due padiglioni, maschile e femminile, a ovest del complesso [BO_4_2_13]; negli anni settanta si realizzano anche alcune sopraelevazioni ma, come si evince da una planimetria di poco anteriore, l’ospedale non ha subito sensibili mutamenti nell’impianto [BO_4_2_14], così come nella sua facies architettonica.
Nel 1980, ai sensi della legge 13 maggio 1978 n. 180, l’Ospedale psichiatrico provinciale chiude e nei suoi locali si apre un servizio di Igiene mentale, accompagnato a un Poliambulatorio, gestito dall’Azienda Unità Sanitaria Locale n. 27 di Bologna (ora Aziende UU.SS.LL.), tuttora attivo [BO_4_3_1; BO_4_3_2; BO_4_3_3]. Negli anni successivi a tale data, le ultime modifiche apportate all’intero complesso riguardano perlopiù l’adeguamento dei locali dell’ex ospedale alle nuove funzioni [BO_4_1_4]. Dal 1983 al 2006 alcuni locali hanno ospitato l’Archivio storico provinciale, mentre, al suo interno hanno trovato sede sia il Centro di Studio e Documentazione di Storia della psichiatria e dell’emarginazione sociale Gian Franco Minguzzi – che ha ricevuto in dotazione l’Archivio sanitario e amministrativo dell’ospedale – sia un polo formativo per giovani in difficoltà, prima denominato Spazio Giovani Unico Cittadini e adibito anche a Polo Multifunzionale per le Disabilità.
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