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II fase

Anno inizio: 
da 1933 a 2002

Negli anni trenta del Novecento viene disposta una ristrutturazione generale dell’assetto psichiatrico provinciale, che comporta la trasformazione, dei complessi di San Servolo e San Clemente, da manicomi maschile e femminile a stabilimenti per curabili e incurabili. Come si evince dalla “Relazione dei membri tecnici della commissione alla commissione plenaria incaricata di studiare la revisione e la riforma dei servizi provinciali di assistenza dei malati di mente nella Provincia di Venezia”, la scelta di utilizzare il complesso sull’isola di San Clemente, quale ospedale unico per malati incurabili, è sostanzialmente dovuta a motivi di natura edilizia: a causa del suo originario impianto conventuale composto da un unico blocco monumentale, l’ospedale poco si prestava a radicali modifiche.

A seguito della riforma psichiatrica dell’inizio del Novecento, l’isola di San Clemente subisce comunque modeste trasformazioni, proposte e sviluppate dall’ingegner Spandri, progettista e tecnico di entrambi gli ospedali psichiatrici veneziani: fra le modifiche, la più importante è la costruzione di una nuova casa colonica per ospitare pazienti di sesso maschile [VE_SC_4_2_4; VE_SC_4_3_3; VE_SC_4_3_11; VE_SC_4_3_12], semplice edificio parallelepipedo con sviluppo su due piani fuori terra. A Spandri spetta anche il progetto di riassetto del reparto dozzinanti [VE_SC_4_2_5].

Nel 1936, a pochi anni di distanza dalla costruzione del padiglione/casa colonica per pazienti lavoratori, l’Ufficio tecnico provinciale ne progetta l’ampliamento sul lato di ponente [VE_SC_4_2_6], cui fa seguito, nel 1952, la sistemazione della sponda occidentale dell’isola [VE_SC_4_2_7].

Da questa data e fino al 2002 si segnala la possibile attività, in alcuni settori dell’edificato, di lavori di manutenzione ordinaria, accompagnata però da degrado di molte parti perché in stato di abbandono; del resto, subito dopo il varo della legge 180 del 1978 promossa da Franco Basaglia, gli ammalati ricoverati a San Servolo sono trasferiti nell’ospedale psichiatrico di Marocco (Mogliano Veneto).

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