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III fase

Anno inizio: 
da 1945 a 1954

Al termine della seconda guerra mondiale si tenta ancora una volta di potenziare le strutture del manicomio. L’Ufficio tecnico provinciale elabora una nuova perizia per i lavori, rispetto alla quale nella seduta del 27 febbraio 1946 la Deputazione decreta: “Rilevata l’assoluta urgenza dell’esecuzione dei detti lavori […] delibera unanime 1) di approvare la perizia predetta; 2) di richiedere le autorità competenti perché sia concesso un contributo dello stato della spesa occorrente, in misura non inferiore al 50% dell’importo dei lavori; 3) di richiedere altresì che l’intiero importo predetto sia antecipato sul fondo […] stanziato sul bilancio del Ministero dei Lavori Pubblici per l’esecuzione in Sardegna di opere per combattere la disoccupazione” e le opere sono rubricate con la dicitura “Sistemazione ospedale psichiatrico provinciale. Lavori a sollievo della disoccupazione”. La complessa situazione economica del dopoguerra porta a un progressivo innalzamento dei prezzi tanto che, a fronte dell’iniziale importo dei lavori, in alcuni saldi parziali del 1947 si ricapitolano importi di oltre dieci volte la previsione iniziale. Tali opere riguardano l’avvio del completamento del padiglione per le tranquille (poi interrotto), la costruzione del serbatoio di riserva idrica in cima al colle e un piccolo corpo di servizio in prossimità delle cucine. Le opere sono realizzate dall’impresa Carlo Nurchi di Cagliari (parti murarie) e dalla A. & C. di Francesco Picciau di Cagliari (impianti).

Nel dicembre 1947 la situazione diventa economicamente insostenibile. L’Amministrazione provinciale ordina l’immediata sospensione delle opere, il cui costo subisce un incremento di oltre il 500%. È però lo stesso impresario Nurchi a far presente la necessità di chiudere con le coperture le murature già realizzate, al fine di non pregiudicarne la stabilità. La Deputazione approva e rilascia la necessaria autorizzazione.

Nella prima metà degli anni cinquanta, in una situazione di maggior prosperità economica, si riavvia la questione del completamento dell’ospedale psichiatrico. Con interventi di entità variabile, realizzati in fasi ravvicinate, si procede ai seguenti lavori: addizioni nei padiglioni per gli agitati e per le semiagitate; nuovi ampliamenti del padiglione per le agitate; ampliamento e sopraelevazione dei corpi centrali dei padiglioni per i semiagitati/e; completamento dei padiglioni dei tranquilli/e; accorpamento dei due volumi paralleli delle cucine; chiusura del quadrilatero del fabbricato della direzione e uffici; addizione di volumi funzionali in prossimità dell'ingresso; nuovi tratti di recinzione. Il realizzato si distingue, rispetto ai fabbricati esistenti, non per l’aspetto architettonico, che ricalca fedelmente il linguaggio e i materiali del primo impianto, bensì per la soluzione delle coperture a terrazzo, delimitate dalle balaustre in cemento preformato. È ascrivibile a questo periodo anche la sopraelevazione del blocco centrale dei padiglioni per i semiagitati/e con la realizzazione del corpo scala emergente. L’aggiunta di un piano a questi edifici, previsti inizialmente a un solo livello, viene realizzata in coerenza con il linguaggio del primo Novecento, dimostrando come pur a distanza di cinquant'anni il progetto abbia conservato l’originaria vocazione a essere ampliato per addizioni, senza subire pregiudizi di qualità e immagine architettonica.

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