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IV fase

Anno inizio: 
da 1960 a 1977

Le nuove istanze scientifico-disciplinari giunte all’interno del manicomio hanno come primo effetto la creazione in ogni reparto del servizio di osservazione e cura dei pazienti, la cui gestione è affidata ad affiatate équipe che seguono l’iter manicomiale dei singoli pazienti, dal ricovero all’eventuale dimissione; una centralità culturale determinata anche dalla posizione privilegiata della struttura e riaffermata attraverso l’ampliamento dei servizi offerti al territorio, tra cui il Servizio Alcoolopatie (1962) e il Servizio di Psicogeriatria (metà anni sessanta) [MI_PP_4_3_1].

L’apertura verso metodi sperimentali comporta l’adattamento degli ambienti interi a nuovi modelli di cura e all’interazione tra e con i pazienti. Sotto l’impulso del dottor Carlo Erba alcune équipe concentrano i loro sforzi sulla creazione di “Comunità terapeutiche” e sull’introduzione dei modelli d’interazione tra i pazienti sperimentate dal 1952 dallo psichiatra Maxwell Jones, con l'obiettivo di responsabilizzare gli “ospiti” nella gestione dell'istituzione psichiatrica. Non mancano inoltre sperimentazioni molto criticate nei decenni successivi, come l’induzione al sonno profondo tramite shock insulinico, l’impiego esteso dell’elettroshock (dismesso nel 1975) e il ricorso a innovative convinzioni neurochirurgiche, che portano a realizzare in pochi mesi 150 leucotomie e lobotomie, che spesso non portano giovamento ai pazienti, ma li riducono in stato catatonico-vegetativo. Oltre alla realizzazione di sale operatorie neurochirurgiche, negli anni sessanta sono realizzati anche laboratori di ergoterapia che mirano alla valorizzazione della creatività dei pazienti attraverso la stimolazione all’arte e all’artigianato, realizzando anche le prime botteghe di arte interne al manicomio (1965). Due anni dopo il Paolo Pini inizia una stretta collaborazione con l’adiacente Villa Serena, Centro socioterapico chiuso nel 1972.

L’adesione a nuovi modelli di cura psichiatrica e l’immediata applicazione della legge n. 431 del 1968, favoriscono l’introduzione d’innovativi parametri dimensionali da applicare sperimentalmente ai reparti, alla degenza (mq/paziente) e agli spazi comunitari dedicati alla socializzazione attiva (laboratori).

La necessità strutturale del settore scolastico induce nel 1975 la Provincia di Milano a trasformare alcuni padiglioni manicomiali di Garbagnate e del Paolo Pini in complessi scolastici, introducendo il concetto d’integrazione tra gli ospiti dell’originaria cittadella dei matti con il resto del tessuto urbano, il che impedisce anche la creazione di spirali di degrado architettonico.

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