Nel 1906, morto Roncati, la cui direzione era durata quasi quattro decenni, gli succede Giuseppe Peli e poi, nel 1908, Raffaele Brugia. Alla data, la struttura manicomiale ha raggiunto l’assetto architettonico definitivo così come voluto dallo stesso Roncati ed è proprio a lui, suo fondatore, che il Consiglio provinciale decide di intitolare il manicomio che, nel 1916, modifica la propria denominazione in Ospedale provinciale Francesco Roncati in Bologna per infermi di mente.
Nel 1908, l’ingegnere capo della Provincia, Emilio Boselli, sotto la direzione Brugia, redige un progetto di ampliamento del manicomio, in cui è prevista anche la costruzione della nuova Clinica universitaria per malattie nervose [BO_4_2_10]. Il progetto prevede la sistemazione delle casette di via Sana e della parte nord su via della Rondine e la realizzazione di due padiglioni destinati ai nuovi reparti maschili e femminili; inoltre, programma di estendere l’area di pertinenza del complesso fino a Porta Saragozza. Il cantiere si apre nel 1909 con la bonifica di via Sana e delle case ivi ubicate. I lavori, tuttavia, sono sospesi e nella seduta del Consiglio provinciale del 28 dicembre 1915 si prospettano due nuove possibili soluzioni: l’acquisto di un terreno tra Bologna e Casalecchio, idoneo alla costruzione di un nuovo manicomio, e l’ampliamento di quello imolese, con funzione di sezione distaccata della sede bolognese. Tra il 1915 e il 1918, pur essendo gli anni critici della Grande Guerra, la Provincia decide di costruire i due nuovi padiglioni previsti nel progetto Brugia; abbattute le case in via Sana, si libera il terreno incolto contiguo alle vecchie mura urbane per erigere i due fabbricati a uso dell’ospedale destinati a osservatorio e astanteria, uomini e donne, sistemati fra Porta Saragozza e i viali di Circonvallazione [BO_4_3_5; BO_4_3_6]. Dopo il 1917 si erige il muro di cinta, con il portale centrale quale ingresso sia all’ospedale sia alla prevista Clinica per le malattie nervose e mentali; già dal 1911, infatti, l’Amministrazione provinciale, su committenza della Regia Università di Bologna, aveva appaltato i lavori della clinica, ma l’avvento della Grande Guerra ne aveva momentaneamente arrestato il cantiere.
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