Acquisiti il fondo e il convento di S. Croce nel 1863, la Deputazione provinciale di Macerata affida la direzione dei lavori all’Ingegnere Primario Domenico Mariotti che rielabora il progetto di Prosperi del 1861, prolungando verso sud-ovest il corpo centrale con un edificio a forma di U e rialzando di un piano i due avancorpi laterali del braccio lungo. Il 4 maggio 1863 consegna il cantiere all’appaltatore Francesco Belli e lo stesso giorno è posta la prima pietra. I lavori proseguono l’anno successivo con il livellamento del terreno e, per circa un triennio, con la demolizione di gran parte del vecchio fabbricato conventuale, compresi la facciata porticata della chiesa, l’edificio addossato nel suo fronte sud e il campanile [MC_4_2_2]. Nel dicembre 1867 si ratifica la costruzione della portineria d’ingresso e di una “fabbrica di leggera e svelta architettura”, concepita per coprire l’informe parete creatasi sul lato sud della chiesa; nel 1868 si autorizza la costruzione del muro di cinta lungo la strada di Pollenza (ora viale dell’Indipendenza). Man mano che i lavori procedono, l’Ufficio tecnico provinciale redige i disegni esecutivi, sotto la direzione di Mariotti e del collaboratore Virginio Tombolini, che lo sostituisce alla sua morte (1869) [MC_4_2_6; MC_4_2_7; MC_4_2_8 ; MC_4_2_9; MC_4_2_10]. Alla fine del 1869 i lavori sono in uno stato talmente avanzato che s’inizia a parlare della prossima apertura del manicomio, tanto che nel maggio 1870 il Consiglio provinciale discute sul modo di provvedere alla direzione e al personale necessario per il suo funzionamento. Nel frattempo, dopo aver sentito il parere dell’alienista Filippo Cardona, s’incarica il direttore del manicomio di S. Maria della Pietà di Roma, Giuseppe Girolami, di dare gli indirizzi medici e organizzativi per la messa in funzione di quello maceratese, e di compilare sia il Regolamento organico sia lo Statuto.
La cerimonia d’apertura del manicomio avviene il 3 luglio 1871, dopo aver apportato le modifiche suggerite da Girolami. Alla data sono realizzati gli edifici dell’ingresso-portineria, il fabbricato principale e la neviera-ghiacciaia; ancora in costruzione sono l’edificio porticato a due livelli sul fronte sud della chiesa, il muro di cinta ovest e i due padiglioni distaccati, Pinel e Chiarugi, che saranno completati nel 1878 [MC_4_1_4; MC_4_2_3; MC_4_2_5]. Il nucleo cardine del nuovo impianto è inserito in un’area pressoché quadrangolare cinta da basse mura, oltre le quali, verso levante, il manicomio ha una vista panoramica di Macerata [MC_4_3_1] e verso ponente, come aveva suggerito la scuola alienista romana, si stava mettendo in funzione una colonia agricola. L’ingresso al manicomio è caratterizzato da due piccoli edifici sormontati dalle statue dei fiumi Chienti e Potenza [MC_4_3_2]. Tra l’ingresso e l’edificio principale è un parco da cui, tramite i giardini e i passeggi per le tranquille e i tranquilli, si accede alle due sezioni, femminile e maschile; dall’ingresso, un breve viale conduce al fabbricato centrale dall’impianto a T, unito al fianco della chiesa tramite un portico a due piani destinato a soggiorno e passeggio degli uomini [MC_4_3_3]. Il lungo edificio frontale si articola in tre avancorpi su tre piani, congiunti da due bracci a due piani. Su quello centrale s’innesta il corpo edilizio a forma di U con un’ampia corte interna; quest’ultimo è organizzato lungo l’asse nord-est/sud-ovest e contiene i servizi generali, mentre i corpi laterali sono destinati ai ricoverati uomini (parte nord) e donne (parte sud). Nell’insieme occupa una superficie di mq. 3.696,19 esclusi i cortili interni.
Il fabbricato ha un piano di sotterranei con magazzini, dispense, cantine, legnaie, pagliai, grotte, latrine e una cisterna d’acqua piovana [MC_4_2_6]. Distribuiti da ampie corsie, al piano terra sono gli ambienti di soggiorno, la cucina, i refettori, le sale da bagno e i dormitori per i malati agitati, alti 5 m. e coperti con volte laterizie [MC_4_2_4]. Al primo piano sono le sale di osservazione, i guardaroba, le infermerie e i dormitori per i malati tranquilli, i cui ambienti sono alti m. 4,90 e coperti con volte laterizie. Nell’area centrale sono gli uffici della Deputazione provinciale, l’archivio, l’appartamento del medico, una sala di ricevimento, la farmacia con laboratorio, un gabinetto di studio per il medico direttore e una cappella con piccola sacrestia per gli addetti allo stabilimento, per i tranquilli e le tranquille; nelle sezioni per gli uomini e per le donne si ripete pressoché identico lo schema del piano terra. Al secondo piano gli ambienti sono alti m. 4,50, coperti con volte “a cameracanna” o soffitti alla maceratese; si tratta di tre corpi tra loro non comunicanti, ciascuno accessibile dal piano inferiore. Nell’avancorpo centrale sono i vani dei servizi generali, con la sala del teatro e l’appartamento del medico-direttore. Nell’avancorpo sinistro è il “Quartiere per la Ispettrice ed inferme sotto cura speciale”, in quello destro è il “Quartiere per i tranquilli” con una terrazza scoperta per il passeggio. Al di sopra è il piano delle soffitte con ambienti per gli inservienti, vani di sgombro e di deposito, oltre a una terrazza coperta.
Nella parte posteriore, tra alberi d’alto fusto e prati, trovano spazio le latrine, la neviera-ghiacciaia e, nel folto del bosco di querce secolari e in posizione tra loro diametralmente opposta (angoli nord-ovest e sud-ovest), i due padiglioni destinati ai ricoverati paganti: donne (Pinel) [MC_4_2_9; MC_4_3_4] e uomini (Chiarugi) [MC_4_3_5]; a quest’ultimo, oltre il muro di confine a ovest, è annesso un orto da coltivare, al quale è previsto di aggiungere una colonia agricola [MC_4_2_3; MC_4_2_5]. Ambedue comunicano tramite viali con lo stabilimento principale e hanno libero accesso dall’esterno per consentire ai degenti pensionanti di conservare la dignità del proprio status sociale: una formula ibrida fra ospedale psichiatrico e casino di villeggiatura.
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