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LIBERTINI Giovanni

II fase

A partire dal 1903 si inizia ad avvertire l’esigenza di un ampliamento delle strutture, considerato che gli ammalati sono ascesi complessivamente a 213, di cui 123 uomini, più il personale di custodia. Le donne superano di un terzo l’effettiva capienza del padiglione, tanto da doversene dislocare una sezione nel padiglione uomini, e soprattutto si rende necessario provvedere a nuovi locali per i servizi generali, in una struttura separata.

I fase

Nominata dall’Amministrazione provinciale di Lecce un’apposita commissione per esaminare se l’ex convento degli Alcantarini fosse adatto a ospitare la sede del manicomio – come testimoniano i documenti d’archivio - e valutato positivamente “il luogo tutto, per l’aria, per la opportuna e giusta distanza dal centro della città” e per essere circondato da ampi spazi a verde di proprietà della stessa Provincia, il Consiglio provinciale incarica l’ingegnere Capo dell’Ufficio tecnico, Luigi Libertini, di redigere il “progetto di arte”.

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