Nel febbraio del 1875 l’ingegnere dell’Ufficio tecnico provinciale, Francesco Saverio Suppa, viene incaricato di redigere un progetto di trasformazione generale e ampliamento del Sales, con relativo computo metrico, e nel frattempo di studiare un provvisorio adattamento della parte meno malandata del complesso al fine di potervi alloggiare quanto prima alcuni dei mentecatti ricoverati all’Arco. Nell’aprile successivo, il Reale Albergo dei Poveri concede l’occupazione dell’edificio, consentendo l’esecuzione dei lavori indispensabili per il trasferimento dei primi 240 folli.
Come assetto definitivo, si richiede di ipotizzare un manicomio per 1200 malati di entrambi i sessi, dotato di tutti i relativi servizi, oltre le cliniche, la biblioteca, gli alloggi e il pensionato per diverse categorie, progetto del quale vengono incaricati, congiuntamente, Suppa e Buonomo. Anzi, al fine di indirizzarne al meglio le soluzioni progettuali, la Deputazione finanzia il viaggio d’istruzione medica del tecnico e dell’alienista presso i principali manicomi italiani ed europei. Nel 1877 l’ingegnere Suppa presenta al Consiglio provinciale il progetto di massima del nuovo manicomio provinciale di Napoli, che consiste planimetricamente in un edificio a pianta rettangolare con due grandi corti interne, a servizio, rispettivamente, quella a ovest della sezione uomini, e quella a est della sezione donne. Le due corti sono separate centralmente da un corpo mediano che ospita tutti i servizi comuni, quali la chiesa, la cucina, la lavanderia, la segreteria, l’amministrazione, le sale di ricevimento, gli alloggi dei medici ecc. Sulla parte retrostante dell’edificio è previsto un corpo staccato destinato a locale per le autopsie e gabinetto anatomico. In alzato l’edificio si sviluppa su tre piani con l’aggiunta di un piano ammezzato e di un piano interrato; entrambe le corti sono delimitate al piano terreno da un porticato chiuso a ferro e vetro. Oltre alla divisione dei sessi, viene applicata anche la suddivisione in singoli reparti in base alle differenti patologie psichiatriche [NA_SAL_4_2_1; NA_SAL_4_2_2; NA_SAL_4_2_3; NA_SAL_4_2_4].
La scelta del modello a blocco (o “a grande compreso”) e “a più piani sovrapposti” adottato per il Sales viene motivata da Buonomo in base ai condizionamenti imposti dall’edificio storico e dal sito (“Trattandosi di ridurre un locale in parte esistente, su di un suolo pregevole”), difendendone comunque la validità sull’esempio autorevole dei manicomi di Bologna, Milano, Venezia, e di Königsfelden a Brugg presso Zurigo.
La grandiosa visione comportava comunque lavori molto gravosi, la cui ingente spesa, sommata a quella già sostenuta per l’acquisto dell’immobile dall’Albergo dei Poveri e per il riadattamento dei locali, suscita le perplessità della Provincia e rinfocola le polemiche, accreditando i dubbi già sollevati da Biagio Miraglia. Peraltro, nel 1878 l’ospedale di Gesù e Maria connesso con il Sales, a causa di carenze locative viene trasferito negli ex conventi di Santa Patrizia e di Sant’Andrea delle Dame, vanificando la motivazione scientifica dell’ubicazione prescelta, mentre il rapido inurbamento della zona prossima alla nuova arteria del corso Vittorio Emanuele fa incrementare il valore dei suoli e minaccia di soffocare la struttura, precludendone le future espansioni.
A fronte di queste condizioni, inizia a farsi strada l’ipotesi di abbandonare l’adattamento del Sales e di affrontare piuttosto l’edificazione ex novo di un moderno manicomio in altra zona di Napoli, in linea alle direttive degli alienisti Biagio Miraglia, fautore, nel suo “Programma di Manicomio Modello Italiano” (impresso nella tipografia del manicomio di Aversa nel 1861) dell’insediamento dei manicomi in zone appartate e salubri, e Leonardo Cera, autore insieme all’architetto Francesco Paolo Capaldo di un “Progetto di un ospedale cinico per le malattie della mente” previsto nella zona di Capodimonte, pubblicato a Napoli nel 1868.
Nel 1878 muore Suppa e gli succede come direttore dei lavori il suo collaboratore, l’ingegnere Domenico Vania, il quale, tuttavia, abbandona ben presto l’incarico a causa del non adeguato compenso. In sostituzione vengono nominati altri quattro ingegneri dell’Ufficio tecnico provinciale (Marfuggi, Mayo, Mezzatesta, Emery), ai quali si assegna preliminarmente il compito di ricalcolare i costi futuri e rivedere le spese già affrontate per i lavori di adattamento. L’entità sia del consuntivo che del preventivo aggiornato, insieme ai timori per le condizioni statiche dell’edificio e alla constatazione delle rapide modifiche del contesto, non più congeniale alla destinazione asilare, inducono la Deputazione provinciale a esprimersi negativamente sull’ipotesi del completamento del Sales e a indirizzare le proprie risorse finanziarie verso l’edificazione di un nuovo manicomio. Intanto il Sales – senza grandi modifiche strutturali, ma solo con parziali interventi di consolidamento e manutenzione – entra in funzione a partire dal marzo del 1882, alleviando il carico di Santa Maria dell’Arco, che a sua volta ne diviene succursale [NA_SAL_4_2_5].
Nel 1883 al Sales vengono trasferiti i folli maschi, mentre le donne rimangono all’Arco, in attesa di terminare i lavori di adeguamento. Nel 1888 si decide di epurare dal manicomio tutti i malati cronici e di trasferirli all’Arco, che da questo anno diventa Asilo di Mendicità. Nelle more della conclusione dei lavori del nuovo manicomio a Capodichino, l’affollamento della struttura grava pesantemente sull’andamento del nosocomio, sicché tra il 1901 e il 1903 molti malati vengono ricoverati nelle strutture di San Francesco Saverio (detto ai Miracolilli) e dell’attiguo ospedale della Cesarea. Inoltre, per motivi tecnici riguardanti lavori all’ala est e all’ala nord dell’ex convento, si prevedono nuovi trasferimenti, concentrando all’Arco tutti gli incurabili maschi e riunendo tutte le donne al Sales. Nel 1904, per la Provincia di Napoli figurano ricoverati 1245 folli (812 al Sales e 366 all’Arco), numeri eccessivi per entrambe le strutture, ormai non più adeguate. Dopo la chiusura dell’Arco nel 1906 anche il Sales, a seguito dell’entrata in funzione del nuovo manicomio provinciale sulla collina di Capodichino nel 1909, viene completamente dismesso.
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