Il sopraggiungere della seconda guerra mondiale interrompe la fase di accrescimento del manicomio che, fra il 1940 e il 1945, è occupato e in parte danneggiato dalle truppe tedesche e alleate.
Data la scomodità dovuta alla lontananza delle due sezioni e sulla scorta di una nuova e diversa concezione della psichiatria, nel 1952 il direttore Giulio Agostini propone di concentrare tutte le funzioni del manicomio nella sezione femminile, cedendo quella maschile all’eduzione scolastica che, in quegli anni, richiama le energie della Provincia. Incarica, quindi, il geometra dell’Ufficio tecnico provinciale, Mario Ciagli, di stilare un programma edilizio per attuare la trasformazione, prevedendo di realizzare un grande edificio monoblocco che ospiti i reparti e i servizi necessari al migliore funzionamento del manicomio [PG_4_2_10]. Su questa scorta, nel 1953 l’Amministrazione provinciale indìce un concorso nazionale di progettazione per la costruzione del Nuovo Ospedale Neuropsichiatrico Provinciale di Perugia da erigersi sul versante nord del fosso di S. Margherita e a valle del quartiere di Monteluce. Il concorso è vinto dal progetto dell’architetto veneziano Daniele Calàbi che prevede la realizzazione di un grande edificio segmentato, posto lungo il declivio e ramificato in vari bracci, ciascuno corrispondente a una diversa funzione. Il corpo di fabbrica principale, destinato alla cura dei malati acuti e per i trattamenti rapidi, è formato dall’intersezione di quattro corpi non allineati; a questo si affiancano corpi più piccoli, disposti lungo la strada che conduce a valle, insieme a uno per i trattamenti ausiliari, presso via Enrico dal Pozzo. Inoltre, il progetto di Calàbi prevede l’adattamento dei padiglioni esistenti, destinati alla cura dei malati cronici e si estende anche all’allestimento degli spazi esterni a parco e strutture sportive. Il progetto è finanziato, appaltato e avviato, ma subito abbandonato quando sono già in corso le opere di scavo e il getto delle prime fondazioni a causa di gravi problemi strutturali dovuti al cedimento del terreno [PG_4_2_11; PG_4_2_12]. Nel 1956 il padiglione Bonucci, inoltre, subisce un pesante adeguamento funzionale, necessario ad aumentarne la capienza fino a 85 posti letto al fine di ospitare i malati qui trasferiti dal padiglione Bellisari, a sua volta trasformato in Istituto Tecnico per Geometri; inoltre, nelle vicinanze del padiglione Bonucci è costruita una nuova farmacia.
Nel frattempo, l’Amministrazione provinciale decide di razionalizzare le risorse economiche destinate al manicomio e, nel 1972, affida agli architetti perugini Francesco e Pietro Zannetti l’incarico di redigere un progetto preliminare di sistemazione e ampliamento del padiglione Bonucci a sede direzionale dell’ospedale. Il progetto è approvato nel 1973 con l’intenzione di completare il programma di riassetto dei servizi psichiatrici mediante l’accorpamento delle strutture assistenziali nella zona di via Enrico dal Pozzo e la destinazione di quelle in via XIV Settembre a parco pubblico, ma anche questo progetto non ha ulteriori sviluppi.
Di fatto, già dall’inizio degli anni sessanta, l'amministrazione del manicomio perugino si pone all’avanguardia nelle nuove tendenze della psichiatria e nella cura delle malattie mentali che in Italia si concretizzeranno nel cambiamento radicale della gestione degli ospedali psichiatrici provinciali nel giro di alcuni anni. Nel 1978 viene, infatti, approvata la legge nazionale n. 180 di riforma della psichiatria che decreta, fra le altre, anche la dismissione dell’Ospedale neuropsichiatrico di Perugia e il trasferimento dell’assistenza sanitaria dei malati di mente alle neo-costituite Unità Sanitarie Locali. A Perugia il processo di dismissione giunge a compimento nel 1980.
In conseguenza alla chiusura dell’ospedale neuropsichiatrico molti padiglioni rimangono vuoti e abbandonati e, solo dopo alcuni anni, subentrano nuove e diverse funzioni che mutano l’assetto del sito. I padiglioni Adriani e Agostini sono ceduti in uso all’Università per Stranieri di Perugia, mentre il padiglione che ospitava i “malati agitati e semi agitati” è adibito a Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei mentre, nel 1989, i padiglioni Zurli, Neri e Santi passano alla USL di Perugia. Nel 1996 la Valle di S. Margherita è dichiarata Parco Urbano ed è dotata di percorsi e aree attrezzate; qui viene allestita anche un’esposizione en plein air di opere d’arte contemporanea che, tuttavia, viene del tutto dimenticata nel giro di pochi anni e sta deperendo miseramente. Nel 1995 il padiglione Bonucci è concesso in uso per 99 anni all’Università degli Studi di Perugia che, valutate varie ipotesi, vi colloca il Centro Linguistico d’Ateneo dopo aver sottoposto l’antico edificio a un intervento di restauro, consolidamento strutturale e rifunzionalizzazione, progettato e diretto dall’architetto Simona Salvo e dall’ingegnere Pio Castori fra il 2000 e il 2004. In questi stessi anni anche il padiglione Agostini viene sottoposto a ristrutturazione e adeguamento impiantistico [PG_4_1_05; PG_4_3_6; PG_4_3_7; PG_4_3_8; PG_4_3_9; PG_4_3_10].
Theme by Raniero Carloni Luca Montecchiari and Andrea Orlando inspired by Danetsoft