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III fase

Anno inizio: 
da 1912 a 1940
Tecnici: 

Nel 1911 il Consiglio provinciale stabilisce di costruire nuovi padiglioni nella sezione maschile in risposta alla richiesta di posti letto supplementari, per i quali, invece, il Piano Pasta indicava di recuperare la Casa Centrale e la Succursale. La redazione dei nuovi progetti è affidata all’ingegner Guido Rimini, nuovo ingegnere capo dell’Ufficio tecnico [PG_4_1_4]. Mentre procede alla realizzazione degli edifici previsti da Pasta per il reparto femminile – i padiglioni Santi, Zurli e Neri [PG_4_2_8; PG_4_2_9] – egli disegna e realizza anche un nuovo padiglione per i “malati in osservazione” presso l’ingresso della sezione maschile. Inoltre, a fianco del padiglione Adriani, decentrato rispetto agli altri ma vicino all’azienda rurale e agli orti, realizza un padiglione per i “malati in cura e sotto sorveglianza continua”. Su suo progetto si costruisce anche una piccola azienda rurale nei pressi della colonia agricola, mentre nel 1913 la Succursale è trasformata in reparto per agitati e semiagitati, poi denominato padiglione Bellisari. Nel 1916 si prosegue col rifacimento delle facciate della villa Massari ed entro il 1917 si costruisce il padiglione per “malati in cura e sotto sorveglianza continua”.

Nel 1918 l’ingegner Rimini avvia la definitiva demolizione della Casa Centrale da sostituirsi con un nuovo e moderno edifico per “malati criminali agitati” che egli stesso progetta e porta a termine nel 1924, poi denominato padiglione Agostini; a fianco, è poi edificato un piccolo fabbricato per la camera mortuaria, sempre su progetto di Guido Rimini.

Entro il 1924 sono completati i lavori alla sezione femminile con la costruzione della guardiola d’ingresso e dei padiglioni per le malate in osservazione (padiglione Santi), per le malate acute guaribili (padiglione Zurli) e per le malate epilettiche e agitate (padiglione Neri). Infine, nella sezione maschile si costruisce anche uno chalet per il guardiacancelli [PG_4_3_1] e un padiglione per i malati in osservazione. Inoltre, negli stessi anni, Rimini progetta una nuova cucina, collocata nella sezione maschile, in sostituzione di quelle vecchie dislocate nell’una e nell’altra sezione, che rende necessario un collegamento efficiente dei vitti e di altri materiali da una sezione all’altra, realizzato per mezzo di una ferrovia Decauville a trazione animale parallela al viale interno al manicomio che unisce le due sezioni [PG_4_3_2]. Contestualmente, è ampliato il padiglione Adriani e costruito un nuovo edificio da affiancare all’azienda rurale [PG_4_3_3; PG_4_3_4; PG_4_3_5].

Negli stessi anni, su proposta del direttore Agostini, si decide d’interrompere la costruzione dell’alto muro di recinzione che delimita gli spazi esterni annessi ai padiglioni femminili. Il muro, tuttavia, è poi sostituito da una rete metallica che garantisce la vista della valle ed evita la sensazione di segregazione che avrebbe suscitato il muro, avvicinando idealmente la città all’ospedale; nella stessa ottica il direttore propone di eliminare le inferriate alle finestre che, pur non previste nei progetti, compariranno comunque in tutti gli edifici.

Fra il 1924 e il 1940 l’attività edilizia è molto ridotta. Accanto al padiglione Bonucci è costruito un piccolo fabbricato rettangolare destinato a lavanderia, dotata d’impianti per pulizia e disinfezione, poi ampliata e rinnovata con macchinari moderni. Nel 1933 è necessario sopraelevare il vecchio padiglione per i “malati in cura e sotto sorveglianza continua”, poi destinato ai “malati agitati e semiagitati”, mentre il padiglione Agostini è destinato ai “malati sanabili”; si costruiscono, inoltre, due fabbricati rettangolari a due piani adibiti a stalle in prossimità del fosso di S. Domenico e degli orti del manicomio.

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