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II fase

Anno inizio: 
da 1927 a 1999

Al progetto originario viene aggiunto un ulteriore edificio. Nell’aprile 1933 viene inaugurato l’Istituto psico-pedagogico intitolato ai Principi del Piemonte (poi, nel 1947, a Sante De Sanctis), realizzato al di fuori dell’area omogenea del complesso, perimetrata dalla recinzione. Il nuovo padiglione diventa di fatto un reparto dell’ospedale dedicato alle cure dei minori di 14 anni recuperabili (sarà chiuso nel 1975). Nel 1937 risultano presenti nella struttura manicomiale 2300 pazienti.

Sotto la guida di Augusto Giannelli, prima, e di Francesco Bonfiglio, poi (1938-1955), l’ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà diviene uno tra i più prestigiosi d’Italia. Alla sua direzione si succedono Umberto De Giacomo (1955-1967), Gerlando Lo Cascio (1967-1970), Massimiliano Bartoloni (1970-1974).

In virtù della legge 431/1969, che, considerando inadeguate le grandi strutture manicomiali, le obbliga a strutturarsi in divisioni non eccedenti le 625 degenze giornaliere, l’ospedale viene a essere così diviso in due distinte unità – Ospedale I e Ospedale II –, mantenendo alcuni servizi in comune, ma due autonome strutture direttive e amministrative, condotte dal 1974 al 1980 rispettivamente da Antonino Iaia e Ferdinando Pariante. Durante questa fase, la legge 180/1978, nota come Riforma Basaglia, dispone a livello nazionale la chiusura dei manicomi e il rifiuto dell’accettazione di nuovi pazienti, mentre l’istituzione del Servizio Sanitario nazionale (con legge 833/1978), delega alle USL le relative competenze.

Dal gennaio 1979 l’ex manicomio di Santa Maria della Pietà è parte di una Unità (poi Azienda) Sanitaria Locale e alcuni padiglioni sono occupati da uffici del Comune di Roma, altri da associazioni. Già dall’anno precedente si era avviato il progressivo svuotamento della struttura dai pazienti; l’ultimo degente viene dimesso nel 1999 e l’ospedale provinciale è definitivamente chiuso nel dicembre dello stesso anno.

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