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III fase

Anno inizio: 
da 1847 a 1858
Alienisti: 

 

A fronte della rilevante quantità di nuovi internamenti si programmano ulteriori lavori di ristrutturazione e ampliamento. Si procede dapprima con l’acquisto e poi con la demolizione di alcune casupole dislocate lungo la Strada del Parchetto, che viene soppressa, e il vicolo del Sesino. Con ciò il perimetro del lotto assume la forma che conserverà fino ai giorni nostri. Le vie suddette, diventate nel 1849 di proprietà della Deputazione provinciale, sono inglobate nell’area del complesso manicomiale. Il progetto è redatto dall’ingegnere provinciale Enrico Ionj, in stretta collaborazione con il direttore Meli, mentre l’esecuzione è affidata all’ingegnere Alessandro Scalcucci, per ciò che attiene alla direzione dei lavori e, come era già avvenuto in precedenza, ad Alessandro Bacchiani per la realizzazione [PU_4_2_4].

Alla data del primo luglio 1851 i rinchiusi sono centoquarantasette. Lo stesso anno, a Meli subentra il folignate Giuseppe Girolami, nuovo direttore medico.

Nel 1852 l’ingegnere Bufalini redige un progetto di ampliamento che, tuttavia, non sarà realizzato. A lui è da ascrivere solamente l’esecuzione del muro ornato di fronte Porta Rimini. L’anno successivo, l’ingegnere provinciale Alessandro Scalcucci sviluppa un secondo progetto di ampliamento destinato, anche in questo caso, a rimanere sulla carta. Nel 1855, in collaborazione stretta con Girolami, Scalcucci elabora un progetto per un nuovo manicomio, da erigersi fuori delle mura della città in un luogo isolato. La Deputazione provinciale, dopo attento esame, scarta l’ipotesi per l’ingente somma necessaria alla nuova costruzione. La ristrutturazione dell’antico edificio torna a essere l’ipotesi più praticabile. Alla data del primo luglio 1858, con il numero di pazienti salito a centosettantanove, l’ampliamento del San Benedetto non è più procrastinabile.

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