A seguito dell’urgente necessità di riordinare gli ambienti esistenti, e di destinare ai malati di mente uno spazio separato e a loro esclusivamente dedicato, il direttore amministrativo e sanitario dell’ospedale di Santa Maria della Scaletta, Cassiano Tozzoli (1841-1863), fa erigere un nuovo edificio dall’impianto articolato in tre corpi di fabbrica con una capienza di ottanta posti letto; reso autonomo dallo stesso ospedale, anche se a questo contiguo, e posto sul lato sud del cortile detto dell’Angelo, è attivo dal 1844. Nella pianta del complesso manicomiale del 1897 l’edificio realizzato è contrassegnato con i numeri romani XI e XIII [IMLL_4_2_1]. Tozzoli aveva visitato il San Lazzaro di Reggio Emilia e a quel modello avrebbe voluto conformare l’asilo imolese, senza però riuscire nell’impresa. I padiglioni, primi del genere costruiti nella Romagna pontificia, ben presto giungono a saturazione, avendo dovuto accogliere i troppo numerosi malati mentali provenienti da diverse province romagnole, oltre a quelle del comprensorio di Imola. Nel 1862, a Tozzoli succede Luigi Lolli (direttore fino al 1896), che amplierà le possibilità di accoglienza della struttura trasformando gli spazi per ospitare ulteriori alienati. L’anno successivo, a causa delle eccessive richieste di ammissione al manicomio ricevute dall’amministrazione, s’inizia a discutere della necessità di ampliare l’esistente struttura asilare per ottenere una capienza ottimale, valutata limitatamente al territorio servito. Deciso di estendere l’area verso monte, a tal fine nel 1867 è acquistato l’Orto Barbacina, posto a sud del complesso esistente, fino a lambire l’area della Rocca Sforzesca [IMLL_4_2_1; IMLL_4_3_8; IMLL_4_3_11; IMLL_4_3_12].
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