Dal 1930 viene disposta una riforma generale dell’assetto psichiatrico provinciale che conduce alla trasformazione dei due complessi di San Servolo e San Clemente, da manicomi maschile e femminile a stabilimenti destinati a malati curabili e incurabili: a San Servolo, il maggiore tra i due stabilimenti, si vogliono accentrare i mezzi assistenziali e di vigilanza per i pazienti recuperabili di entrambi i sessi, limitati al numero di 500. Il progetto complessivo di riordino, comprendente i locali di degenza e soggiorno dei malati e i servizi generali, è redatto dall’ingegner Antonio Spandri in data 30 luglio 1930, in due versioni: entrambe le soluzioni devono trovare il modo di distanziare gli uomini dalle donne e le principali categorie di malati – agitati, semi-agitati, in osservazione – tra loro.
Per le donne è stabilita la sistemazione nel nucleo monumentale a ovest dell’isola, poiché una riforma totale della struttura risulterebbe troppo dispendiosa; si prevede quindi di risanare gli immobili tramite demolizione di parte delle strutture.
Le due soluzioni divergono invece per quanto riguarda la sezione maschile. La prima soluzione prevede la conservazione del padiglione preesistente d’inizio secolo parzialmente sopraelevato di un piano per adattarlo a padiglione d’osservazione e infermeria, costruendo invece ex novo i padiglioni per agitati e semi-agitati. A favore di tale soluzione, che consente una netta separazione tra semi-agitati, agitati e pazienti in osservazione, si esprime il direttore del manicomio in data 8 dicembre 1933. La seconda soluzione invece prevede la conservazione del vecchio padiglione, così da raccogliere in un unico edificio malati in osservazione, infermeria e pazienti semi-agitati, costruendo un padiglione nuovo per gli agitati.
Con la precedente amministrazione dei manicomi, era già stata attuata la riforma dei Servizi generali, completata entro il marzo 1931: l’intervento era consistito nell’innalzamento di un piano del fabbricato adibito agli alloggi dei lavoratori, con la trasformazione del piano terra in modo da ricavare in esso le officine (fabbriceria, falegnameria, etc.) e dei vani atti a diventare il refettorio degli ammalati e degli operai. Erano stati inoltre costruiti il nuovo edificio a uso forno, pastificio, molino e deposito di grano; un secondo fabbricato per magazzini, casa degli ortolani, laboratori per materassai e per il lavoro del vimini [VE_SS_4_3_10]; un piccolo edificio per la sala anatomica [VE_SS_4_3_12], la cella mortuaria e i locali per la disinfezione, nonché i laboratori anatomo-patologici, con al primo piano il reparto per malattie infettive.
Il 7 agosto 1934 l’Amministrazione provinciale di Venezia delibera la prosecuzione dei lavori divisi in tre lotti, il primo dei quali risulta concluso già nel settembre 1935:
- costruzione del padiglione osservazione e agitati e adattamento di quello per semi-agitati [VE_SS_4_3_12];
- ampliamento dell’area dell’isola con muro di cinta e una nuova banchina;
- sistemazione del reparto femminile nel gruppo dei vecchi edifici.
Dall’esecutivo [VE_SS_4_3_11] emerge che si è scelto il primo progetto di Spandri ma, in seguito a ulteriori studi, i nuovi fabbricati vengono infine destinati uno all’osservazione e l’altro agli agitati [VE_SS_4_3_9], in modo tale che il corpo d’osservazione funga da divisione dei reparti maschili dall’area delle donne, mentre il reparto agitati risulti il più isolato, confinando solo con l’area della colonia agricola.
La sistemazione degli edifici femminili comporta la demolizione dei reparti 1, 2 e 7, ovvero del secondo tratto del corpo parallelo alla “manica lunga” verso est e del vano di collegamento al centro dei due bracci. La stessa manica lunga è divisa in due segmenti di minor estensione, in modo da ricavare compartimenti separati per donne in osservazione e semi-agitate (provvedimento che non sarà attuato); il progetto destina infine il corpo a est della “manica lunga” ai dozzinanti [VE_SS_4_3_11].
Tra gli edifici realizzati e le tavole di progetto di Antonio Spandri si riscontrano alcune significative differenze, sia in riferimento alla mancata demolizione del tratto della “manica lunga” sia riguardo lo schema planimetrico dei nuovi padiglioni in progetto: in particolare la pianta del padiglione d’osservazione [VE_SS_4_2_12] assume nella realizzazione una forma semplificata a sviluppo semi-circolare. Il fabbricato [VE_SS_4_3_8], terminato nel 1936, aveva in origine copertura piana, ma negli anni immediatamente successivi sarà riconvertita nella copertura a falde inclinate.
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