Nel 1932 la Commissione di vigilanza, composta dal vice prefetto Francesco Falcetti, dal medico provinciale Vito Fiore e dal membro tecnico Giuseppe Montesano, nella sua ispezione al manicomio registra una situazione negativa a causa dell’insufficienza della struttura rispetto al numero dei malati. Anche il nuovo direttore, Marco Levi Bianchini, rientrato da Teramo nello stesso anno, denuncia da subito i problemi edilizi, igienici, tecnici del manicomio. La sua relazione induce il Consiglio di amministrazione a intraprendere una nuova fase progettuale. Lo studio viene affidato allo stesso Levi Bianchini affiancato dall’ingegnere Vittorio Ferrari, direttore dell’Ufficio tecnico provinciale di Roma e disponibile a redigere il progetto gratuitamente. Quest’ultimo aveva già avuto incarico, nel 1929, di completare il padiglione del lavoro mutandone la destinazione in padiglione per folli lavoratori e pensionanti, come richiesto dall’Amministrazione provinciale, aggiungendovi un piano, così da destinare a laboratori lo scantinato e il piano terra e a pensionato il primo piano [SA_4_2_5; SA_4_2_6; SA_4_2_7; SA_4_2_8] (l’assetto finale comporterà la realizzazione di un ulteriore piano) [SA_4_3_1; SA_4_3_4].
Il “piano regolatore” di riordino dell’intero complesso per la necessità di residenza e cura di 2000 malati viene articolato secondo i seguenti concetti informatori [SA_4_2_1]: realizzare una micro struttura urbana completamente autonoma, eliminando tutti gli elementi delle vecchie fabbriche che restringevano e vincolavano le strutture principali; migliorare le comunicazioni interne ubicando l’ingresso principale verso il baricentro della lunga zona di terreno di espansione; separare nettamente l’area destinata ai malati da quella degli uffici amministrativi; creare alle estremità nord e sud due piccole aziende agricole a scopo fondamentalmente ergoterapico. In dettaglio, si prevede lo spostamento dell’ingresso dal monastero di Monteoliveto sull’allora via Nocera Inferiore-Codola (l’attuale via Ricco), da poco rettificata. Inoltre, all’incrocio del nuovo viale d’accesso, posto sull’asse est-ovest, con il principale viale longitudinale nord-sud, si contempla la creazione di un grande piazzale circolare con disposizione a esedra di quattro importanti edifici: due padiglioni di osservazione per uomini e donne, la direzione sanitaria e l’alloggio delle suore, mentre al termine del viale d’ingresso è ubicata una piccola cappella. Numerose ancora le previsioni del progetto, quali la sistemazione dei locali esistenti (compreso l’adattamento del complesso di Monteoliveto e l’isolamento della sezione Ricco), la costruzione di nuovi padiglioni per sorveglianza speciale donne e per malati infettivi, la creazione di una sala incisoria e camera mortuaria e il potenziamento delle infrastrutture e servizi con la realizzazione dell’impianto generale di fognatura, la demolizione della vecchia lavanderia e la costruzione di una nuova, l’impianto di una nuova cucina dotata di dispensa e forno e la realizzazione del fabbricato per economato, magazzini e casermaggio.
L’elevata spesa del progetto induce il Consiglio di amministrazione a eseguire solo gli interventi assolutamente indispensabili previsti dal piano regolatore del Ferrari. In una prima fase, viene trasformata la vecchia lavanderia in sezione femminile, costruita quella nuova, terminata nel 1934, ed eseguiti lavori di adeguamento dei locali esistenti, compresa la sopraelevazione di un piano del padiglione donne. Seguono poi la costruzione della cucina e dei forni, dell’economato e dei servizi e la sistemazione definitiva dell’infermeria centrale uomini e del padiglione di sorveglianza donne [SA_4_3_3]. Il progetto stralcio viene redatto, su incarico del Consiglio, dall’ingegnere Francesco Coraggio, che ne eseguirà anche la direzione dei lavori, esautorando, così, il Ferrari con suo profondo rincrescimento.
Nel 1935 l’Amministrazione approva, su progetto degli Uffici tecnico-provinciali di Salerno e Campobasso, l’acquisto della colonia agricola di superficie pari a 42.000 metri quadrati e la costruzione di un padiglione per i servizi generali, iniziata nel 1936 e sospesa già l’anno successivo.
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