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I fase

Anno inizio: 
da 1885 a 1910
Alienisti: 

La progettazione del manicomio avviene in due fasi distinte con continuità di impostazione, ma anche con alcune varianti significative, poiché agli autori del progetto di massima ne sono sostituiti altri in quello esecutivo. Nel 1885 la Deputazione provinciale affida l’incarico del progetto di massima all’ingegner Rodolfo Cerioli, coadiuvato dall’alienista Giuseppe Amadei, perché siano rispettati i parametri di cura per i pazienti psichiatrici. Il progetto presentato prevede un complesso edilizio per 200 pazienti psichiatrici, distribuito su un’area di 8.100 mq.

Da un punto di vista tipologico, la struttura del complesso si sviluppa secondo un impianto planimetrico simile a quello più adottato in Italia, essendo formato da padiglioni indipendenti, distanti 30 m uno dall’altro, ma connessi tra loro e con l’asse centrale dei servizi per mezzo di passaggi coperti [CR_4_2_1; CR_4_2_2].

Sull’asse centrale, tra loro separati da ampi cortili, si attestano: l’edificio della direzione e amministrazione; il fabbricato per i servizi generali, che contiene la cucina, i bagni, le sale per il servizio idroterapico, il guardaroba e l’essiccatoio. Alle sue spalle è prevista la chiesa, mentre a ridosso del muro di cinta è il padiglione con la sala anatomica e la cella mortuaria. Inoltre, il progetto di massima prevede una distribuzione degli ammalati in padiglioni distinti, oltre che per sesso, anche per categorie: i tranquilli; i semi-agitati, cui si annettono i paralitici, gli epilettici e i sudici; infine i furiosi. Il comparto per malati tranquilli, maschile e femminile, al piano terra è provvisto di saloni piuttosto ampi adibiti a laboratori, per l’attività dei pazienti in grado di lavorare; in particolare, il padiglione delle donne tranquille ospita la lavanderia generale. I padiglioni per tranquilli accolgono 40 pazienti ciascuno e 10 fanciulli. I padiglioni per semi-agitati sono predisposti per ospitare 40 malati e quello dei furiosi, all’interno del quale sono le celle d’isolamento, per 15 folli. Lontane da questi edifici, situate sul fondo dell’area manicomiale, sono le infermerie per i malati contagiosi. L’intero complesso è circondato da un muro di cinta, interrotto dalla cancellata d’ingresso.

Sebbene non si discosti molto dal progetto di massima, quello di dettaglio o esecutivo, del 1886, di cui esiste anche la relazione descrittiva firmata da Alessandro Soldati, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale, introduce alcune modifiche rispetto all’impianto generale proposto da Cerioli e Amadei. All’ingresso del complesso manicomiale, Soldati prevede una cancellata delimitata da due piccoli corpi di fabbrica, destinati ad abitazione del custode [CR_4_3_1] e del giardiniere, mentre il primo edificio dell’asse centrale, adibito a sede dell’amministrazione, è composto di un corpo di fabbrica articolato su tre piani fuori terra, e non più due [CR_4_2_3; CR_4_2_4]. Al piano terra sono collocati gli uffici della direzione e dell’economato, le sale d’osservazione per i pazienti appena entrati, le stanze adibite a parlatori e le camere d’abitazione degli ispettori [CR_4_3_2]; il primo piano è destinato a uso abitativo per il direttore del manicomio, per il suo medico assistente e per l’economo; il secondo piano è lasciato a rustico, probabilmente in vista di possibili ampliamenti [CR_4_3_3].

L’edificio dei servizi generali, che nel progetto di massima è un corpo unico, è modificato da Soldati che lo articola in due differenti fabbricati: il primo, a un piano, è adibito a sede di cucina [CR_4_2_5; CR_4_2_6; CR_4_3_4], magazzino [CR_4_3_5], dispensa, cantina e ghiacciaia; il secondo, distanziato dal primo per mezzo di un cortile, è destinato a lavanderia, sale da bagno e servizi idroterapici [CR_4_2_7; CR_4_2_8; CR_4_2_9; CR_4_2_10]. Quest’ultimo fabbricato, inoltre, è progettato in modo tale che l’area destinata a lavanderia abbia un unico piano fuori terra, mentre quella per i bagni e i servizi idroterapici ne abbia due [CR_4_3_6; CR_4_3_7]. La chiesa, originariamente prevista ma con edificazione non immediata, scompare nel progetto esecutivo: a completamento dell’asse centrale, al suo posto è previsto un fabbricato a un piano, per la sala anatomica e la cella mortuaria [CR_4_3_8].

I padiglioni per i malati tranquilli [CR_4_3_9; CR_4_3_10], organizzati su due piani, sono destinati ad accogliere 45 pazienti per sesso. Il piano terra, adibito a sala di ritrovo comune, contiene anche il refettorio, il soggiorno e i laboratori; il primo piano è, invece, interamente destinato ai dormitori; i suoi solai sono realizzati con travi di ferro. I padiglioni per i semi-agitati [CR_4_3_11] hanno una struttura funzionale simile a quella degli edifici per i tranquilli. Disposti su due piani, anch’essi sono destinati ad accogliere 45 pazienti, compresi i paralitici, gli epilettici e i sucidi. Anche in questo caso al piano terra è prevista una zona con refettorio e sale di soggiorno, mentre al primo piano sono i dormitori. Infine, i comparti per gli agitati, con un solo piano fuori terra, sono destinati ad accogliere solo 15 pazienti e hanno una sala di soggiorno, il refettorio, i dormitori e 10 celle d’isolamento. Disposti in fondo all’area, ai lati dei padiglioni per agitati, ma da questi distanziati, sono gli edifici delle infermerie, destinati ai malati contagiosi e organizzati su due piani [CR_4_3_12].

Non discostandosi dal progetto di massima, anche la nuova proposta di Soldati prevede corpi di collegamento fra i fabbricati: ogni padiglione è connesso agli edifici dell’amministrazione, dei servizi generali e dei bagni per mezzo di lunghi porticati [CR_4_3_13].

Tra il 1890 e il 1910 nel manicomio così realizzato si attuano esclusivamente lavori di manutenzione ordinaria.

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