Nessuna
Succursali: Spedali Riuniti di San Miniato (1930-1934)
Sezioni distaccate: ex- convento Cappuccini, loc. S. Alessandro, Volterra (1934-1968), colonia agricola Morselli, loc. Caggio, Volterra (1926-1983), colonia agricola Tanzi, loc. Tignamica, Volterra (1935-1986), Villa La Mazzanta, soggiorno estivo, Rosignano (1974-1979)
recupero
Il nucleo generatore del complesso manicomiale è identificabile nel convento di San Girolamo al Velloso (sec. XV), ubicato a circa un chilometro dalle mura medievali a sud di Volterra. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi (1866) il Comune di Volterra ne acquisisce la proprietà, unitamente all'esteso terreno detto "Le Vigne", nel 1875. Parte del convento e sue pertinenze, dal 1881, sono poi concesse in uso alla Congregazione di Carità, quale amministratrice dell'Ospizio di Mendicità. Il patrimonio originario è costituito da un legato di Giuseppe Niccolò Viti e da una somma di denaro inizialmente raccolta per erigere un monumento a Pio IX [PI_4_1_3]. Dal 1888, per iniziativa del cav. Aurelio Caioli, presidente della Congregazione di Carità di Volterra, di concerto con il Prefetto di Pisa Giuseppe Senales, i primi malati mentali della provincia di Pisa, fino a quel momento trasferiti al San Niccolò di Siena, trovano ospitalità nella sezione Dementi dell'Ospizio di Mendicità di San Girolamo, grazie ai sensibili minori costi delle rette. Con il progressivo aumento dei ricoverati, in virtù delle nuove convenzioni stipulate dalla Congregazione di Carità con le provincie di Siena e Porto Maurizio l'ex-convento, fin dal 1891, nonostante gli interventi di adeguamento funzionale eseguiti, non è più in grado di sostenere adeguata ospitalità. A questa data, nella struttura, trovano posto, al piano superiore, due sezioni agitati uomini e una sezione donne. Al piano inferiore: la lavanderia, la cucina, il refettorio, alcuni locali per industrie, il guardaroba e la farmacia. Si rendono quindi necessarie diverse operazioni: il trasferimento dell'Ospizio di Mendicità in altra sede; la costruzione di nuovi padiglioni; la separazione degli spazi di gestione e amministrazione dell'Ospizio di Mendicità da quelli più propriamente manicomiali. In tale quadro, tra il 1891 e il 1897, la Congregazione di Carità promuove la costruzione di un “grande manicomio” secondo due progetti, che non trovano esecuzione, redatti il primo dall’ingegnere Francesco Zanaboni di Siena (1891-1894) e l'altro da Filippo Allegri (1894-1899) [PI_4_2_1].
I fase: 1896-1906 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri: Filippo Allegri
alienisti/psichiatri: Antonio Gammarelli, Augusto Giannelli, Luigi Scabia
Lo sviluppo del complesso manicomiale secondo il modello "aperto" procede, fin dal 1896, con continuità ma senza un progetto organico complessivo. Il primo padiglione misto (Krafft-Ebing poi Scabia), è costruito a breve distanza dall'ex-convento di San Girolamo. Il 7 luglio 1896 è posta solennemente la prima pietra. Il Krafft-Ebing, inizialmente progettato a corte e in seguito realizzato con impianto planimetrico a "U" su due piani, è ultimato e inaugurato nel 1898 [PI_4_2_2]. L'anno successivo è istituita la carica di Direttore ed è approvato il capitolato di oneri per il servizio sanitario. Antonio Gammarelli e Augusto Giannelli assumono nell'ordine e per breve periodo, la direzione dell'Asilo Dementi. La direzione sanitaria è quindi affidata al padovano Luigi Scabia che, seguendo il criterio del manicomio a villaggio, autosufficiente e autonomo, fondato sulla terapia del lavoro nelle colonie agricole e nelle officine "terapeutiche", promuove e coordina lo sviluppo dell'assetto edilizio, grazie anche ad una instancabile azione tesa ad estendere le convenzioni con le altre provincie della Toscana e non solo. Con l'appoggio del presidente della Congregazione di Carità Michelangelo Inghirami, sostenitore dei progetti di ammodernamento e medicalizzazione dell'istituto, l'Asilo dei Dementi è riconosciuto come manicomio della città di Volterra sotto il titolo di Frenocomio di San Girolamo, in seguito eretto in Ente Morale con R.D. del 05/06/1902. Tra il 1901 e il 1903 l'istituto entra in possesso delle Ville Falconcini, Papignano e Inghirami, oltre al podere del Velloso (colonia agricola interna Zani). La Prefettura di Pisa, approva i progetti per la costruzione della nuova lavanderia (Morel), di un padiglione ad uso di refettori e sale soggiorno (Biffi poi Zacchia). Il padiglione Biffi, costruito su due piani è ultimato nel 1906 [PI_4_2_3]. La nuova lavanderia (1904-1906), a pianta quadrata e con ampio piazzale antistante prevede, al piano terra, quattro vasche, tre lisciviatrici del sistema Bernardi e due idroestrattori con movimento a mano. Tra il 1905 e il 1906 sono approvati i lavori: sistemazione del guardaroba (ex convento San Girolamo); ristrutturazione della villa Falconcini (Kraepelin); costruzione di un nuovo padiglione per Osservazione (Lombroso). I progetti e la direzione dei lavori sono affidati tutti a Filippo Allegri.
II fase: 1907-1921 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri: Filippo Allegri, Gino Coppedè, Orazio Colivicchi, Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo
alienisti/psichiatri: Luigi Scabia, Giuseppe Benini, Giuseppe Sacchini, Antonio Natoli, Ermanno Pochini
Sul finire del 1906, Filippo Allegri è impegnato nel progetto per la soprelevazione padiglione Zacchia e di un nuovo padiglione capace di centoquattro letti (Verga). Ragioni finanziarie impongono la costruzione del solo padiglione Verga, che a causa di una prolungata sospensione dei lavori è ultimato nel 1910. Progettato su tre piani, secondo le più aggiornate tecniche edilizie manicomiali è dotato di gabinetti di chimica microscopica, fisiologica e batteriologica; di apparecchi elettroterapici, per correnti frankliniche e massaggi vibratori [PI_4_2_4; PI_4_2_5, 4_3_2]. L'importanza assegnata al lavoro nella cura degli alienati, porta la Congregazione di Carità all'acquisto del podere e della casa colonica di San Girolamo per destinarlo a colonia agricola interna (1906). La stessa Congregazione, con delibera del 09/06/1909, approva lo stanziamento per la soprelevazione del padiglione Biffi e l'ultimazione del padiglione Lombroso. Nonostante la costruzione dei nuovi padiglioni, al 1910, nell'ex-convento di San Girolamo, trovano ancora posto la direzione e i locali per il personale sanitario, il gabinetto fotografico, il refettorio, la sala di soggiorno e il piazzale per le ricoverate, la cucina, la tessenda, l'archivio, la biblioteca, il parlatorio, le celle per agitati [PI_4_3_1]. Tra il 1910 e il 1916 lo sviluppo edilizio del manicomio procede con interventi di nuova costruzione, ampliamenti e ristrutturazioni affidati all'opera dei ricoverati, degli infermieri, degli operai dipendenti dall'istituto e, per i lavori più delicati, con incarico diretto a ditte locali o di fiducia, sovente senza la tempestiva approvazione tutoria, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo. Nell'agosto 1916 sono in costruzione il nuovo padiglione agitati (Biffi), oltre alla nuova cucina dell'istituto (Claude Bernard) e il forno e pastificio (Ramazzini), ultimati nel 1918 [PI_4_2_6; PI_4_2_7]. Tra il 1916 e il 1918 il numero dei ricoverati subisce un incremento repentino, in virtù delle convenzioni stipulate con ospedali militari, centri di prima raccolta, amministrazioni provinciali e altri manicomi (Colorno, Vicenza, Verona). Tra il 1917 e il 1918 la Congregazione di Carità accresce il proprio patrimonio fondiario con l'acquisto di numerosi poderi (Golfuccio, Pugneto, Poggio alle Croci, Colombaie, Terminella Sopra e di Sotto, tra gli altri). Nel 1919 è istituito l'Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo di cui il geometra Orazio Colivicchi assume il ruolo di responsabile, con la consulenza di Filippo Allegri. La disponibilità di manodopera interna dipendente e degli stessi ricoverati e infermieri, le officine fabbri, elettrica, la fornace, la falegnameria, tutte sotto il diretto controllo dell'Ufficio tecnico consentono di effettuare i lavori in economia, con notevole risparmio sul costo di costruzione. Non sempre, tuttavia, le opere sono eseguite a regola d'arte e non infrequenti sono i problemi di stabilità di strutture ed elementi. In tale quadro, l'ingegnere Gino Coppedè di Genova è incaricato di effettuare l'ispezione di tutti i fabbricati già costruiti e in corso di costruzione (11/03/1920). Le difficoltà finanziarie e di gestione amministrativa, anche per effetto di leggi più restrittive nei confronti delle Opere Pie, portano la Congregazione di Carità, a chiedere il trasferimento di tutti i beni immobili e mobili alla provincia di Pisa (01/11/1920).
III fase: 1922-1934 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri Filippo Allegri, Orazio Colivicchi, Bruno Colivicchi, Luigi De Martino, Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo
alienisti/psichiatri Luigi Scabia, Giuseppe Benini, Antonio Natoli, Giulio Lupetti, Tullio Scabia
L'ampliamento della lavanderia-guardaroba (Morel), con l'aggiunta di due padiglioncini simmetrici a pianta quadrata è attuato tra il 1921 e il 1923, su progetto di Filippo Allegri che, l'anno seguente, segue i lavori per la costruzione del nuovo obitorio (Morgagni). In località Caggio, nel 1926, è avviata la costruzione del padiglione Morselli per i ricoverati addetti alla colonia agricola, completato da un complesso a corte di annessi agricoli e dalla casa per il medico (Tullio Scabia) [PI_4_1_4]. Al Poggio alle Croci, è costruito l'imponente padiglione per la colonia agricola femminile (Charcot), su due piani e con un fronte di oltre 100 metri (1926-1929) [PI_4_2_8; PI_4_3_3]. La Congregazione di Carità, promuove, a partire dal 1925 e a più riprese negli anni successivi, la costruzione di alloggi popolari da assegnare in affitto ai dipendenti dell'istituto, in località Golfuccio e Borgo S. Lazzero. Nel 1928 è approvato il progetto della infermeria donne (De Giovanni poi Mingazzini). Il nuovo fabbricato è inizialmente previsto a un piano, con due dormitori di testata simmetrici rispetto al corpo centrale a pianta rettangolare. Durante l'esecuzione dei lavori, l'Ufficio tecnico, per far fronte ai ricoverati della provincia di Savona, progetta il rialzamento di un piano di tutto il fabbricato (1929). Nel 1930 è approvata la costruzione di altro identico fabbricato per l'infermeria uomini (Baccelli), ultimato nel 1934 e disposto in linea e a breve distanza con l'altra infermeria. Nell'area compresa tra le due infermerie e a queste collegato per mezzo di corridoi coperti, si costruisce il padiglione Gabinetti scientifici e Sale operatorie [PI_4_2_11]. La villa del Direttore sanitario è ultimata nel 1930, unitamente alla quarta officina (Paracelso) completando in modo organico il complesso delle officine già esistenti. Nello stesso anno è approvato il progetto di ampliamento e rialzamento del padiglione Biffi con l'aggiunta di due nuovi dormitori e l'acquisto del podere la Tignamica, dove si progetta la costruzione di un nuovo padiglione e vari annessi per gli addetti alla colonia agricola (Tanzi) [PI_4_2_9; PI_4_2_10]. L'anno seguente sono in corso i lavori di ampliamento della colonia agricola Morselli in località Caggio e del padiglione malattie infettive donne (Koch) oltre che alla soprelevazione della lavanderia (Morel) [PI_4_3_4]. L'assoluta inadeguatezza della sistemazione dei ricoverati tubercolotici uomini in una baracca di legno del tipo "Spada" pone con urgenza la costruzione di un padiglione di isolamento (Maragliano), completato nel 1933. La località scelta per il fabbricato è il Poggio alle Croci, in posizione intermedia tra lo Charcot e il Ferri, quest'ultimo in fase di costruzione e destinato al ricovero dei giudiziari. Con R.D. del 05/06/1933 la denominazione di “Frenocomio di San Girolamo” è sostituita da “Ospedale Psichiatrico di Volterra”. Tra il 1933 e il 1934 si concludono sia i lavori iniziati nel periodo precedente, sia i nuovi che riguardano la costruzione dell’autorimessa, l'ampliamento del Kraepelin, l’edificazione del nuovo padiglione per accettazione e fagotteria (Tebaldi). Nello stesso periodo la colonia agricola interna di San Girolamo è completamente riconfigurata con la costruzione di quattro nuovi padiglioni (Darwin, Spallanzani, Canestrini e Mascagni), tutti a servizio del nuovo macello (Mendel). In questa fase, Filippo Allegri, Bruno Colivicchi e il capo Ufficio tecnico Orazio Colivicchi, sono impegnati a diverso titolo nello sviluppo edilizio [PI_4_3_10].
IV fase: 1934-1955 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri: Orazio Colivicchi, Giuseppe Colivicchi, Bruno Colivicchi, Giovanni Salghetti Drioli, Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo
alienisti/psichiatri: Giuseppe De Nigris, Umberto Sarteschi, Mario Isolani, Giuseppe Severi, Giovanni Mariani, Tullio Scabia, Giulio Lupetti, Antonio Natoli, Giuseppe Benini, Remigio Raimondi, Alfio Borghesi
Il 1934 segna alcuni passaggi importanti: la nomina del Commissario straordinario Guido Palmardita, il cambio nella direzione sanitaria dell'istituto – assegnata a Giovanni De Nigris, libero docente presso l'Università di Bologna, che succede a Luigi Scabia - l'adozione del regolamento organico sanitario. Durante la direzione del De Nigris, che si conclude nel 1940, il manicomio raggiunge il numero massimo di presenze con oltre 4500 ricoverati. La Congregazione di Carità procede con l'acquisto dell'ex convento dei Cappuccini (S. Alessandro) per costituire una sezione distaccata per ammalati pensionati (1934). Tra il 1934 e il 1935 hanno inizio e si concludono i lavori per l’adeguamento della rete elettrica, la sistemazione dei piazzali, la realizzazione di nuove strade a servizio dei padiglioni più recenti e, infine, la costruzione del nuovo padiglione femminile (Bianchi). Nello stesso periodo è completato l'ampliamento e la completa soprelevazione di un piano del padiglione Livi, la costruzione del nuovo imponente e celebrativo ingresso dell'ospedale psichiatrico, in diretta comunicazione sulla s.s. n. 68, su progetto e di Bruno Colivicchi [PI_4_2_12]. Nel marzo 1934 è in fase di ultimazione il nuovo padiglione Tanzi alla colonia agricola in località Tignamica [PI_4_3_5]. Alla fine del 1935 è completata la costruzione di un nuovo fabbricato (Cinema Teatro), costituito da un ampio salone a pianta rettangolare dotato di cabina cinematografica, utilizzato anche per riunioni, festeggiamenti e per la scuola infermieri [PI_4_3_6]. Un altro padiglione a tre piani per la sezione femminile (Chiarugi), progettato da Bruno Colivicchi (1935), è ultimato nel 1937. Alla Società Standard Elettrica Italiana è affidata l'esecuzione degli impianti telefonico, radiomicrofonico e di intercettazione (1935-1937). Dopo l'entrata in vigore della legge n. 847/1937, l'ospedale psichiatrico di Volterra è decentrato dall'Ente comunale di Assistenza, sotto un’unica amministrazione denominata "Istituti Ospedalieri e di Ricovero della Città di Volterra" [PI_4_1_5]. L'ospedale psichiatrico è presente con un proprio padiglione, alla XVIII edizione della fiera di Milano (1937), dove sono presenti un plastico, fotografie, grafici, diagrammi e statistiche riguardanti le numerose attività produttive nelle colonie agricole e nelle officine. Nel 1940, Umberto Sarteschi succede a Luigi De Nigris nella direzione sanitaria (sostituto per breve tempo da Giuseppe Benini). L'avvento della guerra porta a un rallentamento sia delle nuove costruzioni sia dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. I bombardamenti del luglio 1944 causano dieci morti e quaranta feriti, oltre che consistenti danni alla quasi totalità dei padiglioni. L'Ufficio tecnico, con la supervisione dell'architetto Giovanni Salghetti Drioli, segue la ristrutturazione dei padiglioni "Cappuccini", Tanzi e Morselli a seguito dell'istituzione del Centro Preventoriale e di Ricupero del Personale reduce dalla prigionia. Con il contributo statale, in Borgo S. Lazzero, è costruito un nuovo fabbricato di venti alloggi, da affittare ai dipendenti dell'istituto (1947-1953). Dal 1942, Giuseppe Culivicchi ricopre il ruolo di assistente tecnico, poi responsabile unico dell'Ufficio tecnico con il collocamento a riposo di Orazio Colivicchi (1953).
V fase: 1955 -1978 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri: Giuseppe Culivicchi, Angiolo Nannipieri, Vincenzo Marini, Gabriele Gavazzi, Roberto Mariani, Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo
alienisti/psichiatri: Umberto Sarteschi, Gino Simonini, Giuseppe Pintus, Ferdinando Pariante, Carmelo Pellicanò
Nel 1955 è approvato il nuovo Regolamento di Governo degli Istituti Ospedalieri e di Ricovero della Città di Volterra e la direzione sanitaria è affidata a Gino Simonini. La carenza d'acqua non potabile per gli usi della lavanderia e di altri reparti dell'ospedale psichiatrico si conclude, dopo lunghe trattative (1957-1960), con la firma di una convenzione con l'amministrazione comunale per la captazione dell'acqua dalle fonti di Docciola e della Concia. Per iniziativa dell'onorevole Giuseppe Togni si inaugura il "Cantiere di lavoro per operai disoccupati di Volterra", da impegnare nella generale sistemazione delle facciate dei padiglioni e la completa asfaltatura delle strade interne dell'istituto (1958). La costruzione della nuova cucina si impone come un intervento indispensabile, considerata l’inadeguatezza delle strutture e degli impianti di quella esistente (Claude Bernard), accertate dall'ingegnere Angiolo Nannipieri. Il primitivo progetto, redatto dall'architetto Bruno Colivicchi alla fine degli anni Trenta, è adeguato alle nuove esigenze e normative igieniche e sanitarie (1958). Realizzata con il contributo statale, è inaugurata nel 1965. Il padiglione Mingazzini, non più utilizzato come forno e pastificio, è oggetto di consistenti lavori di demolizione e ristrutturazione, per destinarlo a reparti di degenza (1961-1963). La gestione dell'ospedale psichiatrico è trasferita alle Amministrazioni Provinciali di Livorno e Pisa con la costituzione del "Consorzio Interprovinciale dell'Ospedale Psichiatrico di Volterra" (1963). Considerate le generali condizioni di degrado in cui versa il padiglione Claude Bernard, in disuso dopo l'attivazione della nuova cucina, si procede alla sua completa ristrutturazione e consolidamento su progetto di Giuseppe Culivicchi (1966), per destinarlo a Centro Sociale (punto di ristoro, bar, saloni barbieri per uomini e donne, emporio, sala pittura, atelier femminile, ecc.). A causa di diverse e prolungate sospensioni dei lavori l'edificio è inaugurato nel 1972. Nel 1967, i padiglioni Chiarugi, Bianchi, Cappuccini e la Villa il Giardino, unitamente ai terreni circostanti, sono donati all'Istituto Rieducazione Minorenni [PI_4_1_6; PI_4_3_10]. Con finanziamento statale si procede alla completa ristrutturazione e alla soprelevazione di un piano, su progetto dell'ingegnere Vincenzo Marini (1968), del vetusto padiglione Krafft-Ebing. La nuova struttura, intitolata a Luigi Scabia è inaugurata nel 1973. A Giuseppe Colivicchi, subentra nel 1971, come responsabile dell'Ufficio tecnico, il geometra Gabriele Gavazzi. Nello stesso anno, la direzione sanitaria è affidata a Ferdinando Pariante, che resta in carica fino alla fine del 1974. Tra il 1971 e 1973 sono eseguite, tra le altre, diverse demolizioni: la ciminiera in laterizio della lavanderia, costruita durante la prima guerra mondiale; l'ex-magazzino della farmacia con la sistemazione delle murature di sostegno e della scalinata di accesso al piazzale circostante; il cancello e le strutture murarie, in stile littorio, dell'ingresso principale e della portineria, per far posto ad aiuole spartitraffico a quattro corsie sulla s.s. n. 68. Una indagine sulle condizioni di stabilità di tutte le strutture in laterizio armato e non, dei padiglioni costruiti con il contributo statale, è affidata nel 1971 all'ingegnere Gianfranco Vannucchi di Pisa. L'indagine mette in luce una serie di criticità che interessano la quasi totalità dei padiglioni. Si rendono quindi necessari diversi lavori di consolidamento e sostituzione che si protraggono per oltre un quinquennio (1973-1978). Il padiglione Biffi, è completamente ristrutturato su progetto di Vincenzo Marini, per destinarlo a centro dialisi, servizio radiologia e terapia fisica (1971-1974). Il padiglione Livi, nonostante l'approvazione del progetto di demolizione e nuova costruzione dell'architetto Roberto Mariani (1973) è poi dichiarato inagibile e definitivamente chiuso nel 1975. Nello stesso anno è inaugurato il nuovo reparto di Neurologia, costruito in diretta comunicazione con l'esistente padiglione Sarteschi. Nel 1974, Carmelo Pellicanò, acceso sostenitore della chiusura del complesso manicomiale e della sua trasformazione in comunità terapeutica, assume la direzione dell'istituto [PI_4_3_16].
VI fase: 1978-2012 [PI_4_1_7]
architetti/ingegneri Angiolo Nannipieri, Vincenzo Marini, Luigi Gennai, Gabriele Gavazzi, Roberto Mariani, Ufficio tecnico del Frenocomio di San Girolamo
alienisti/psichiatri Carmelo Pellicanò
Dopo l'emanazione della L. 180/1978, l'ospedale psichiatrico diventa presidio ospedaliero dipendente dall'Unità Sanitaria Locale n. 15 di Volterra [PI_4_1_6]. Nel 1984 ha inizio il trasferimento dell'ospedale civile di Volterra, ubicato nel centro cittadino, nelle strutture dell'ospedale psichiatrico, con la denominazione di Spedali Riuniti di Santa Maria Maddalena che dal 1995 dipende dalla USL 5 di Pisa - zona Alta Val di Cecina. Tra il 1985 e il 1989 si procede alla straordinaria manutenzione dei padiglioni Tebaldi, Lombroso, Castiglioni e centro sociale (ex Claude Bernard). Nel 1990, risultano inutilizzati i padiglioni: Charcot, Ferri (divisioni Cerletti De Santis), Livi, Maragliano, Ramazzini,Tanzi (loc. Tignamica), Morselli (loc. Caggio), Officina giudiziari, la Villa del Direttore (Domus Aeoli).
I padiglioni con destinazione extra ospedaliera sono i seguenti: Castiglioni (servizio veterinaria), Tebaldi (Uffici amministrativi), Centro Sociale (ex Claude Bernard), Zani, Mendel, Mascagni, Darwin, Spallanzani, Canestrini, cinema-teatro, Kraepelin (in parte), autorimessa, ufficio azienda agraria. L'ampliamento della cucina centrale è ultimato nel 1993. Nello stesso anno il padiglione Koch è completamente ristrutturato e destinato a centro diurno semiresidenziale per disabili. Dal 1999, la società Auxilium Vitae, Centro Clinico di Riabilitazione Multispecialistico, inizia le attività cliniche acquisendo alcuni padiglioni dell'ex-ospedale psichiatrico già destinati all'ospedale civile: il Morel, che dopo la chiusura della lavanderia (1988) e del guardaroba (1995), è trasformato in centro di riabilitazione neurologica (1995); il centro di riabilitazione cardiologica già presente nel padiglione Biffi (1999); le officine elettricisti e falegnami (Cisalpino e Paracelso), trasformate in unità gravi lesioni acquisite (2001); l’ex-Direzione e Casa Suore (ex-convento di San Girolamo), trasformata in Foresteria (2005); le officine fabbri e meccanica, Galeno e Ippocrate, trasformate in centro di unità respiratoria e centro svezzamento (2007). Per il padiglione Bianchi, acquisito dall'ATER di Pisa (oggi ASPA) è previsto fin dal 2000 il recupero per la realizzazione di 20 alloggi di edilizia residenziale pubblica. L'area di Poggio alle Croci, comprendente, oltre ai terreni, i padilgioni Charcot (inutilizzato dal 1996), Maragliano, Ferri (inutilizzato dal 1982), l'Officina giudiziari, il Sarteschi e il più recente reparto Neurologico (inaugurato nel 1975), tutti in completo abbandono e in pessime condizioni di stabilità e conservazione, è ceduta nel 2006 a una società privata [PI_4_3_7; PI_4_3_9]. Il piano attuativo per il recupero dell'area e del complesso edilizio a destinazione residenziale e servizi (2008), è stato recentemente adottato con delibera del Consiglio comunale (2012). Nel 2012 sono state eseguite dall'ex-Dipartimento di Ingegneria Civile dell'università di Pisa, prove di stabilità delle murature del padiglione Livi, completamente abbandonato dal 1975, di cui non si esclude la demolizione [PI_4_3_8].
impianto
A padiglioni isolati e a villaggio
corpi edilizi
Padiglioni a uno, due, tre e quattro piani, di varie forme in pianta (quadrangolari, a "T", a "C", a "V", a "doppio T") con corpi aggiunti di diversa articolazione; ville a due piani; case di abitazione per infermieri a due, tre e quattro piani; fabbricati produttivi e officine a uno o due piani; annessi agricoli, cisterne, cabine elettriche
strutture
strutture in elevazione muratura mista in pietra e laterizio, muratura in mattoni, cemento armato
orizzontamenti volte in laterizio, volticciole in laterizio e putrelle (alla Volterrana), putrelle con tavelle tipo Perret superiore e inferiore murate a gesso, putrelle con tavellone, laterizio armato, soletta in cemento armato, legno
coperture tetti a padiglione e a capanna: con orditura lignea, scempiato (in tavolato di legno, tavelle o mezzane e manto in coppi ed embrici se non sostituiti con altro tipo), tetti piani in laterizio armato e cemento armato
ottimo ex padiglioni Koch, Biffi, Golgi (Corpo centrale), Verga, obitorio (Morgagni), ex-macello (Mendel), ex-lavanderia guardaroba (Morel)
buono ex-centro sociale (Claude Bernard), Lombroso, Tebaldi, Zani, ex-infermeria uomini (Baccelli - Mingazzini), ex officine (Galeno, Ippocrate, Paracelso, Cisalpino)
medio ex padiglioni Scabia, Zacchia, Castiglioni, Golgi, ex farmacia Vidoni, cucina generale
cattivo ex padiglioni Kraepelin, Cinema Teatro, Sarteschi e Neurologico, Bianchi, ex-villa del Direttore (Domus Aeoli)
pessimo ex-padiglioni Charcot, Chiarugi, Ferri, Maragliano, Livi, Ramazzini, Tanzi (loc. Tignamica), Morselli (loc. Caggio), Spallanzani, Darwin, Canestrini, ex-autorimessa
rovina ex-portineria vecchia
P. Casciani, Relazione al Consiglio Provinciale di Lucca sull'Asilo Dementi in Volterra, Tip. Sbrogi, Volterra 1899
A. Giannelli, Relazione sul progetto per la costruzione di un manicomio in Volterra, Tip. Sbrogi, Volterra 1900
C. Bonfigli, A. Tamburini, Relazione sul progetto di costruzione di un manicomio a Volterra, Tip. Sbrogi, Volterra 1900
L. Scabia, Manicomio di San Girolamo in Volterra: Funzionamento dell'Istituto durante gli anni 1888-1903. Relazione del Direttore Sanitario all'Onorevole Congregazione di Carità, Tip. Sbrogi, Volterra 1904
L. Scabia, Il Frenocomio di S. Girolamo in Volterra 1888-1910, Stabilimento Tipografico A. Carnieri, Volterra 1910.
F. Guidi, Come nacque il manicomio, in «Rassegna Volterrana», V, (gennaio-giugno), 1, 1931, pp. 34-36
L. Scabia, La terapia del lavoro nello Spedale Psichiatrico di Volterra al quale è annessa una sezione di Manicomio Giudiziario, in «Rivista di Diritto Penitenziario», XI, (marzo-aprile), 2, 1933
Regolamento organico sanitario dell'Ospedale psichiatrico di Volterra, a cura della Congregazione di Carità di Volterra, Industrie Grafiche V. Lischi & Figli, Pisa 1934
U. Sarteschi, L’Ospedale Neuropsichiatrico di Volterra durante il periodo bellico, Industrie Grafiche V. Lischi & Figli, Pisa 1946
S. Bertini, Luigi Scabia e l’ospedale psichiatrico di Volterra, in «Volterra», III, (settembre), 9, 1964, pp. 12-15
S. Bertini, Luigi Scabia e l’ospedale psichiatrico di Volterra, in «Volterra», III, (ottobre), 10, 1964, pp. 12-13
S. Bertini, Allora che fine farà l’Ospedale Psichiatrico?, in «Volterra», IX, (marzo), 3, 1970, pp. 3-5
E. Agostini, Volterra e il suo ospedale, in «Volterra», IX, (aprile), 4, 1970, pp. 4-5
S. Bertini, Il futuro dell’ospedale psichiatrico di Volterra, in «Volterra», IX, (dicembre), 12, 1970, p. 4
AA.VV., «Fogli d'Informazione», 39-40 (maggio-giugno), 1977
F. Stock, Luigi Scabia e l’ospedale psichiatrico di Volterra, in «NeoPsichiatria» (num. monografico), I, 4, 1983
N.O.F.4 : il libro della vita / [Nannetti Oreste Fernando], a cura di M.Trafeli, Pacini, Pisa 1985
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Progetto "Carte da legare". Primo censimento degli Archivi degli ex Ospedali psichiatrici italiani, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Direzione Generale degli Archivi, Roma 2007
V. Fiorino, Le officine della follia. Il frenocomio di Volterra (1888-1978), Ets, Pisa 2012, pp. 300
R. Castiglia, Frenocomio di San Girolamo a Volterra, in I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento, a cura di C. Ajroldi, M. A. Crippa, G. Doti, L. Guardamagna, C. Lenza, M. L. Neri, Electa, Milano 2013, pp. 207 s.
USL 5 PISA - Zona Alta Val di Cecina, Borgo S. Lazzero 5 Volterra 56048
Archivio Amministrativo, Fondi: Atti della Congregazione di Carità, Atti degli Istituti ospedalieri e di ricovero della Città di Volterra, Atti del Consorzio Interprovinciale dell'ospedale psichitrico
Archivio Ufficio tecnico, Borgo S. Lazzero 5 Volterra 56048. Fondi: Disegni e Fotografie
ARCHIVIO DI STATO DI PISA
Fondi: Prefettura di Pisa, Catasto Fabbricati di Pisa (Catasto Leopoldino comunità di Volterra), Sottoprefettura di Volterra, Ufficio del Genio Civile di Pisa, Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa
Biblioteca Guarnacci di Volterra - Palazzo Vigilanti, Via Don Minzoni 3 56048 Volterra (PI)
Fondi: Archivio Salghetti Drioli (Progetti e atti relativi, Disegni e Lucidi)
Biblioteca Storica Ospedale Psichiatrico di Volterra
Biblioteca Archivio di Stato di Pisa
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